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Il personaggio

Francesco Apostoli, vicepresidente Fipav

Or bene, questa volta usciamo un po’. Non di testa, quello ormai è un dato di fatto appurato da anni e anni a questa parte. Usciamo un po’ dai confini regionali col nostro “Personaggio” e, per una volta, anziché parlare con qualcuno di noi che parla di noi parliamo con qualcuno che viene da fuori e che a “noi” (inteso come noi della pallavolo trentina) ci guarda da fuori. Guarda da fuori questo piccolo grande mondo che è molto di più che dati sui tesseramenti o numero di squadre o bilanci. E’ un piccolo grande mondo di persone che sudano e si sbattono, e che è in attesa di capire alcuni cambiamenti che toccheranno direttamente anche la nostra realtà. Di riforme nella pallavolo ormai se ne parla da qualche mese a questa parte, nel bene o nel male. Quindi il sottoscritto ha deciso di cogliere la palla al balzo per andare a parlare di queste riforme ma anche per vedere come il movimento trentino è visto all’esterno. La palla al balzo recava il nome di Francesco Apostoli, vice presidente nazionale della Fipav, dirigente di lungo corso, salito a Trento per presenziare alla recente presentazione del Club Regione. Così, questa settimana di passione pasquale o di passione per le colombe ricoperte di cioccolato, il “Personaggio” si trasforma in un servizio – si spera – di “pubblica utilità”. Andando a parlare con Apostoli di tutte queste riforme che entro la fine di maggio vedranno definitivamente la luce e poi di come, da fuori, si vede la pallavolo di casa nostra. Un piccolo grande mondo, dove piccoli saranno i numeri ma di grande qualcosa c’è… Per cui, buona lettura!!!
PS: sorry, stavo per dimenticarmene, visto che non ci sentiremo/vedremo sino alla settimana prossima, permettetemi a nome di tutto lo staff e la redazione di SporTrentino.it di augurare a tutti voi una BUONA PASQUA!

Dottor Apostoli, adesso che l’ha visto di persona che ne dice di questo progetto trentino del Club Regione?
“Sono sempre da lodare le iniziative che tengono il nostro movimento femminile all’avanguardia, al passo coi tempi. Negli ultimi cinque o sei anni l’esperienza del Club Italia ha dato ottimi frutti, magari tutti noi dirigenti – dico noi perché mi ci metto dentro anch’io quanto dirigente – delle società riuscissimo a dare alle giovani lo stesso spazio che riesce a dare la Federazione. Compito della Federazione è continuare a dare degli input per cercare di lavorare in un certo modo, soprattutto con le fasce d’età più giovani. Di recente abbiamo lanciato con Ferrero e le scuole un ampio progetto per il minivolley, distribuendo oltre 3500 kit coprendo il 70 per cento delle scuole primarie italiane per permettere ai più piccoli di cimentarsi con la pallavolo”.
E adesso partirà questo progetto uomini “Oltre il 2010”, ormai fare qualcosa per il settore maschile era diventata una necessità?
“Basti pensare che ormai gli uomini rappresentano il 30 per cento del nostro movimento, mentre le donne sono il 70 per cento. Anche se in età più matura queste percentuali tornano a livellarsi, ad avvicinarsi di più. Dovevamo fare qualcosa ed ora abbiamo lanciato questo progetto che speriamo nel giro di qualche anno dia di nuovo fiato al settore maschile”.
E di questo Club Italia al maschile? Un’ipotesi fattibile?
“E’ una possibilità, la stiamo valutando al pari di altre. Certo nel femminile ha dato ottimi risultati, adesso lo studieremo bene per il maschile e valuteremo il da farsi”.
Comitato piccolo quello trentino così come piccolo è il Trentino in generale: ma bisogna ammettere che lavora parecchio come comitato?
“Devo dire davvero di sì. Ormai è qualche anno che conosco i dirigenti del movimento trentino e sono sempre alla ricerca di cose nuove e questo gli permette di restare in determinati ranking nazionali, pur essendo una piccola realtà il grande impegno profuso in questi anni permette al Trentino di restare a un livello medio-alto. Questo vuol dire che c’è un lavoro sotto molto tecnico e di qualità. E questo vuol dire che tutta la pallavolo, regionale e nazionale, avrà un beneficio da questo impegno della federazione e di tutto il vostro movimento”.
