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Il personaggio

Roberto Deanesi, GM Noleggi Anaune (B1 maschile)

Va bene, lo ammetto. Mi piacciono i film “trash” all’italiana e per me Alvaro Vitali andrebbe beatificato. Ecco allora spiegato perchè, appena c’è un derby, faccio uscire fuori il Diego nazionale di “Eccezzziunale... veramente”. E la settimana scorsa un bel derby c’è stato. Quello di B1 fra Gm Noleggi Anaune e Metallsider Blue City. Come è andata lo sappiamo tutti e visto che questa “Pazza Anaune” (come recita l’inno di Fino e compagni inciso e cantato dagli stessi giocatori) sta un po’ stupendo tutti, allora non potevamo oggi non prendere la Rocchetta e andare a vedere che si dice a Cles. E per farlo oggi rompo le scatole a una vecchia conoscenza della nostra pallavolo, a quel Roberto Deanesi che dopo alterne fortune in panchina qua e là quest’anno sta volando. Perchè non fare con lui una bella chiacchierata a tutto tondo su questo “Mondo Anaune”, pieno di feste e di divertimento ma che - serie A1 a parte - ora come ora rappresenta il punto più alto della nostra pallavolo. Allora aspettando l’invito alla prossima festa targata Anaune preparo un barile di Heineken e vi auguro buona lettura per il Personaggio di questa settimana. Buona lettura!

Roberto, spiegami per favore una cosa: due allenamenti a settimana, tanta voglia di divertirsi, tante feste, viaggi e poi... terzo posto in B1... Qual’è il segreto di questa Anaune?
“Il primo segreto sono i giocatori forti. Senza giocatori ormai non vai da nessuna parte. Poi Giandonato ha creato una bella alchimia, un ottimo feeling fra di loro, sia fuori che in campo e ultima cosa - ne parlavo con Agazzi proprio di recente - il collante che ci porta a superare le difficoltà ed i momenti difficili è il gruppo affiatato che si è creato”.
Di sicuro rispetto al resto della pallavolo quello di Cles è un ambiente molto particolare.
“Sicuramente, non ha nulla a che fare con le altre società. Perchè... non si riesce a spiegare il perchè. In palestra si lavora sicuramente e duro come tutti, ma arrivando ora a questo terzo posto visto tutto quello che combiniamo è quasi riscrivere quello che si crede della pallavolo”.
Però quando in campo si ha una qualità indiscutibile, giocatori abituati a categorie superiori, è tutta un’altra musica...
“Sai, giocatori come Vecchi, Agazzi, tutti i tre centrali compreso lo stesso Giuliani, Fino, Pignatti, sono giocatori che hanno bisogno di allenarsi come tutti ma con le loro capacità possono giocare bene il sabato anche senza massacrarsi in palestra 6 volte a settimana. Poi loro lavorano e si allenano anche a Modena, si allenano anche a casa loro, all’inizio abbiamo fatto fatica a trovare quegli automatismi che adesso abbiamo trovato e sta andando tutto bene. Dopo tutti loro sono giocatori che dal 20 in poi non sbagliano e questo fa la differenza. Nel volley di oggi non sbagliare è la prima cosa, questa è tutta gente abituata a stare sotto pressione”.
In questo 2007 queste nove vittorie di fila e adesso arriva il bello: la trasferta a Forlì e poi i big match con Ferrara e Bologna.
“Adesso arriva il bello. Vediamo Forlì prima di tutto. All’andata loro dovevano forse ancora adattarsi a questa categoria, adesso credo abbiano trovato la quadratura del cerchio e sono migliorati tantissimo. Bisogna giocarsela, con loro la Blue City ha sfiorato il tie-break, Verona ha fatto cinque set, giocando al top puoi portare a casa dei punti ma contro una squadra così devi giocare bene, bene, bene. Poi Bologna e Ferrara fuori casa, ma per noi non sono tanto queste le partite che decideranno i playoff. Importanti saranno tutte le altre cinque partite. Con Bologna e Forlì ci sta anche di perdere, l’importante è non commettere passi falsi con le altre. Evitare cali e di lasciare punti in giro, mettendo in preventivo che due partite puoi anche perderle. Ma non perdere con le altre se vuoi arrivare ai playoff”.
