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Il personaggio

Elisabetta Fronza, Ata Domonet (B2 femminile)

E brava la Sisley. Cosa centra il nono scudetto di Treviso con il Personaggio di questa settimana? Assolutamente nulla, ma onestamente non sapevo come cominciare questa sessanta-e-rottesima puntata del Personaggio. No, non sto divagando, semplicemente guardando ieri sera la finale scudetto (a proposito: mostruosa Sisley, non ci sono altri aggettivi…) e vedendo “Faio” Farina premiato come Mvp delle finali scudetto mi sono detto: perché non rompo le scatole oggi ad un libero? Già, ma a chi? Mumble, mumble, mumble… Idea, perchè questo giro non rompiamo le scatole ad un libero in gonella? E allora perché non cogliere la palla al balzo e rompere le scatole a Betty Fronza? Da una vita e mezzo all’Ata Domonet è considerata una dei migliori liberi delle nostre latitudini, nonché una delle atlete più rappresentative della nostra pallavolo e con lei perché allora non parlare di questa amara stagione bianconera ormai scivolata via? Insomma, perché non chiacchierare un po’ di tutto? O almeno proviamoci.
Buona lettura.

Ciao Elisabetta, tutto bene?
“Ciao Baldino, tutto ok grazie e tu?”
Tutto a posto grazie, ma se mi chiami ancora Baldino ti tiro sotto con la macchina… Dai, basta scherzi e facciamo i seri, contenta che sia finita questa travagliata stagione? Archiviamo tutto e via?
“Sì, archiviamo questa stagione con tutti i problemi che ha avuto e voltiamo pagina. E’ l’unica cosa da fare. Ormai in questa nostra sfortunata stagione sono state dette anche troppe cose e tante persone hanno parlato. Ormai è andata così, chiudiamo questo capitolo e andiamo avanti, è inutile andare a cercare colpe particolari o altro. E’ stata colpa di tutti se quest’anno è andata così e basta, ora pensiamo già al prossimo anno”.
Ok, si pensa già al prossimo anno ormai, ma in che categoria ti auguri di giocare l’anno prossimo?
“Io spero che l’Ata possa giocare anche l’anno prossimo in serie B. Anche perché, pensando alla mia situazione, se faranno la C è giusto che facciano giocare un gruppo di ragazze giovani. Io in caso di una serie C è dura che riesca a giocare ancora, per cui…”.
Ma, alla fine, cosa è andato male in questa stagione tanto travagliata?
“Secondo me siamo partite male all’inizio della stagione, fra Coppa Italia e prime giornate di campionato abbiamo perso diverse, troppe, partite. E dopo un avvio così non siamo più riuscite a cambiare le cose, non siamo riuscite a girare la nostra stagione soprattutto a livello mentale, di convinzione nelle nostre possibilità, pian piano abbiamo perso fiducia senza mai riuscire a ritrovarla. Poi ci è mancato un leader che durante le partite mettesse giù i palloni importanti, un punto di riferimento ben preciso in diverse soluzioni”.
Alt, mi sono clamorosamente dimenticato di chiederti una cosa prima quando parlavamo dell’anno prossimo: non è che anche tu hai strane idee per la testa? Non è che anche tu stai pensando al ritiro?
“Che vuoi farci, ormai le ragazze sono stufe di vedermi ancora e sempre in palestra… Scherzi a parte, ormai sono cosciente che gli anni stanno passando e che sono sulla via del tramonto. A 30 anni ormai pensare al ritiro dall’agonismo credo sia una cosa normale, ormai non ho più tante stagione davanti per giocare ma di una cosa sono davvero sicura. Ovvero, che non voglio chiudere questa grande parte della mia vita con una retrocessione. Vorrei lasciare con un ricordo migliore. Quindi l’anno prossimo almeno vorrei giocare ancora, possibilmente in serie B”.
Ascolta una cosa, io da fuori guardo e ascolto in giro e vedo che sia voi che l’Argentario state pensando a riprendervi i diritti di serie B2. Ma allora penso, anziché spendere determinate cifre fare ora per l’anno prossimo questa “benedetta” squadra unica è così tanto una eresia oppure è almeno un’ipotesi di cui parlarne?