Ma questa ipotesi della Nazionale maschile a Trento, ovviamente a Villa Madruzzo, questa estate per il ritiro pre Europei di Russia è solo una ipotesi o è fattibile?
“Io penso che per noi, essendo la Nazionale un punto di riferimento e la nostra promozione, noi siamo disponibili ad andare da qualsiasi parte ci siano presupposti tecnici e logistici per riuscire ad allenarci al meglio. Quindi quelle che saranno le scelte del tecnico, naturalmente confrontate con le casse della Federazione perché le due cose devono andare di pari passo, noi non abbiam nessuno ostacolo a niente. Abbiamo girato un po’ tutta l’Italia ma questo è anche il nostro presupposto, siccome la nazionale è il nostro fiore all’occhiello, la nostra punta di diamante, sia con la maschile che con la femminile portarle in ambienti dove non sempre è possibile portarle. Quindi l’importanza della struttura tecnica è fondamentale, diciamo che il lato economico della cosa è tutto da valutare. Logico che in una zona se le risorse sono quelle che sono ma la Federazione ritiene ci sia la necessità di fare promozione noi siamo ben contenti di andare, certamente”.
Trento è, oppure è stata, tenuta almeno in considerazione come piazza possibile per i prossimi Mondiali del 2010? Oppure il fatto di non avere 5000 posti a sedere al PalaTrento è davvero un ostacolo così insormontabile (esempio che mi sovviene al volo in testa, due belle tribune dalmine sulle curve come nei playoff della A1 di tre anni fa)?
“Su questo tema le ipotesi sono aperte ancora tutte quante. Perché l’assegnazione delle tappe e dei raggruppamenti saranno date in base alle risorse che si avranno. Se troviamo delle risorse nazionali per questi Mondiali, ad esempio il Governo dovrebbe dare dei contributi così come ha fatto con altre manifestazioni analoghe, allora possiamo pensare anche a distribuire questi Mondiali un po’ ovunque rendendoli un bello spot per tutta la pallavolo in tutta la nazione. Se invece dovremo pagarci questi campionati, visto anche che la federazione mondiale ci ha chiesto un sacco di soldi, allora dovremmo pagarci tutto e anziché guardare solo allo sviluppo e alla promozione della pallavolo dovremmo guardare anche alle possibilità economiche locali ed al sostegno degli sponsor locali. Quindi anche qui siamo in attesa di capire cosa farà il Governo. Sembra che ci siano delle promesse di aiutarci ma poi tolgono fondi al Coni e quindi, di specchio, alle Federazioni. Ci sono poi anche dei fondi speciali per i grandi eventi, ma finora non sono mai stati usati. Vedremo cosa ci dirà il Governo nel futuro prossimo”.
Questi per la Fipav sono mesi di grandi cambiamenti, è stato lanciato progetto “Oltre il 2010”, si parla di riforme in tema di campionati e di diritti sportivi, ma qual è la situazione?
