volley.sportrentino.it
SporTrentino.it
Il personaggio

Donatella Andreatta, Siram Marzola (C femminile)

Questo giro c’era voglia di “mostri sacri”. Sì, noi altri di Sportrentino.it, dal mitico webmaster amico e collega che di meglio non c’è n’è al sottoscritto, avevamo voglia di torchiare per bene un vero e proprio mostro sacro della pallavolo nostrana. Se dico Donatella Andreatta alzi la mano chi non la conosce. Bene, dietro la lavagna e 4- per chi non la conosce. Con lei, testimone oculare di oltre 25 anni di pallavolo trentina, si può parlare davvero di tutto. Dal passato, al presente, al futuro. Futuro prossimo o venturo, futuro ravvicinato che si chiama big match con la capolista San Giacomo. E allora partiamo dal futuro per abbracciare il presente per finire con il passato, con una vera e propria icona del volley nostrano. Complimenti Donatella, avercene persone con la tua passione. Buona lettura a tutti!

Donatella, come stai?
“Tutto bene”.
Cosa ti spinge ad andare sempre avanti con la pallavolo?
“Me lo chiedo sempre anch’io in effetti... Scherzi a parte, purtroppo la passione c’è ed è sempre di più. Ora che so di non avere più 20 anni davanti non so se questo sarà il mio ultimo anno o meno. A me piace giocare, piace tantissimo, voglio stare in palestra il più possibile, cerco di non saltare mai nemmeno un allenamento, di arrivare sempre puntuale, questa cose qui le faccio da 20 anni e ho fatto tante rinunce finora. Ma mi ha dato anche tanta felicità. Per me la pallavolo è al primo posto, ora famiglia a parte, lo è sempre stato ed è ancora così. Per me non esiste non andare ad allenamento per una cena o per qualsiasi altro motivo “futile”. E c’è sempre di più questa passione, anno dopo anno”.
Ti sei data una “data di scadenza”? Hai già deciso quando dirai basta, fra circa 20 anni?
“Non so che farò della mia vita, a settembre ricomincerò a lavorare e se ricomincio con gli orari che avrò sarà dura conciliare famiglia, lavoro e pallavolo. Se non rientrerò al lavoro può anche essere che un annetto ancora gioco, altrimenti smetterò con questa stagione. La voglia di andare avanti c’è ed è pure tanta. Devo ringraziare davvero nonni, zii e parenti che mi danno una mano in famiglia con le mie bambine. Il problema è il lavoro, se tornerò al lavoro le bimbe le vedo un’ora al giorno considerando anche gli allenamenti. Continuare continuerei. Augurerei di trovare un lavoro part time a tutte le mamme, anzi io stessa farei solo la mamma di lavoro ma non si può”.
Ma una volta che smetterai, fra 20 anni, resterai sempre nella pallavolo magari come allenatrice o dirigente?
“Ora aiuto Giorgio Battisti con l’Under 13 del Marzola e ammetto che mi piace molto. Ma l’unico mio ruolo del genere potrebbe essere quello del secondo allenatore, sono molto mamma anche con le ragazzine e sarei troppo morbida come allenatrice. Come vice invece sarei una specie di mediatore con le ragazzine e non dovrei diventare troppo “dura”. Anche su questo punto, quest’anno volevo farlo il corso allenatori ma un calendario così lungo e così pieno, fra domeniche mattina e mercoledì sera quando c’è allenamento, non me l’aspettavo. Coniugare un calendario così con le esigenze della famiglia e del gioco non è facile”.
Intanto ti diverti ancora giocando e quest’anno con tante compagne molto giovani...
“Mi diverto molto, sono un bel gruppo di ragazze giovani e vogliose di fare bene”.
Un bel gruppo giovane e interessante però, visto che San Giacomo a parte tante altre squadre superiori a voi non mi sembra di vederne...
“Sì, come siamo partite non ci aspettavamo certo di vincere il campionato, non era quello l’obiettivo, anche perché le giovani sono tante e la serie C è sempre comunque una serie C e cambia moltissimo rispetto ai campionati giovanili che questo gruppo aveva vinto. Una vera grossa sorpresa è stata Martina Ferrari, abituati con Erika Alber che reputo la miglior alzatrice della serie C con Martina ci siamo trovate subito benissimo, è brava ed ha voglia di fare. L’alzatore a questi livelli è importantissimo, con una buona pallegiatrice in C si fa bene. Poi con Robi, Gilda e ora Tania Toller siamo un gruppetto di “vecchiette” che ci conosciamo bene ed andiamo molto d’accordo. Così, con l’arrivo di Tania, non sono più la nonna della squadra. Visto che ha 5 anni più di me”.
Veniamo subito al dunque allora: sabato c’è Marzola-San Giacomo, cosa dobbiamo aspettarci?