“Io avevo proposto una cosa del genere anche l’anno scorso, in tanti proposero questa cosa ma alla fine abbiamo visto che non s’è n’è fatto nulla e abbiamo visto come è andata. A dire la verità poi io sono una sostenitrice anche di una unione con il Torrefranca, per cercare di creare una squadra unica davvero forte con le migliori giocatrici trentine. Io credo che sia inutile avere tante società di un certo livello in serie B, forse la cosa migliore è davvero cercare di unire il più possibile le forze per creare un qualcosa di forte e di stabile”.
L’ho già sentita questa storia, credo chiamassero una cosa del genere “miracolo”. Un qualcosa di molto difficile da realizzare, anche se in giro sono in tante le giocatrici e gli allenatori a sostenere questa cosa. Ricordo che un paio di settimane fa, proprio in questa rubrica, lo propose anche Roberta Bortolotti
“Ha ragione, penso sia la cosa migliore per tutto il movimento femminile trentino avere una squadra forte che sia un punto di riferimento. E che sia in grado di accogliere tutte le migliori giocatrici che escono dai nostri vivai. Purtroppo ora come ora il movimento femminile è sempre messo in secondo piano rispetto a quello maschile, i numeri come praticanti saranno anche dalla nostra parte ma alla fine siamo sempre messe dietro ai maschi, credo sia inutile quindi farci la concorrenza fra di noi”.
Ma da dove nasce tutta questa differenza? Perché i maschietti sono sempre messi in primo piano secondo te?
”Il mondo maschile e quello femminile sono alquanto diversi sotto diversi aspetti, ma la differenza principale è che nel maschile ci sono molte più possibilità di investire risorse economiche e quindi raggiungere determinati risultati. Senza avere grandi stimoli di poter raggiungere determinati traguardi non riesci nemmeno ad avere obiettivi alti. E’ un gatto che si morde la coda, se non hai le possibilità di puntare in alto non hai gli stimoli giusti per continuare a lavorare per un miglioramento continuo. Ed a quel punto rischi di adagiarti sulla situazione attuale e stop”.
Sì, ma questo imputa anche un salto di qualità generale di società, dirigenti, allenatori, eccetera, del mondo femminile
“Forse con queste due retrocessioni, arrivate praticamente con sole giocatrici regionali, si è toccato il fondo. Forse, l’unico aspetto positivo di questa stagione tanto difficile è proprio questa: forse si è raggiunta la consapevolezza che avanti così non si può più andare e quindi questo faccia nascere in certe persone la voglia di cambiare le cose. Forse si è capito che bisogna darsi tutti una mossa per costruire qualcosa di nuovo e un nuovo modo di lavorare, per il bene di tutto il movimento. C’è il bisogno di un cambiamento”.
Bene brava bis, sono d’accordo, intanto hanno cambiato altre cose come i campionati. Che ne pensi di questa riforma?
“Devo ancora studiare bene cosa vorrà dire questa riforma, ma in generale non so a cosa possa servire per far crescere la qualità della B2. Si da sempre la priorità a chi può investire delle belle cifre, visto che ora per andare in B1 si dovrà avere una squadra da B1 già in B2, lasciando la voglia di giocare della gente sempre come una cosa secondaria. In B1 ci andranno tutti i più forti, tutto il resto del mondo in questa B2 allargata senza praticamente possibilità di andare più in alto se non investendo parecchio”.
Ascolta, basta discorsi seri, ti va di fare un bel giochino? Niente di zozzo, non ti preoccupare
“Ok, vai pure”.
Visto che sono quasi vent’anni che sei nell’Ata e che ne hai viste tante di squadre e di compagne di squadra facciamo il gioco di “Chi vuol esser Presidente?”. Presto detto, fai la tua “squadra ideale” con le varie compagne di squadra che hai avuto in questi anni. E’ solo un giochino ovviamente, te la senti?
“Ma stai scherzando? Non posso scegliere solo sei giocatrici, ho avuto in questi anni tantissime compagne che mi hanno dato tanto e con le quali mi sono trovata benissimo. Trovarne solo sei è impossibile, dai”.
Dai tu, è solo un gioco della memoria visto che sei la nonnina della squadra…
“Va bene dai. Dunque, alzatrice Francesca Bergamaschi, poi opposto Soledad Castellano, schiacciatrici Manuela Acler e Sara Ceolan, centrali la Cestari ed Elsa Ranghiero. Che ne dici?”.
