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Il personaggio

Matteo Zingaro, Itas Diatec Trentino (giovanili)

Ragazzi e ragazze, sbarbari e sbarbare, è estate! “Tante grazie Niba, ce ne eravamo accorti…” Ok, ok, avete ragione a rispondermi così. Volevo solo dire che da ieri, 21 giugno, è ufficialmente estate. Il giorno più lungo dell’anno è alle spalle, è ufficialmente aperta la stagione della tintarella, delle pinne-fucile-occhiale mentre il mare è una tavola blu, delle creme abbronzanti, dei weekend al lago, delle settimane al mare… del beach volley. Giusto, è estate, perché non fare due colpi sull’erba o sulla sabbia? Ora che mi soggiunge un pensiero, sbaglierò e sono fumato come sempre o in questi giorni s’è anche disputato il campionato provinciale Under 17 di beach volley? Allora perché non prendere la palla al balzo e occuparci di beach? E magari anche un po’ di settore giovanile? Ma sì, e poi?? Cosa volete anche?? Cappuccino e brioches?? Ma sì dai, oggi sono buono e allora per chiacchierare di beach volley e settori giovanili alzo la cornetta del mio cellulare modello cassonetto e chiamo Matteo Zingaro. Già, Zingaro, perché il coach dell’Under 14 di Trentino Volley è pure selezionatore provinciale per il beach volley al prossimo “Trofeo delle Regioni” nonché afiocionados di prima linea delle “canotte sulla sabbia”. E quindi con lui vediamo di parlare di giovani e di sabbia, di occhiali da sole e di crescita di boci. E anche il buon Zingaro lo salutiamo con il grido di battaglia tanto caro: “tante coccole a tutti!!!”. Buona lettura!

Matteo, allora, cominciamo dalla fine: com’è andato questo campionato di beach?
“Nel complesso direi che è andato bene. Abbiamo avuto 14 coppie iscritte che le ritengo un buon numero, anche se purtroppo il dover spostare il campionato in un giorno infrasettimanale per motivi logistici un po’ è stato un peccato. Ma i più forti alla fine c’erano tutti e una cosa che mi ha fatto molto piacere è stato il vedere tutte le giovanili di Trentino Volley rappresentate. Una di queste coppie poi, di Under 16, ha passato il turno entrando nelle migliori otto e giocando così contro i più grandi. Alla fine hanno vinto Gallosti e Corradini su Buzzelli e Tomasi, ma ci sono state delle semifinali e delle partite sempre molto tirate e combattute”.
Il beach volley fra Adamello, Bondone, Stelvio e Marmolada: ma non stona un po’ la cosa? O meglio, che ci sia interesse lo si sa, ma pian piano sta anche nascendo e crescendo un bel movimento di appassionati?
“Un bel movimento ancora no, è presto anche se crescendo in modo esponenziale come l’interesse per il beach ha fatto anche da noi in questi ultimi anni allora presto i numeri credo saranno più alti. Io sono cinque o sei anni che organizzo tornei e manifestazioni di beach volley, o almeno che provo a fare qualcosa per questo sport. E ora come ora siamo molto legati a Villa Sant’Ignazio, dove penso ci sia il campo di beach migliore della città. Forse da noi deve ancora passare l’idea che il beach volley sia un ottimo modo per non smettere di giocare e fare pallavolo anche d’estate. Per non smettere mai di fare attività pallavolistica. Fare crescere il beach anche nella nostra regione è un modo per colmare il gap che, in questo, ancora abbiamo con altre regioni d’Italia. In più il beach permette di divertirsi giocando sulla sabbia e di fare alcuni movimenti, alcuni esercizi e determinati giochi che molto raramente in palestra si riescono a fare. Fino a qualche anno fa Trento per il beach era il deserto, non ci sono non solo campi o strutture ma nemmeno allenatori o dirigenti che si cimentino con il beach”.
A proposito di quello che manca, di cosa soprattutto avrebbe bisogno un beacher trentino?