“Cari miei… cosa ci si potrebbe aspettare… Potrei essere ottimista. Sarò molto sincera, loro come squadra sono più forti di noi, carino sarebbe stavolta potersela giocare. Da loro, all’andata, siamo andate con i quattro martelli titolari infortunati ed è stata una partita senza storia. Sabato vorremmo giocarcela al completo, stiamo bene fisicamente e cercheremo di tenere bene il campo giocando una buona partita. Compresa la sottoscritta rischiamo di sentire troppo la tensione. Tentiamo il colpaccio, se ci riusciremo poi non so se questo ci porterà comunque da nessuna parte. Loro hanno pochi o nessun punto debole, forse forse la ricezione quindi con una battuta buona da parte nostra qualcosa possiamo fare”.
Alla fine vincerà il San Giacomo questa serie C?
“Sì, credo che il discorso campionato ormai sia chiuso. Neanche con la partita di sabato penso potranno cambiare molto le cose. Se anche vincessimo noi loro dovrebbero perdere altre partite e può anche essere che questo succeda una volta che perdono una volta, ma noi – onestamente - non so se riusciremo a vincere sempre, tutte le partite. Il San Giacomo è la squadra più forte di tutti, anche di noi. Noi finora abbiamo fatto un buonissimo campionato, cosa che nessuno forse si aspettava visto che a parte la nonna qui siamo una squadra molto giovane. Il sestetto del San Giacomo è molto forte, solo loro potevano perdere questo campionato. E’ un po’ come l’Argentario dell’anno scorso, anche se l’Argentario a suo tempo lasciò ancora meno set in giro. Ma loro l’esperienza ce l’hanno e al momento giusto trovano l’attacchino, la palletta, non sbagliano le palle importanti, quando devono fare punto insomma lo fanno. Cosa che invece noi essendo più giovani ancora non abbiamo”.
Dovrà cambiare molto il San Giacomo per la prossima B2, se finirà davvero così?
“Deve cambiare molto per la B2. Un po’ deve fare tutto quello che è successo a tutte le squadre trentine da 20 anni a questa parte. Vincendo la C, forse sulle ali dell’entusiasmo eccetera, questo ti porta a riconfermare gran parte del gruppo che ha vinto la C ma quello può andar bene per la panchina o per lottare per una salvezza striminzita. Se si punta a fare buon campionato o un campionato tranquillo serve cambiare tutto o quasi. Anche se nomi buoni loro ne hanno. Gente come Plaickner o Anesin in B2 ci stanno. Sono giocatrici che tengono bene in una B, ma devi metterci vicino altre giocatrici pescate da fuori. Ma questo è sempre stato il problema trentino, arriviamo lì in serie B e poi ci dimentichiamo di passare al mercato ad allestire una squadra competitiva per un campionato tranquillo”.
Ci sono altre squadre che ti sono piaciute quest’anno?
“Il Lizzana per me poteva fare un buon campionato ma è partito male. Poi ha avuto l’infortunio di Erika che pesa tanto in squadra. Il Neruda poi è una squadretta buona, loro hanno un’alzatrice che palleggia in bagher l’80 per cento dei palloni, la palla alta quindi arriva precisa e riescono a tenere un buon ritmo in attacco. Noi abbiamo perso 3-0 da loro ma anche lì noi abbiamo giocato molto male. Un’altra squadra interessante è il Pergine, ha giovani interessanti. Le altre, a parte le ultime due della classifica, bene o male sono tutte sullo stesso livello”.
Come ti sembrano questi ultimi campionati di serie C? Come livello negli anni ti sembra cresciuto, calato o la nostra pallavolo femminile è sempre più o meno rimasta la stessa?
“Ti dirò, da un po’ di anni per me il livello è cresciuto, da quando comunque diverse atlete di serie B sono scese in C. Un po’ da quando nell’Ausugum sono andate a giocare giocatrici come la Acler e la Miori. Da allora sono arrivate diverse giocatrici dalla serie B e il livello si è alzato. A me sembra che in questi ultimi anni molte buone atlete da serie B hanno deciso di tirarsi sotto, in C”.
Tu che pensi di questa ventilata riforma (a proposito, entro la fine di maggio dovrebbe esser presentato il planning del prossimo anno con i nuovi termini di promozioni e retrocessioni di serie B e, di conseguenza, serie C per far entrare in vigore la riforma dei campionati dal 2008/2009, ndr) senza accesso diretto della vincitrice della serie C in B2?
“Perciò il Trentino sarà fuori da tutto il campo nazionale per un bel po’. Per noi questa è una cosa bruttissima, da quello che ho capito se mettono i playoff con squadre del Triveneto o si ha già una squadra forte forte, altrimenti sarà dura andare su in B. Perché generalmente le squadre del Veneto e del Friuli sono più attrezzate di noi. Basta vedere che i tornei o la Coppa Triveneto generalmente andiamo lì e torniamo a casa con un terzo o quarto posto, poche delle nostre squadre vincono contro venete e friulane. Per noi questa cosa, se entrerà in vigore, sarà un grosso problema. Per le mie figlie sarà un grosso problema se vorranno giocare a pallavolo… scherzo dai”.
