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Il personaggio

Roberta Bortolotti, DeltaDator Tor. (B2 femminile)

Compagni… ehm… Volevo dire… Amici e amiche, buon primo maggio. Spero abbiate passato un ottimo primo maggio, un ponte degno del significato più autentico di questi ponti: dormire fino a tardi e non fare praticamente nulla. Io solo in parte, per il resto qualcosa da fare lo si trova sempre. Comunque, primo maggio quasi alle spalle ormai il cannocchiale per vedere la fine della stagione non serve più. La fine della stagione è qui, sabato questo per la serie B, il prossimo per i campionati regionali e ben presto si sarà tutti lì a portare paste e birre per festeggiare la fine dell’anno. E l’inizio del periodo dei tornei estivi. L’importante è che sabato non si ammaini una bandiera, non si ritiri un pezzo di storia della pallavolo in rosa di casa nostra. Parliamo di Roberta Bortolotti, capitano e bandiera del DeltaDator Torrefranca. Potevamo chiudere una stagione di “Personaggio” senza che io rompessi le scatole a colei che da undici anni è il punto fermo della squadra che rappresenta il top del movimento femminile in regione? No. E infatti ecco qua, ho rotto per bene le scatole al numero 7 biancoblù per parlare un po’ di passato, presente e futuro. Buona lettura!