“Di strutture che adesso non ci sono. Volendo, campi ottimi per giocare a beach a Trento ce ne sarebbero diversi, solamente c’è bisogno di un impegno forte. Alla fine per giocare a beach basta un camion di sabbia e una rete, per questo spero che le amministrazioni anche delle città si mettano una mano sul cuore e migliorino le strutture esistenti. Il top dei top sarebbe avere un campo coperto, in modo non solo da poterlo usare tutto l’anno ma che abbia anche bisogno di poca manutenzione. Altrimenti l’altra opzione è far arrivare tutti gli anni un camion di sabbia fresca e cambiare quella dell’anno precedente. Il problema dei campi da beach è la manutenzione, il dover curare la sabbia se non si ha una struttura coperta. Cose alla fine banali, che si potrebbero realizzare con poco, ma finché non ci sarà un gruppo, una realtà, dei numeri che chiedono una cosa del genere a gran voce dubito si realizzerà mai. Peccato, perché in questi ultimi anni anche atleti nostrani hanno fatto dei bei risultati a beach, penso a De Paola, Andreatta o agli Ingrosso. Pian piano il beach crescerà parecchio anche da noi, ne sono convinto”.
Adesso però vesti i panni del selezionatore trentino del beach volley: fra meno di 10 giorni c’è il “Trofeo delle Regioni”, in Toscana, che dovremo aspettarci dai “ragazzi in canottiera” che porteranno la nostra bandiera?
“Adesso i quattro finalisti del campionato Under 17 giocheranno la prossima tappa della “Sudtirol Cup”, in modo da fare un buon allenamento. Quindi prima di partire faremo altri quattro allenamenti insieme e poi deciderò quale sarà la coppia al Trofeo delle Regioni. Secondo me non è sufficiente un torneo per decidere chi è il più forte, dopotutto la giornata storta può capitare a chiunque, quindi deciderò anche in base a questi ultimi appuntamenti come la Sudtirol Cup. Andiamo giù per dare il massimo, ovviamente. Sappiamo che ci saranno coppie molto forti ma noi ci proveremo, proveremo a giocarcela contro tutti, potremmo fare bene. In una sola settimana di lavoro, ovviamente, più che sulla tecnica vorrei lavorare sulla tattica. Lavoreremo soprattutto su battuta e movimenti a muro. Poi sai… si tratta pur sempre di un grande appuntamento nazionale, gente forte ce ne sarà parecchia”.
Ascolta, domanda classica che forse un beacher s’è anche stufato di sentirsi fare, tant’è oggi ho fatto colazione con l’Aulin e la mia inventiva è sotto i tacchi delle scarpe: ma il beach non rischia di essere sempre e comunque il fratello minore dell’indoor e stop? Il fratellino che si vede solo per tre mesi l’anno e poi sparisce?
“Il beach sarà sempre in conflitto con l’indoor e viceversa. Alla fine i beacher sono giocatori dell’indoor, è normale, e in alcune situazioni le due cose vanno in conflitto. A meno che non si faccia il beacher professionista, a quel punto questa contrapposizione viene meno”.
Torniamo al “Trofeo delle Regioni”, un pronostico non te lo chiedo altrimenti so mi mandi a quel paese toccandoti parti del corpo indicibili in una intervista, ma un cosa ti aspetti mi sembra il minimo!
“Guarda, quest’anno ho vissuto da allenatore tre diverse finali nazionali. Quelle Under 14 e Under 18 e queste e, oggettivamente, ti devo dire che in una situazione come quella alla fine molto dipende anche dal tabellone che ti trovi. O, meglio, dai tipi di incroci che ti si parano davanti. Se hai la fortuna di pescare sin da subito incroci alla tua portata allora tutto diventa non dico più facile ma con meno pressioni del dover, magari, giocare una vera e propria finale anticipata contro un’altra squadra molto forte. Alla fine, la maggior parte delle volte, la squadra più forte vince ma spesso quelle squadre che potevano, magari, giocarsela nelle fasi calde con questa squadra sono state tagliate fuori prima perché hanno pescato un girone molto difficile…”.
Alt, non starai mica proponendo le “teste di serie” anche in queste situazioni del volley? Un po’, insomma, come si fa nel tennis?
“Difficile realizzare cose del genere anche nella pallavolo. Questa formula è per dare lo stesso spazio e le stesse possibilità a tutte le regioni. E questo spesso è costato a potenziali semifinaliste o finaliste la possibilità di arrivare fino in fondo con incroci molto difficili”.