“Guardi, c’è questa commissione che s’è già riunita alcune volte e che si è trovata anche proprio giovedì mattina. Finora ci siamo posti dei punti di riferimento, abbiamo messo dei paletti sui quali dobbiamo lavorare e abbiamo chiesto a tutti i rappresentanti provinciali e regionali di mandarci le loro idee. Questa mattina siamo andati ad ascoltare alcuni di questi progetti di riforma dei campionati, cioè chi vuole può venire in commissione a presentarli senza problemi, e una volta valutati questi si farà la proposta definitiva della commissione al Consiglio Federale che poi dovrà decidere. L’impatto con i tempi dipenderà da fino a dove questa rivoluzione o questa riforma la vogliamo portare, perché ci sarà un qualcosa che potrà magari partire già l’anno prossimo e quindi entrare integralmente a regime già nel 2008/2009 e altri invece che avranno bisogno di più tempo per entrare a regime. L’idea di far giocare i nostri giovani a livelli sempre più alti, l’idea di mettere gli italiani almeno in A2 sempre in campo, ci sono parecchie idee ma da confrontare con i numeri. Seguire solo l’istinto e la voglia di cambiare solo perché adesso c’è questa occlusione, questa schiacciatura della situazione fra B1 e A2, secondo me potrebbe essere quello che non ci permette di ragionare seriamente. Anche perché se la B1 deve restare un campionato staccato dalla A2 allora bisogna ripensare a questa promozione in A2, visto che negli ultimi anni almeno il 50 per cento e quest’anno il 75 per cento delle squadre retrocesse dalla A2 sono quelle promosse l’anno scorso, c’è un divario molto alto ora fra B1 e A2. E non credo che i playoff siano il problema, se quelle squadre sono andate su questo vuol dire che loro erano le più forti. Dobbiamo capire se il nostro movimento di base fino alla B1 deve restare un movimento propagandistico oppure a livello di B1 dobbiamo pensare a qualità e strutture diverse, perché anche le stesse società e gli stessi dirigenti poi debbono cambiare mentalità quando arrivano in A2. Perché spesso l’impatto dei dirigenti che non sono mai stati in A2 e si trovano in un mondo completamente diverso da quello cui erano abituati è pesante. Si sta pensando a corsi di formazione e qualcosa altro per avvicinare la B1 al livello della A2. E idea di massima per quel che concerne la riforma dei campionati è questa: A1, A2 e B1 di vertice, poi magari si pensa ad una B2 da allargare e da tenere come promozione della pallavolo. Ci sono tante cose in ballo, dall’età della gente che gioca sino ai giocatori che non vanno in pensione, ma dobbiamo pensare anche che ci sono persone che questo sporto lo fanno per mestiere, quindi sono preoccupato a dire “dai 30 anni in su non si gioca più a pallavolo ai vertici”. E allora questi giocatori cosa fanno nella loro vita? Mentre negli altri sport non si mettono limiti anagrafici, qui li andiamo a bloccare. Vanno trovati dei correttivi certo e per questo un altro punto di questo progetto di riforma è il campionato Senior, riservato cioè a chi ha più di una certa età. Non diciamo Over, ma un campionato aperto a tutti, partiremo noi con un campionato nazionale e si potrebbe poi col tempo sviluppare in alcune regioni e province come campionati provinciali e regionali, visto anche il fatto che quest’anno, per la prima volta, in Grecia si giocano gli Europei Senior. Pertanto, questo potrebbe essere il momento buono per far in modo che alcuni giocatori che non trovano più spazio nelle categorie normali possano trovarlo e arrivare comunque a buoni livelli in queste categorie parallele”.
Tante le ipotesi in ballo per questa riforma della serie B: ma cosa si intende esattamente per “B2 amatoriale” come è stato scritto anche negli stessi documenti della Fipav?
“Diciamo che non è tanto una questione di competitività, ma di guardare più alle casse delle società che allo sviluppo tecnico. Nel senso, crediamo che in B2 si debba dare più spazio a quello che è l’amatorialità piuttosto che la specializzazione in questo sport, quindi stiamo pensando di fare in modo che quanta più gente possibile arrivi a giocare in serie B2 cosicché dalla B2 poi vengano scelti i migliori per cominciare il proprio percorso tecnico di alto livello che potrà essere dalla B1 in su”.
Quindi da B2 a B1 potrebbero cambiare i parametri di promozione delle squadre?
“Potrebbe anche essere. Perché poi lì si tratterà di valutare bene le varie regioni come sono poste, i numeri che ci sono e valutare anche le diverse fasce d’età. Abbiamo alcune età dove le femmine sono molto più avanti dei maschi, ma poi arriviamo ad un certo punto dove questi valori si livellano, quindi potremmo rischiare di avere non più determinati numeri perché si è dato troppo spazio sotto. La cosa che posso dire è che stiamo affrontando la cosa molto seriamente, ci saranno una serie di argomentazioni a latere per appoggiare la nostra proposta definitiva”.
Ma si hanno già idee dei tempi per questa proposta definitiva?