Ciao capitano, come stai?
“Tutto bene, non ci possiamo lamentare”.
Si chiude una stagione complessa per il tuo DeltaDator Torrefranca, fra infortuni e assenze dell’ultimo momento. Eppure, nonostante tutto, siete arrivate a poca distanza dai playoff...
“Dai, è stata una stagione nel complesso abbastanza positiva, senza gloria e senza infamia. A livello personale credo che questo sia stato uno degli anni più complessi e più difficili delle mie stagioni al Torrefranca. Eravamo partite con degli ottimi obiettivi, poi è successo che è finita subito fuori Elisa per l’infortunio al ginocchio, poi fuori la palleggiatrice, sono andate fuori presto pedine importanti e questo ha influito molto sulla stagione. Ma anche in allenamento questi problemi e queste assenze si sono fatte sentire, è difficile allenarsi bene lavorando in palestra in appena sette o otto giocatrici, però dai, alla fine siamo sempre state lì lì per centrare i playoff. Peccato che alla fine siano scivolati via”.
Una cosa è sicura, visto che alla fine siete arrivate a fine stagione appena in nove ne avevate di spazio negli spogliatoi...
“Avevamo delle panchine enormi per due o tre ragazze. Spazi enormi. Vabbeh dai, prendiamola sul ridere”.
Scherzi a parte, come avete preso questi infortuni e questi addii che sono capitati?
“Sicuramente quello che mi è spiaciuto di più, oltre alla perdita di Federica che era comunque per un motivo che va al di là del volley come diventare mamma che è una cosa importantissima, mi è spiaciuto moltissimo per Elisa. Lei è una ragazza che stimo moltissimo e che quest’anno poteva davvero darci una grossa mano. Ora è stata operata e sta facendo la rieducazione, forse per agosto potrà tornare in palestra ma lei ha perso tutto l’anno per questo brutto infortunio e mi dispiace moltissimo. Allenarsi poi con una sola palleggiatrice è molto difficile. Mai come quest’anno per uscire da questa situazione difficile avevamo bisogno del gruppo e devo dire che quello c’è sempre ed è venuto fuori”.
Ci avete messo un po’ per trovare il vostro giusto assetto di squadra, ma alla fine è stato trovato con una bella ricezione, delle centrali mostruose e tu come punto di riferimento principale su palla alta?
“Abbiamo avuto un inizio difficile, nel quale ci abbiamo messo un po’ ad ingranare. Manuela aveva uno stile di gioco da categoria superiore, in B1 e in A2 il libero ha sempre enormi responsabilità in ricezione o, ad esempio, negli appoggi, deve coprire quasi tutto il libero e gli appoggi li fa sempre il libero, mentre noi in B2 siamo abituate che il libero è sì importante ma che ognuno ha comunque la sua fetta di campo. All’inizio è stata dura trovare i giusti equilibri ma poi in ricezione siamo andate bene, i centri hanno fatto un buonissimo campionato, io forse ho reso un po’ meno rispetto all’anno scorso in attacco ma nel complesso penso sia stata una stagione positiva per me. Ma siamo una squadra e l’importante è che vada bene quella, c’è stato da lottare quest’anno ed abbiamo lottato sino alla fine. L’abbiamo dimostrato anche col Torriana domenica che siamo comunque un gruppo unito che ci tiene sempre a fare bene”.
Fra i punti di fermi di questa squadra gente come Basadonne e Gasperotti e come te, undici anni in una società sono tanti. Ti senti la bandiera del DeltaDator?
“Diciamo che non lo so se sono davvero la bandiera. Di sicuro mi sento una “vecchiotta” che ha certe responsabilità in più di altre giocatrici in alcuni momenti della partita. Ad esempio, contro il Torriana domenica scorsa nel quarto set ho chiesto direttamente a Francesca la palla per cercare di chiudere la partita. Per cose del genere forse ho più responsabilità di altre, ma per il resto sono una giocatrice sullo stesso piano di tutte le altre”.
Ma non è che la partita di sabato con Villorba, come si sussurra in giro, potrebbe essere la tua ultima con il Torrefranca? Non mi dirai che è vero che stai pensando al ritiro dalla pallavolo?
“Eh eh eh… Non lo so, veramente, sto riflettendo bene su che fare in futuro. Sicuramente la passione per questo sport c’è, è tantissima e ci sarà sempre, ma anche l’impegno di tutto ciò è notevole. I quattro allenamenti a settimana, le partite, le trasferte, eccetera, non è un impegno da poco arrivate ad una certa età, nonostante tutta la passione che si ha sempre. Adesso facciamo quest’ultima partita e poi, a fine campionato, mi prenderò un mesetto per staccare un po’ la spina e per riflettere bene su cosa fare. Poi vedremo. Ancora non ho deciso nulla di definitivo, vedremo gli obiettivi che la società si porrà e diverse altre cose. Di una cosa sono sicura già adesso, di sicuro non voglio ripetere anche l’anno prossima una stagione come questa. Mi piacerebbe avere degli obiettivi importanti oppure fare parte di una rivoluzione generazionale, come quella volta che arrivai io al Torre. Mi piacerebbe provare a lottare per qualcosa di importante oppure ringiovanire tutta la rosa e fare una stagione per cercare di salvarci con un gruppo molto, molto giovane e promettente. Insomma, la cosa più importante per me è avere un obiettivo ben preciso e fare tutto quello che è possibile per raggiungerlo”.
Hai già pensato anche a cosa farai da grande? L’allenatrice magari?
“A dire il vero non ho mai riflettuto bene su cosa farò da grande. Di sicuro fare l’allenatore per ora non mi attira assolutamente, è difficile poi allenare le donne, bisogna davvero essere un mezzo psicologo. Vedremo se potrò allenarmi ogni tanto col Torrefranca e magari nel frattempo fare qualcosa d’altro”.
Sei ancora giovane però per smettere definitivamente, magari ancora una o due stagioni tanto per arrivare ai fatidici 30 anni e per tentare il “colpaccio” del passaggio di categoria potresti giocarle. Oppure sei davvero pronta a passare la tua fascia di capitano alla tua amica Sara Gasperotti ed a ritirare la tua maglia numero 7 per appenderla sul muro del Santa Chiara?
“Vedremo, ti dico ancora non ho deciso nulla, vedrò che fare con calma valutando tutte le possibilità. Con Sara abbiamo cominciato ad avvicinarci quattro o cinque anni fa, ora c’è una bella amicizia fra noi, sono contentissima che adesso sia finalmente quasi sana dopo i suoi problemi di schiena. E’ una grande ragazza e un’ottima giocatrice, quest’anno nel gruppo ci manca solo Angela (Bonato, ndr) che era davvero una macchina per l’allegria”.
La voglia però, un giorno, di provare a tornare in B1 mi sembra che nel Torrefranca ci sia.
“Sì, a livello di dirigenza e di società ci sono tante persone appassionate con tantissima voglia di fare, mi piace davvero tanto stare nel Torrefranca. Ormai gioco lì da anni e sicuramente chiuderò lì la mia carriera, penso che sia una delle migliori società che ci sono in giro, sia come competenza che come serietà”.