Ma vi sentite in pole position per questi playoff?
“No, noi ci sentiamo lì e basta. Ne parliamo ogni tanto, noi siamo lì e vediamo che succede. Non era nei nostri programmi all’inizio arrivare ai playoff, noi diamo il cento per cento in ogni partita e poi vediamo alla fine. Ne parliamo poco dei playoff fra di noi, più che altro ci scherziamo sopra, si parla di che succederebbe se fecessimo i playoff ma non ne parliamo come un obiettivo di vita o di morte, non è una cosa a cui pensiamo morbosamente. Anche se per un’atleta arrivare a un traguardo così sarebbe bellissimo”.
Ma se centrate i playoff avete già in mente che festone fare?
“Questo devi chiederlo a Giandonato ed a sua sorella Barbara. Sono loro gli artefici delle idee, poi ci sono persone come Celestino Smalzi che si sobbarcano un grande lavoro per rendere tutto possibile”.
Non oso chiederti che festa farete se per caso andate in A2...
“Mah... Noi non abbiamo neanche mai pensato a una cosa così. Perchè già centrare i playoff sarebbe un risultato stupendo per tante cose, andare in A2 da terza in classifica sarebbe quasi un mezzo miracolo. Centrare la promozione da terzi vuol dire vincere tre scontri diretti con squadre che si allenano tanto e che, quindi, a livello fisico reggono di più. Obiettivamente ci vorrebbero tante cose per una cosa così”.
Anche se si esce da un derby forse non spettacolare ma bello tirato, risolto proprio all’ultimo respiro?
“Noi dal 12-10 per loro nel tie-break abbiamo avuto qualcosa in più a livello caratteriale e di giocatori. Due mezzi ace, due difese e, soprattutto, come ti dicevo prima non abbiamo sbagliato a differenza loro. Credo che la differenza è che in certi momenti topici un certo Agazzi nn sbaglia, uguale Vecchi o Pignatti. La differenza è stata solo quella. Meritavamo sia noi che loro per come era andata la partita, se vincevan loro era diverso per i punti ma giusto per come era andata la partita”.
La Metallsider Blue City può ancora tornare in corsa secondo te?
“Ci sono ancora quattro squadre in lotta per il terzo posto, noi, loro, Oderzo e Lugo. Deve fare risultato pieno sabato contro Oderzo perchè gia con un 3-2 dopo può fare fatica. Se vince da tre punti però torna diretta in corsa per i playoff. Anche perchè poi ha le partite importanti con Bologna e con Ferrara in casa, fuori casa poi può fare punti più facilmente. Se invece perdono o restano a 5/6 punti allora diventerebbe molto difficile. Mancano ancora 21 punti alla fine della stagione, se vincono tornano sotto. Anche perchè Oderzo ha quattro partite e sono tutti scontri diretti, il calo dell’Oderzo all’andata arrivò proprio in questo momento, quando fece cinque sconfitte di fila. Vediamo come risponde Oderzo a questo periodo, poi vediamo noi che combineremo”.
Rispetto all’anno scorso questa B1 ha più nomi, ma è comunque un torneo molto, molto, difficile.
“Io ricordo quando ci giocavo in B1 e rispetto ad allora adesso ci sono tanti nomi, è vero, ma anche squadre senza nomi sono molto difficili da affrontare perchè qui si comincia a giocare la vera pallavolo. Ci sono squadre che lottano sempre, ottimi meccanismi, squadre che hanno un gioco, che se non le affronti nel modo giusto perdi. Quest’anno in più ci sono parecchi nomi notevoli. E’ un campionato difficile sia con i nomi che senza, quest’anno forse di più perchè puoi perdere davvero con tutti”.
Due B1 con in mezzo solo la Rocchetta e chissà che presto non ne arrivi un’altra. In più tutte le varie B2. Come movimento trentino possiamo permettercelo? Riusciamo a sostenere tutto ciò?