Personalmente non sono d’accordo, da che mondo e mondo in manifestazioni del genere la squadra più forte è quella che dimostra di esserlo (mentalmente, fisicamente, anche di fortuna, tecnicamente, ecc…) in quella settimana o in quel mese, non nei due, tre, quattro anni o mesi prima. Sono manifestazioni così da millenni a questa parte ormai, con i loro pregi e i loro difetti da sempre. Altrimenti il Brasile che avrebbe detto prima di Germania 2006? Che doveva vincere a mani basse! Invece la Coppa del Mondo dove è finita? (A proposito, così, giusto per promemoria a tutti quanti un anno dopo: Po po po po po po po po po po po po!!!).
“Dico semplicemente che dovrebbero essere introdotti dei parametri che tengano effettivamente conto dei valori in campo, senza ovviamente togliere nulla a nessuno”.
Comunque dai, nel complesso sono state finali nazionali positive per voi di Trentino Volley. Avete confermato di essere uno dei settori giovanili più organizzati e migliori d’Italia?
“Nel complesso sì, ma posso farti io una domanda?”
Ci mancherebbe altro, spara pure.
“Che cosa vuol dire per te che un settore giovanile funziona?”
Dunque, bella domanda selezionatore provinciale. Per me vuol dire che anche dopo 10 o 20 anni che i ragazzi o le ragazze sono uscite da un settore giovanile hanno continuato a giocare o ad allenare a qualunque livello, siano comunque rimasti nel mondo della pallavolo nonostante la normale evoluzione della vita. Perché questo vorrebbe dire che quella passione e quell’amore per la palla a spicchi che gli si cerca di tramandare adesso gli è rimasto dentro. Ed ha lavorato a sua volta come allenatore o dirigente o arbitro o altro per altri ragazzi o ragazze, che lavoreranno con la stessa passione e amore per altri ragazzi e ragazze e via così. Solo così un movimento resta vivo, trasmettendo oltre ai fondamentali e al gioco della benedetta passione, almeno per me.
“Io sono un po’ più pratico di te in questo invece. Per me la bontà di un settore giovanile è data da quanti atleti che escono da lì arrivano in serie A. Tu, allenatore di giovanili, alleni per far sì che tutti diano il meglio. Puoi anche creare otto o nove giocatori che giochino in diverse categorie, ma hai vinto solamente quando hai creato un giocatore che arriva in serie A. Solo da questo si può misurare la bontà di un lavoro fatto in un settore giovanile. Tornando comunque alla tua domanda originale, sai in Under 14 l’obiettivo era arrivarci alle finali nazionali. In regione forse non eravamo la squadra più forte, ma abbiamo avuto il merito di diventarlo con tempo. Poi alle finali nazionali non siamo riusciti ad avere la stessa tensione positiva che nelle ultime partite di campionato ci avevano permesso di vincere. A cinque partite dalla fine del campionato eravamo praticamente tagliati fuori dalla vittoria finale, abbiamo però giocato cinque finali dando sempre e comunque il massimo e giocandocela su ogni palla. Forse l’aver raggiunto l’obiettivo finali nazionali è stato, a livello inconscio, un certo appagamento per tutti. Chiariamo, il dodicesimo posto finale è un buon risultato, forse se avessimo giocato come nelle ultime cinque partite di campionato avremmo chiuso un po’ più in su. Ma alla fine era la prima finale nazionale per tutti, compreso per me, e va bene così. Per quanto riguarda Under 16, 18 e 20 è già stato un gran risultato esser giunti alle finali nazionali con tutte le nostre squadre. L’obiettivo del nostro lavoro durante tutto l’anno è sì la finale nazionale, perché quella da lustro e risalto davanti a tutti, ma il primo obiettivo è l’avere sempre dei buoni giocatori sui quali lavorare. Non è detto, alla fine, che chi vince lo scudetto giovanile siano i giocatori più futuribili. Anzi, spesso capita che a vincere siano squadre già fisicamente formate. Invece noi dobbiamo pensare a formare ragazzi per una serie A. Un altro genere di squadre, come possono essere Argentario o Promovolley, possono puntare più ad un risultato immediato mentre noi facciamo un lavoro mirato al servizio della prima squadra”.
Sì, ma quello delle società che hai appena citato è un lavoro importantissimo, anche se Trentino Volley ha il merito di aver aumentato l’attenzione sul volley. E, di conseguenza, il numero dei bimbi in palestra. In tutte le palestre.