Ma adesso che succede? Sarete l’unica squadra di B2 femminile trentina l’anno prossimo? Si faranno i derby solo col San Giacomo? Cosa è mancato ad Ata e Argentario per centrare la salvezza?
“Mi spiace davvero per Ata e Argentario, vedere tutti gli anni queste squadre trentine andare sempre su e giù così facilmente dispiace sempre a tutte noi. Io penso che fare una squadra unica avrebbe agevolato la loro salvezza, come penso che questa sia la soluzione migliore per tutto il nostro movimento. Nelle squadre trentine ci sono diversi buoni elementi ma sono tutti divisi in tre o quattro squadre e in un bacino così piccolo come quello del Trentino e quest’anno ne è l’esempio. Questo è il problema di fondo, se si unissero tutti gli elementi migliori in una squadra unica non dico che si costruirebbe una squadra da promozione ma che il salto in B1 se lo può giocare. Così, con le giocatrici migliori sparpagliate in più squadre che ambizioni si possono avere?”
In generale quest’anno come ti è sembrato questo campionato?
“Per me è stato un campionato abbastanza equilibrato. Dopo aver giocato a Gorizia ed aver rivisto all’opera quegli attaccanti di palla alta da B1 che hanno penso si meritino questo campionato, sono i più organizzati e si vede, un po’ come noi quando abbiamo vinto la B2, ma anche loro non hanno ucciso il campionato. C’è stato tanto equilibrio, tanti campi sui quali era facile perdere, il Torriana è una squadra fortissima ma per vincere quest’anno bisognava soprattutto essere intelligenti. C’erano tante squadre organizzate bene in difesa e ricezione, che avevano una grandissima organizzazione muro-difesa e in B2 poi vince chi sbaglia meno”.
Senti, in questi undici anni come è cambiata secondo te la pallavolo di casa nostra? Sempre che sia cambiata, ovviamente...
“Mamma mia, è cambiata moltissimo, vabbeh che io i primi anni li ho visti in panchina e poi come libero. L’anno del libero mi è servito moltissimo, mi ha fatto crescere come personalità, come gioco, l’introduzione del libero ha messo in giro un nuovo modo di giocare. Come livello siamo sempre lì lì, a volte più omogeneo, a volte con valori più netti, ma alla fine sono regole a fare il livello. Adesso vedremo che succederà con questa nuova riforma”.
Grazie capitano, mi hai risparmiato la fatica di entrare in argomento. Hai visto questa riforma dei campionati? Cosa ne pensi?
“Devo smettere se passano a 16 squadre! Non terrei mai un mese in più di campionato, arrivo alla fine stravolta… Scherzi a parte, se ho capito bene il problema nasceva da chi passava di categoria o rivoluzionava davvero tutta la squadra o salvarsi era davvero complicato. Penso che il divario fra B2 e B1 sia davvero tosto, ci sono differenze enormi, penso sia stata una riforma pensata per “costringere” le squadre che passeranno in B1 attraverso un passaggio più tosto perché passino di categoria squadre già pronte ad affrontare la B1. Anche perché la B1 piano piano arriverà ad essere una categoria solo per professionisti. Di questa riforma una cosa non capisco, ovvero il vietare a giocatori di una certa età di stare in una categoria. Se deve esserci un vincolo deve esserci sul giovane, a quello si deve dare spazio, anche perché non è scontato che una squadra al posto di un 36 enne prenda un 17-18 enne, potrebbe prendere un giocatore già formato di 26 anni”.
Qualche mese fa ormai, proprio in una puntata del “Personaggio”, parlando con Verena Trolese ricordo mi tenne mezzora al telefono a fine intervista solo per dirmi di quanto le pesasse questa storia della bellezza, dell’essere una miss, dell’essere sempre “valutata” più per l’aspetto fisico che per quello che faceva sul campo. Essere delle belle ragazze può essere anche un peso nella pallavolo?
“Lo prendo come un complimento...”
Certo che è un complimento, ci mancherebbe altro!
“Io, sinceramente, non ho mai trovato nessun problema. Forse però è una situazione diversa, lei è una bellissima ragazza che ha partecipato a concorsi e cose del genere, io invece non ho mai partecipato o fatto nulla del genere. Piacere è bello, fa piacere, ma non trovo nessun limite a una cosa del genere. No, a me mai capitato nulla di simile”.
Quindi quella vecchia idea del “padre padrone” Acosta di far giocare in body le pallavoliste è un bene che non sia passata...
“Sicuro. Ecco una cosa nella quale la pallavolo è migliorata: nei pantaloncini o nelle magliette. Ti ricordi le maglie che avevamo qualche anno fa? Quelle a maniche lunghe? Per giocare dovevamo arrotolare mezzo chilometro di manica, adesso abbiamo raggiunto il top della divisa”.
Ma cosa manca a questa nostra pallavolo femminile per fare questo benedetto salto di qualità? Certo far crescere il movimento è dura...
“Le alternative sono due: o si fa una squadra unica con gli elementi più validi che ci sono in giro prendendoli da tt attuali B2 oppure investire e prendere giocatrici da fuori ma bisogna esser organizzati e avere tanti soldi da investire. E la B2 non la vedo ancora così professionistica. Altrimenti cerchi di ricostruire un gruppo ogni stagione, ogni anno fai un netto cambio generazionale e poi sempre con le giovani provi a salvarti ogni anno”.
Di questi undici anni quale è il tuo ricordo più bello?
“Sicuramente la promozione, quella di tre anni fa. E’ stata bella anche la prima, ma quella l’avevo vissuta da libero e da ragazzina. Quello del libero era un ruolo che allora non mi andava giù, poi però alla lunga mi ha insegnato tanto. Poi la seconda promozione l’ho vissuta da protagonista, quell’anno eravamo partite con obiettivi non altissimi e abbiamo centrato un qualcosa di incredibile”.
Domanda scontata: quale è il ricordo più brutto?
“Non esiste un ricordo brutto. Esiste un rammarico, ovvero quello di aver giocato due anni in B1 in quel modo. Attenzione, sono felicissima di aver fatto quei due anni, ma siamo retrocesse subito e nettamente e quello m’è spiaciuto tanto”.

CHI E’ ROBERTA BORTOLOTTI

Nata a Trento il 27 maggio del 1979 ha iniziato a giocare nell’Argentario ai tempi delle scuole medie. Con l’Argentario ha disputato tutta la trafila delle giovanili tranne l’ultima stagione di Under 18 quando passò al Torrefranca, dove giocò Under 18 e serie B2. Da allora, 11 anni fa, sempre nel Torrefranca di cui è diventata capitano, simbolo e bandiera. Con la maglia biancoblù di Mattarello ha vinto due volte la B2, ha disputato due campionati di B1 e il resto sempre in B2. Due anni fa ha vinto il premio “Lady Volley”.

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