“Le due B1 secondo me sì perchè una sta a Trento e l’altra da tutta un’altra parte, che non centra nulla fra virgolette con Trento. Perchè a livello di interesse e di sponsor hanno un pubblico diverso. Forse il discorso è diverso sulle B2. Fare la B2 con giocatori fra virgolette professionisti e da fuori regione non so che senso possa avere. Avere due B1 e due B2 poi con soli giocatori regionali si può fare, prendere giocatori da fuori non so quanto senso ha. E che da noi il volley anche delle serie inferiori ha una gran bella visibilità grazie alla vostra categoria, ma se vai in giro o guardi i giornali di altre città non vedi pubblicati nemmeno i risultati della B2. Predazzo ha un ottimo progetto, l’Itas fa crescere i suoi giovani, il C9 è giusto che per prima nella sua storia faccia questo campionato, ognuno ha il suo perchè ma è chiaro che sarebbe meglio riuscire a fare la B2 con soli trentini. Oppure lavorare per arrivare in B2 con i propri giocatori, così da non spendere troppo poi in B2. Un paio di B2 ci stanno, poi è chiaro per fare la B1 invece devi prenderli da fuori i giocatori. Gli unici giocatori in grado di fare la B1 da titolari in regione sono, vado a memoria, Zancarli come libero, Bristot centrale quando è al top e Rizzo opposto. Punto. A memoria altri giocatori trentini di categoria non ci sono. Poi l’avere in B1 giocatori forti è anche un bel modo per far crescere tutti gli altri”.
Tu resterai a Cles anche l’anno prossimo?
“Non so nulla a dire il vero. Non abbiamo ancora parlato e deciso che fare. Ne parleremo a fine anno, se loro sono rimasti contenti io volentieri rimarrei ma è cosa che viene a pelle, che si deciderà più avanti. L’importante è che sia una cosa che fa piacere e fa stare bene entrambi”.
Guardandoti indietro, cosa era andato storto a Cognola e Predazzo?
“L’anno scorso se siamo retrocessi vuol dire che meritavamo di retrocedere. Se dopo 26 gare retrocedi vuol dire che te lo sei meritato. Forse all’inizio abbiamo sottovalutato quel campionato, perchè la metà di quello che abbiamo fatto al ritorno potevamo farlo anche all’andata e allora ci salvavamo di sicuro. Nelle stagioni precedenti credo non avevamo l’organico per disputare una B2, obiettivamente non avevamo una squadra attrezzata per una categoria così. Poi può andare bene o male una stagione, forse ci sono stati anche degli errori miei nel non riuscire a farli crescere abbastanza. Se devo valutare direttamente rispetto alle altre squadre avevamo qualcosina in meno. Se ci pensiamo, infatti, a parte Paoli, Bristot e Bernabè nessun altro di quella squadra che ho allenato a Cognola ora gioca in B2”.
Facciamo un giochino?
“Ok”.
Pensa a tutti i giocatori che hai allenato in questi anni e crea il tuo sestetto ideale. La squadra che ti piacerebbe allenare.
“Ti dico sicuramente Bristot al centro. Poi vedrei bene Ubaldo Capra, alzatore devo dire Giandonato, centrali i tre di quest’anno, opposto Agazzi, libero Bernabè. E l’altra banda potrebbe essere Walter Degiuli. Una grandissima persona”.
Cognola, Predazzo, Cles: tre ambienti molto diversi fra di loro.
“Cognola è un ambiente creato in tanti anni e basato molto su due o tre persone persone che lavorano moltissimo, creato tutto grazie alla passione di Giampy Bosio. Predazzo è un tentativo che sta riuscendo per me di organizzazione, per una B2 c’è dietro un’organizzazione allucinante, molti dirigenti, fanno un bel tipo di lavoro. Predazzo poi è un bel posto, il paese è bello e si è avvicinato subito al volley. Cles è una cosa particolare, perchè è una creazione di Giandonato. Lascia stare che ci siano persone che lavorano moltissimo, ma è un ambiente particolare e bello che basa molto se non tutto sul rapporto umano. E questa nello sport è una cosa fondamentale. A livello esterno iniziamo sempre più a farci conoscere come squadra, sempre più gente viene alle partite e ora obiettivamente la pallavolo è seguita tanto. Se passi per strada ti chiedono e si informano. L’abbiamo visto anche dalle 860 persone che c’erano al derby, tantissime per una partita di B1”.
