Diego Mosna apre le porte ad una cessione del testimone
Attraverso un comunicato stampa, inviato ai media nella serata di ieri, Trentino Volley ha reso noto che in occasione di un incontro informale con i soci, tenutosi al Grand Hotel Trento, il presidente Diego Mosna ha tracciato un bilancio della stagione e, come già annunciato a più riprese, ha confermato che la squadra allestita per la prossima sarà costruita spendendo meno per ammortizzare le perdite accumulate nel 2020-2021.
Fin qui nulla di clamoroso, almeno per chi segue da vicino le vicende del club gialloblù. Molto meno ordinaria è invece, ovviamente, la notizia che l'imprenditore noneso si è reso disponibile a lasciare la carica che occupa dalla fondazione del club, ovvero dal 2000, un proposito che ovviamente per ora rimane tale, dato che una nuova guida per una macchina complessa come la Trentino Volley non si può certo trovare nel corso di poche ore. È questa, ovviamente, la notizia importante, che spiega il motivo per il quale è stato prodotto un comunicato stampa ad hoc e per il quale è stato dato rilievo a questo passaggio, che se fosse stato un atto di pura correttezza formale (respinto dagli altri soci) sarebbe rimasto tra le mura della sala.
Il testo del comunicato stampa
Trentino Volley Srl rende noto che nel corso della serata di mercoledì 13 maggio 2021 si sono riuniti, in maniera informale, presso il Grand Hotel Trento, i Soci di Trentino Volley per analizzare la stagione sportiva appena conclusa e per iniziare a progettare la prossima. L’intenzione, già anticipata dal Presidente Mosna negli ultimi giorni in alcune interviste ai media locali, è quella di contenere i costi e creare una squadra altamente competitiva, ma in linea con il budget disponibile e rispettosa degli equilibri economico-finanziari.
A fronte dei risultati economici e sportivi di questa stagione, il Presidente Diego Mosna si è reso disponibile a rimettere la propria carica operativa in mano all’assemblea; la stessa ha respinto fermamente questa ipotesi, chiedendogli di proseguire il mandato per continuare a garantire alla Società un futuro all’altezza del suo prestigio e della sua storia.
In occasione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio, che si terrà entro fine ottobre 2021, verrà stabilita la nuova governance di Trentino Volley.
La delusione e l’assunzione di responsabilità
I concetti importanti che si possono leggere tra le righe di un testo tanto stringato quanto ricco di contenuti (e inviato all’inusuale orario delle sette di sera) sono parecchi. Il primo è la conferma che la sconfitta nella finale di Champions contro lo Zaksa viene considerata uno smacco senza precedenti, che va ben oltre le tante altre sfide decisive perse di cui è ricca la storia ad altissimo livello di questo club, tutte incassate con rabbia, ma anche con il giusto distacco dalle reazione emotive che chi sta sulla tolla di comando deve mantenere. Come abbiamo già scritto qualche giorno fa, l’occasione clamorosa che i giocatori gialloblù e il destino (capaci, insieme, di far fuori dalla finale Civitanova, Kazan e Perugia) avevano costruito era di quelle che non potevano e non dovevano essere sprecate, anche perché per arrivare fino a lì era stato compiuto un sacrificio economico del tutto inusuale per una società abituata a non compiere mai il passo più lungo della gamba. Nella logica aziendale e imprenditoriale di Diego Mosna, che pure sa molto bene quanto siano diverse le imprevedibili dinamiche dello sport da quelle molto più razionali del mercato, questo risultato è stato vissuto come un clamoroso buco dell’acqua e siccome il budget di Trentino Volley è alimentato anche da centinaia di sponsor pubblici e privati, il presidente ha rivendicato la paternità di tutte le scelte compiute e si è assunto le responsabilità per il poco felice epilogo e per le conseguenze a cascata che ne sono derivate, ora che arriva il momento di riallineare i conti.