“Noi ci siamo trovati stamattina, nei prossimi giorni faremo un altro incontro per valutare ulteriormente la situazione e credo che entro la fine di aprile dovremmo riuscire a presentare la nostra proposta al consiglio federale. Il quale, probabilmente, entro la fine di maggio potrebbe prendere la decisione finale su questa riforma. Perché se vogliamo far partire qualcosa già l’anno prossimo dovremmo mettere queste novità nella guida pratica e quindi adesso come adesso le tempistiche sono strette”.
Qui dalle nostre parti c’è una grande preoccupazione soprattutto, ovvero che il nostro piccolo Trentino perda quell’accesso diretto dalla serie C alla B2 avuto finora. E’ un rischio concreto oppure le società nostrane possono tirare un sospiro di sollievo?
”Su questo punto attualmente ci sono delle regioni che non hanno questo passaggio diretto in B2, ma perché non hanno nemmeno tutta la struttura dei campionati dietro. Cioè, ad esempio, il Molise ha solamente un torneo di serie C e basta. Pensare che in realtà del genere da questa C ci sia un automatico passaggio in B2 francamente mi sembra un po’ troppo, questo è un po’ il discorso. Noi adesso abbiamo solo la vostra regione che ha questa preoccupazione, perché gli altri bene o male hanno la possibilità di scontrarsi con le regioni vicine per accedere alla serie B. I numeri purtroppo sono questi, se noi dovessimo fare solo un ragionamento legato alle città, alle province e alle regioni non si farebbe qualità, dobbiamo considerare tutti i fattori. Porto l’esempio della Lombardia, se dobbiamo garantire una promozione a tutti la Lombardia che ha 800 squadre dietro già oggi che ha 4 promozioni più una che si gioca ai playoff gia oggi prima di andare in B2 deve farsi Terza divisione, Seconda divisione, Prima divisione, serie D e serie C. Sono minimo cinque anni, ma non è detto che passino cinque anni consecutivi prima del passaggio in serie B. La media di una squadra lombarda per arrivare in B2 è di otto anni minimo, quindi il confronto con una regione che ha solo una C con un passaggio diretto mi sembra un po’ così”.
Anche noi dottor Apostoli abbiamo le divisioni provinciali, la serie D e la serie C, non è facile per le nostre andare in B, glielo assicuro. Quindi l’ipotesi per chi vince la C di dover giocare i playoff con le regioni vicine, che sia la Lombardia piuttosto che il Friuli o il Veneto, è una ipotesi possibile?
“Si può magari valutare bene e non far disputare sempre i playoff contro le stesse realtà e penalizzare così troppo queste regioni. Si può cercare di fare questo ma, ripeto, non siamo ancora arrivati a questo punto e quindi quello che le sto dicendo potrebbe essere un pensiero personale più che collettivo. Io posso garantirle che questo studio è serio e questo dovrebbe permettere di trovare la soluzione la più condivisa possibile. Poi, ovviamente, non riusciremo ad accontentare tutti ma almeno ci stiamo provando”.
Il Coni pochi mesi fa ha detto “basta vendere i diritti sportivi”. Domanda molto diretta, questa estate si venderanno ancora i diritti sportivi oppure si cedranno a titolo gratuito o cosa?
“Anche questo sarà un tema di confronto in queste settimane. E’ vero che il Coni ha detto che il diritto sportivo resta alla società che viene promossa in un campionato, ma nel volley gli investimenti che fanno le nostre società non sono da poco e spesso i soldi giunti la cessione del diritto servono per continuare a fare attività e non morire. Perché uno rinuncia? Perché ha perso sponsor, perché non ci sono più ragazze, eccetera. E magari i dieci mila euro del diritto sportivo gli servono per continuare l’attività con l’Under 18, col minivolley o con i giovanili che, pian piano negli anni, faranno nuovamente tutto l’iter per arrivare sui livelli che quella società ha venduto. Dobbiamo stare attenti ad eliminare la storture di questa cosa, cercare cioè di eliminare quelli che di questa cosa se ne approfittano, che magari fanno le squadre forti per esser promossi, vendere il diritto sportivo e poi tornare indietro. E’ giusto che questa cosa non ci sia più, anche se globalmente su questo tema bisogna riflettere bene e valutare tutte le diverse situazioni”.