Ma c’è tanta differenza fra la pressione del doversi salvare dal fare un campionato di centro/alta classifica con vista sui playoff?
“Non c’è paragone. Dipende da che obiettivo ti da la società e che traguardo ti poni. Se parti subito con l’obiettivo dichiarato di arrivare ai playoff cambia tutto, perchè alla lunga logora, è come fare un campionato di vertice. Ti pesa inconsciamente e ti stanca mentalmente. E uguale è lottare per non retrocedere. Invece dare un obiettivo di centro/alta classifica, con una salvezza tranquilla, è tutta un’altra cosa. Basta guardare cosa ha fatto Lugo di Romagna quest’anno, voleva salvarsi e basta e sapendo di avere una squadra competitiva sono partiti bene e ora sono quinti. In se pressioni ce ne sono tante, poi la forza di una squadra li fanno i risultati, se vinci trovi sicurezza e vai in campo con un certo spirito, se perdi invece quattro o cinque si fa dura fare risultato. Perchè poi vengono fuori i fantasmi delle partite precedenti”.
Cosa deve fare un allenatore per guadagnarsi la fiducia dei suoi giocatori?
“Questo dovresti chiederlo a loro. Però dipende sempre dal comportamento che tieni nei loro confronti e dal rispetto reciproco”.
E cosa deve fare un allenatore per diventare un bravo allenatore?“Io credo che un allenatore debba sempre mettersi in discussione e non mettersi mai completamente sopra ai giocatori. Perchè se ti metti sopra a loro non puoi assolutamente sbagliare nulla, devi esser sempre perfetto e al primo sbaglio ti torna tutto indietro come un boomerang. Se in palestra ci si pongono diverse regole tutto prima o poi ti torna indietro. Per come la vedo io tutti gli allenatori hanno da imparare, soprattutto se hai squadre esperte, giusto quindi avere un dialogo con i giocatori e risolvere i problemi insieme. Anche perchè ormai è cambiata la mentalità del mondo a livello di vita. E’ cambiato tutto ed è cambiato anche il modo di stare in palestra, con le mentalità che ci sono ora un lavorare in palestra stile “io dico e tu obbedisci e fai silenzio” non va più bene. Va bene solo a livello giovanile, perchè devono imparare una certa mentalità. Io credo serva il dialogo sempre, soprattutto se parli con persone intelligenti. Poi dipende sempre da persona a persona. C’è molta psicologia nell’allenare. L’importante è far capire che fai il massimo e fai le cose per bene”.

CHI E’ ROBERTO DEANESI

Nato a Trento il 14 maggio del 1968 ha iniziato a giocare a pallavolo a 14 anni nel Bolgera, dove è rimasto una sola stagione nelle giovanili. Quindi il passaggio al Cus Trento per due anni di giovanile prima di andare, a 17 anni, in C2 col Villazzano. Quindi due anni all’Argentario in C2 e C1, prima di trasferirsi a Mezzolombardo dove è rimasto per ben otto stagioni. Giocando in C2, C1, B2 e B1, collezionando tre promozioni (da C2 a C1, da C1 a B2, da B2 a B1). Quindi un anno a Molveno in B1, con Fino alzatore, prima di tre stagioni a Borgo Valsugana nell’Ausugum. Ha smesso di giocare il 1 aprile 2000 per problemi fisici. La stagione successiva ha cominciato la sua carriera di allenatore, in serie C al Marzola maschile (progetto lanciato a suo tempo dall’Argentario) con cui chiuse terzo. L’anno dopo guidò, sempre in C, l’Argentario vincendo campionato, Coppa Trentino Alto Adige e Coppa Triveneto. Quindi in B2 per due stagioni alla guida dell’Argentario, prima di esser esonerato a metà di questa seconda stagione. Quindi il ritorno in C, al Fiemme Fassa Volley, che guida per una stagione in C e per l’anno successivo in B2 dopo che la società aveva acquistato i diritti. Da quest’anno allena l’Anaune in B1 e cura anche il settore giovanile.

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