DeltaDator Torrefranca quinto, Argentario terzultimo e Ata Domonet ultimo: è questo il massimo livello che la nostra pallavolo femminile può esprimere?
“Per me no. Finché comunque fra società trentine che dovrebbero un po’ accordarsi si fanno solo finti gemellaggi che non so dove possano portare, crescere tanto è difficile. Anche ora vedo che ci sono giovani buone in giro, anche noi abbiamo buoni elementi, ma se valgono vanno subito fuori regione. Nelle altre regioni le giovani interessanti vengono subito rischiate in serie B, da noi invece tanti di questi possibili talenti escono abbastanza presto. Io credo che dovremmo cercare di tenerci quelle giovani ragazze interessanti e avere il coraggio di lanciarle le giovani. Poi bisogna attrezzarci anche in serie B con gente che viene da fuori, da unire alle nostre forze giovani. Io capisco che fra società ci sia della rivalità, ma finché non si prendono le più forti ragazze trentine e qualcosa di buono da fuori, unendole in una unica squadra allora sarà dura. Ma finché ci sono 3/4 società che si spartiscono le giocatrici migliori non si va granché lontano. Anche per le stesse giovani non avere una almeno squadra di riferimento ad un certo livello è dura. Qui il massimo che possiamo dare, ora come ora, è questo ma ormai si sbaglia da anni. Adesso ci sono 2/3 buone giocatrici trentine in ogni squadra, ma un sestetto pieno con giocatrici trentine di livello non riusciamo a farlo”.
Qual’è stato finora il momento più bello della tua carriera?
“Non penso ce ne sia stato uno in particolare, conservo migliaia di ricordi stupendi. A partire da quella parentesi quando al Marzola allenava Fabio Molinari tutto il resto poi è stato importante per me. Le giovanili sono andate molto bene, forse le esperienze fuori Marzola mi sono piaciute meno. Qui, al Marzola, mi sento a casa mia ormai, con ogni squadra io riesco a starci bene. Forse faccio più fatica ad andare d’accordo con gli allenatori…”.
E quello “meno bello”?
“Mah... l’unica cosa che mi è spiaciuta tanto in questi anni è stato quell’anno al Torrefranca. Quando eravamo in B1 e dopo il mio infortunio sono successi un po’ di problemi, eravamo messe benissimo in classifica in B1 e ci sono state un po’ di “incomprensioni”. Diciamo che a me piace la sincerità e non sempre l’ho avuta”.
L’allenatore che per te è stato il più significativo?
“Fabio Molinari decisamente, non posso rispondere altro. A me lui piace davvero tanto, con lui mi ci sono trovata davvero bene. Non mi dispiace lavorare con Mimmo quest’anno, va meglio di quello che magari si poteva pensare a inizio anno. Però Fabio rimane il mio preferito... solo a parlarne mi viene nostalgia di quegli anni”.
Certo ne hai viste di cotte e di crude in questi anni...
“Decisamente... di tutto e di più. Alla fine è tutto buono, il nostro è un piccolo mondo dove c’è tutto e di più. La nostra poi è una realtà carina, abbiamo società piccole dove non sei solo un numero ma una persona, e questo a livello umano è molto bello. Il mondo della pallavolo è strano, ma io ci vivo benissimo dentro, trovo un lato buono in ogni cosa e in ogni situazione. Non chiedermi aneddoti particolari però, ce ne sarebbero tantissimi e ti terrei al telefono tutto il giorno”.
C’è ancora qualcosa che vorresti fare nei tuoi prossimi 20 anni di carriera?
“Moltissime. Un sogno e nulla più sarebbe una cosa carina fare qualcosa alla Marzoratti, il giocatore di basket di Cantù che ha giocato in tre decenni. Sarebbe carino giocare 5 minuti in serie A, io il tappo davanti alle stangone di questi anni. Sarebbe divertente chiudere la carriera con una cosa del genere, ma è solo un pensiero e nulla più”.

CHI E’ DONATELLA ANDREATTA

Classe 1973, nata a Trento, opposto, Donatella Andreatta ha bisogno di ben poche presentazioni. Nella sua carriera ha giocato praticamente in tutte le categorie, dalla B1 sino alla D e il suo palmares è bello lungo. La sua squadra di riferimento è sempre stato il Marzola, sin dal tempo delle giovanili, con alcune “parentesi” - come dice lei stessa – al Torrefranca per due stagioni non consecutive, una all’Ata e una al Sopramonte. Da ormai alcune stagioni è il faro del Marzola in serie C.

© www.sportrentino.it - strumenti per i siti sportivi - pagina creata in 1,422 sec.

Classifica

Notizie

Foto e Video