Poi è diversa la situazione di una squadra promossa e che non può sostenere quel campionato, dalla situazione di una squadra già di livello che non riesce più andare avanti. Fra le tante ipotesi in questo secondo caso si parlava di un “Lodo Petrucci” anche nel volley: se un, ad esempio, Villorba di turno non dovessa farcela ad andare avanti il suo diritto poteva passare ad una squadra della città di Treviso prima, se nessuno era in grado della provincia di Treviso e, infine, se ancora nessuno era in grado della regione Veneto. E’ così?
“Noi l’avevamo già fatta una cosa del genere a livello nazionale, però poi sembrava che questa cosa favorisse di più le società del nord a discapito di quelle del sud. Quindi abbiamo pensato che se noi aprivamo a tutta l’Italia allora poteva anche accadere che dal sud c’era anche la società che veniva a prendersi un diritto al nord. Adesso non so dirle, stiamo valutando tutti questi passaggi, se sarà meglio una forma piuttosto di un’altra. E’ vero che c’è la tutela del diritto a cui tener conto, ma dobbiamo anche permettere anche alle società che lavorano di non buttare via tutto il lavoro fatto negli anni precedenti. Quindi questa attenzione c’è, speriamo di riuscire trovare il giusto equilibrio fra le cose e le situazioni. Si sta pensando di dire che non puoi cedere il diritto se non hai almeno un tot anni alle spalle di serie B oppure dire che se tu sei promosso e rinunci allora rinunci e basta, senza incassare soldi dalla vendita del diritto e torni indietro, perché sennò facevi a meno di vincere il campionato prima. Ecco, ci sono tutta una serie di situazioni da valutare con moltissima attenzione, alcune cose sono state dette ma nulla è ancora stato messo per iscritto. Rientrerà tutto comunque nel discorso complessivo della riforma dei campionati, sarà una riforma complessiva anche se poi magari alcuni step di inserimento saranno valutati dalla Consulta. Il 14 aprile, infatti, avremo una consulta con i presidenti regionali e magari già lì alcune cose potremo presentarle, visto che domani mattina (oggi, ndr) c’è questa nuova riunione”.
Diritti che, comunque, immagino riguarderanno tutte le categorie. Serie A compresa?
“Certamente. La nostra idea è parlare di volley a tutti i livelli, magari diversificando numeri e parametri, ma queste modifiche nella gestione del diritto sportivo varrà tanto per la serie A che per la Terza divisione. E’ comunque un investimento che qualcuno fa”.
Dopo mesi un po’ burrascosi come sono adesso i rapporti della Fipav con la Lega Pallavolo presieduta da Diego Mosna?
”Io credo che il tutto sia stato comunque legato a delle situazioni che vanno al di là delle volontà sportive. Forse c’era qualcosa di extra sportivo, il voler contare di più, il voler partecipare più attivamente a determinate situazioni, il voler magari esser più di peso rispetto ad altre attività. Però purtroppo i nostri numeri sono anche questi. Le squadre della Lega serie A certo fanno investimenti più grandi e molto importanti, ma le altre 5500 società hanno una base di volontariato e di impegno che non possiamo certamente bistrattare. Come in tutte le cose va trovato un equilibrio e non credo che il problema sia il movimento, né per la Lega né per la Federazione, c’è bisogno di un sereno confronto. C’è un tavolo permanente di confronto fra Fipav e Leghe, forse le cose dette al di fuori di quel tavolo servono più ad attirare l’attenzione. Perché problemi in questo tavolo di concertazione non li abbiamo mai avuti”.

CHI E’ FRANCESCO APOSTOLI

E’ nato a Pancarale Flero (Brescia) il 26 dicembre 1953. Ex assessore e vicesindaco al Comune di Flero. Da sempre appassionato di pallavolo, ex giocatore e dirigente di club, dal 1988 al 1993 è stato vicepresidente del C.P. Brescia, del quale è divenuto Presidente nel 1993. Consigliere uscente, è stato eletto nel Consiglio Federale nell’assemblea del giugno 1995 e riconfermato nel novembre
del 1996 quadriennio in cui ha ricoperto la carica di componente del Consiglio di Presidenza. A Montesilvano il 28 gennaio 2001 è stato eletto Vicepresidente Federale e riconfermato nella medesima carica a Forlì il 26 febbraio 2005

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