Bella squadretta davvero, ma il libero? E qui ti voglio…
“Vabbhè, se posso faccio il presidente-giocatore e come libero gioco io”.
Ne ha facoltà presidente. Altra domandina delle mie, fra le altre giocatrici regionali contro le quali hai giocato in questi anni c’è n’è qualcuna con la quale ti sarebbe piaciuto davvero tanto tanto tanto giocarci insieme?
“Ma allora ti piace mettermi in difficoltà è? Ce ne sono tante, tirarti fuori dei nomi non è facile. Su tutte comunque ti direi Donatella Andreatta, per me lei è davvero una grande e un esempio per le giovani. Poi mi sarebbe piaciuto giocare anche con giocatrici come Roberta Bortolotti, Ilaria Basadonne e… perché no, Monica Dal Corso come giocatrice”.
Già che siamo in tema di buttar fuori nomi continuo con queste domandine: chi è stato l’allenatore più significativo per te?
“Quello più significativo è stato senz’altro Roberto Colò. Lui mi ha avvicinato alla pallavolo, mi ha insegnato a giocare e mi ha cresciuto pallavolisticamente, mi ha dato davvero tanto. Poi però in tutti questi anni ho potuto apprendere moltissime cose anche da tutti gli altri allenatori che ho avuto, da Melchiorri a Monica Dal Corso sino a Mongera. Tutti mi hanno dato qualcosa e sono stati importanti nella mia crescita”.
Cosa serve per diventare un bravo libero?
“Prima di tutto tanta pazienza, tanta concentrazione e tanta “testa” da tenere sempre bella sveglia. Quello del libero è un ruolo dove i tuoi errori li subisci e non puoi rifarti, sbagli e non hai l’attacco per sfogarti e per rifarti facendo punti. Il libero deve accettare questa cosa, deve capire da subito che si trova in una posizione difficile, nella quale devi accettare il tuo errore e il bisogno di tenere una massima concentrazione. Bravi liberi non solo si nasce, si può diventare, ma c’è bisogno di lavorare sempre moltissimo e soprattutto, visto che non puoi attaccare, devi crearti degli stimoli da solo. Devi esser tu a trovare quel qualcosa di particolare che anche da libero ti faccia sfogare in campo”.
Domanda quasi marzulliana che mi vien fuori spontanea: un libero, proprio in virtù di questa “castrazione” dell’attacco, può essere anche un leader?
”Per me sì, perché più che dal ruolo l’essere leader dipende dal carattere. Io, di mio, con il carattere che ho non sono quella che urla, che incita sempre, che grida alle compagne. Non è il mio carattere, ma se un libero ha un determinato carattere allora sì, può anche essere un leader”.
Cosa rispondi a chi ti dice che sei il miglior libero della regione?
“Rispondo che… non ci ho mai pensato. Veramente, non ho mai dato molto peso a questa cosa anche se ovviamente fa molto piacere che l’impegno e il mio modo di giocare sia apprezzato. Non tutti la pensano così, ma io penso solo a dare sempre il meglio di me. Poi esser considerata o meno la migliore è un discorso secondario”.
Quali sono le altre “libere” regionali che ti piacciono?
“Manu Pernici è molto brava, ha tanta esperienza ed è una giocatrice che da molte garanzie. Poi ci sono alcune giovani molto interessanti qua e là, che se continueranno a lavorare in un determinato modo fra qualche tempo potranno fare molto bene”.
Ultima cosa e poi ti lascio andare: quando Paola Cardullo ti ha consegnato il premio Lady Volley lo scorso novembre le hai chiesto un paio di dritte?
”Magari, era più in difficoltà di me! Mi ha detto di non aver mai premiato nessuno e mi ha chiesto cosa dovesse fare. Ma le ho risposto che non lo sapevo nemmeno io… Sono stata molto contenta di quel premio, davvero, non tanto per me come persona quanto perché è stato dato ad un libero. Non è facile farsi notare facendo il libero e questo è stato un bel riconoscimento per tutti questi anni”.

CHI E’ BETTY FRONZA

Nata a Trento il 3 agosto 1977 ha iniziato a giocare a pallavolo da bambina nell’Ata e non ha mai cambiato società. Da 19 anni è schiacciatrice prima e libero poi della squadra bianconera, con la quale ha vinto tre volte la serie C e poi ha sempre giocato in B2. Quest’anno ha vinto il premio “Lady Volley”.

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