Il momento di invertire la rotta
Il passaggio più importante è però quello in cui si parla della disponibilità di Mosna a lasciare la presidenza, che, per essere compreso appieno, va combinato con il proposito di "creare una squadra altamente competitiva". Il messaggio ci appare abbastanza chiaro: a fronte dei budget messi in campo da un numero sempre più elevato di concorrenti, quali Civitanova, Perugia, Modena ed ora anche Piacenza solo in Italia, alle quali vanno aggiunte Kazan e San Pietroburgo fuori dai confini, le risorse di cui può disporre oggi la Trentino Volley non consentono di competere per i traguardi più prestigiosi. Nemmeno compiendo sacrifici come è stato fatto in questa stagione, dato che alla fine manca sempre qualcosa per completare il puzzle e quel qualcosa sono i top player. L’acume e la capacità di costruire talenti con il settore giovanile aiutano, ma senza un budget di almeno cinque milioni di euro a stagione in questo contesto si può fare solo da eleganti sparring partner, un ruolo che non è nelle corde di Trentino Volley, o quanto meno non lo è occuparlo a tempo indeterminato. Quindi, poiché servono nuove energie e nuove disponibilità economiche e allo stesso tempo è giusto che chi le volesse stanziare possa rivendicare ruoli apicali all’interno del club, come succede quasi in ogni società sportiva, Diego Mosna mette a disposizione anche il ruolo più importante e più prestigioso, quello di presidente, per agevolare e stimolare un cambiamento. Non si tratta di un ultimatum come quello della primavera del 2006, quando aveva già preso contatti con Roma per la cessione dei giocatori più importanti, ma di un appello a costruire un nuovo gruppo di lavoro per aprire un nuovo ciclo, come avvenne 15 anni fa dopo un memorabile incontro organizzato dal giornale l’Adige alla Sala della Cooperazione. La differenza, rispetto a quei tempi, è che ora Diego Mosna ha 73 anni ed è alla guida del club da 21, un periodo già oggi da record, nel corso dei quali ha messo di tasca propria una cifra complessiva che fatichiamo anche solo ad immaginare.
La Caporetto di Verona offre quindi l’occasione per affrontare un nodo che prima poi si dovrà comunque sciogliere per garantire un futuro alla società, un passaggio che la conquista della Champions League avrebbe probabilmente rimandato a data da destinarsi (così come la messa sul mercato di tanti giocatori sotto contratto), ma non certo annullato, perché è lo stesso correre del tempo che nessuno può fermare. Costruire una squadra competitiva, ma sgravata da obblighi, nella stagione in cui il pubblico ritornerà nei palazzetti e in cui i titoli saranno appannaggio di corazzate con le quali per il momento Trento non può competere rappresenta probabilmente il momento ideale per avviare un passaggio di consegne, che potrà e anzi dovrà essere graduale. Riportare a pieni regimi una macchina che funziona bene è molto più facile che ricostruirne una da zero.
Nel comunicato si fissa anche una prima tappa di questo auspicato cambiamento ai vertici, ovvero la fine di ottobre. Cinque mesi nel corso dei quali si cercherà di avviare un passaggio del testimone.
L’ingrato destino dei club vincenti
Nella storia del volley italiano le crisi e le dissoluzioni dopo i cicli esaltanti sono una consuetudine, più che in altre discipline, perché in questo sport più che in altri le fortune economiche e sportive si legano all’entusiasmo e alla disponibilità di spesa di singoli proprietari - presidenti. Così le sorti della grande Parma si sono legate ai destini di Carlo Magri, quelle della grande Sisley alle volontà della famiglia Benetton, quelle della Roma scudettata nell’anno del Giubileo alle fortune di Francesco Becchetti, il ciclo vincente di Cuneo all’entusiasmo di Valter Lannutti. Quando questi personaggi si sono chiamati fuori le società sono semplicemente sparite e ciò è avvenuto perché dopo aver conquistato i trofei più prestigiosi si sono resi conto di non avere più la voglia o le risorse per competere ai massimi livelli. I successi sono come una droga, quando ci si abitua ad assumerle non si riesce più a farne a meno; alzare l’asticella è elettrizzante, abbassarla frustrante, anche se dovrebbe essere normale considerare i “down” parte integrante di ogni cammino. Invece quando si comincia a vincere si entra in una sorta di circolo vizioso, all’interno del quale le annate che non portano trofei sono considerate negative, fallimentari o “di transizione”, dimenticando che in ogni manifestazione ci può essere un solo vincitore e soprattutto che la grande maggioranza dei club di A1 (per non dire di quelli di A2) non ha mai alzato al cielo alcun trofeo, non lo farà mai, né probabilmente si aspetta di farlo, ma non per questo si chiama fuori dal gioco, perché se fosse così la SuperLega non esiterebbe nemmeno.
Perfettamente consapevole di questi meccanismi, Diego Mosna sta semplicemente cercando una soluzione prima che sia troppo tardi. Questo ci sta dicendo quel breve comunicato stampa, nulla di più (a breve staccherò la spina) e nulla di meno (incassata la riconferma si va avanti come se niente fosse). Chi raccoglierà questa bottiglia lanciata nello stagno trentino?