“L’Itas è un bel traino per tutto il movimento, questo è innegabile, che si è lanciato a cascata. I ragazzi che usciranno dalle nostre giovanili e non andranno in serie A riempiranno i parquet delle nostre serie B e C. Inoltre, oltre alla tecnica, c’è anche da creare una mentalità in un settore giovanile come il nostro. La mentalità di un giocatore che sa deve dare tutto in allenamento, che deve avere rispetto per allenatori e compagni, che non si tira mai indietro, eccetera. Quello che forse manca ancora un po’ in Trentino è il non porre ostacoli affinché un proprio ragazzo giovane faccia un importante esperienza in un settore giovanile come il nostro. Perché questo vorrebbe dire una crescita per tutti, a volte invece c’è ancora troppo campanilismo…”.
Non ti preoccupare Matteo, non è solo verso Trentino Volley. Il campanilismo c’è anche con i vicini di casa oppure con società di categorie anche molto inferiori, purtroppo è una “malattia” della pallavolo trentina.
”L’importante per questi ragazzi è che possano vivere una importante esperienza formativa come quella di Trentino Volley. Penso che se un ragazzo sia un po’ dotato è giusto che faccia il massimo per sfruttare appieno le proprie potenzialità”.
Me la fai la “lista della spesa del futuro”?
“Prego?”
Mi dici i nomi di quei ragazzi giovani trentini che, secondo te, se ovviamente continueranno a lavorare in un certo modo eccetera hanno un possibile futuro in serie A?
“Nomi non posso fartene, non sarebbe giusto. Alcuni ce ne sono e sono anche molto interessanti, se continueranno a lavorare in un dato modo, se faranno un certo tipo di percorso un giorno potrebbero fare molto bene. Per la serie A non bastano il fisico e la tecnica, ma ci vuole anche molta testa. Credo che di molto futuribili ce ne siano uno o due in Under 20, mentre per il resto del nostro settore giovanile posso dirti che abbiamo ricevuto i complimenti da parte dei tecnici della nazionale perché ritengono giusto il nostro modo di lavorare per il futuro. Ad esempio, scegliere in Under 14 di far palleggiare il giocatore più alto e l’attaccante più forte ha una sua ragione precisa. Se, oltre ad attaccare, riesco ad insegnargli anche a palleggiare allora potrà diventare un giocatore completo. Noi del settore giovanile di una serie A dobbiamo guardare oltre alla domenica, oltre al semplice vincere o perdere una partita, dobbiamo guardare allo sviluppo dell’atleta”.
E per sviluppare nel modo giusto gli atleti giovani servono anche allenatori di una certa esperienza e capacità, se non erro. Secondo te com’è il livello degli allenatori giovanili di casa nostra?
“Io ho avuto la fortuna di lavorare con gente come Conci, Giuliani e Pacher, dei bravissimi allenatori e gente che non ha da imparare nulla da nessuno. Ci si confronta spesso fra di noi e immagino che questo gruppo di allenatori porteranno avanti il discorso delle giovanili di Trentino Volley. Fuori da Trentino Volley a volte vedo cose e scelte che personalmente non condivido. Ma non voglio parlare di realtà e situazioni che non conosco dall’interno. Io sono molto giovane come allenatore, non me la sento di fare confronti, io ho un pensiero abbastanza radicale su come si deve lavorare con i piccoli. Io, per fortuna o sfortuna, sono uscito dal settore giovanile della Sisley Treviso e lì per molti aspetti è diverso da ogni altra realtà italiana. Lì ti trattano da professionista già a 14 anni, se fai una cosa oltre i limiti loro ti lasciano a casa una settimana senza problemi. Forse da un lato sarà un qualcosa di esasperato, anch’io stesso pretendo molto dai miei ragazzi, ma con questa mentalità hanno vinto tutto quello che hanno vinto”.

CHI E’ MATTEO ZINGARO

Nato a Treviso il 14 gennaio del 1979 fino all’Under 16 è stato un “pargolo” della Sisley Treviso. Quindi l’Under 18 e la A2 con Trebaseleghe, prima di venire a Trento per fare l’Università di Giurisprudenza. Sotto il Bondone ha giocato due anni con la Ronda Atesina in B2 e uno con l’Argentario, sempre in B2. Tre anni fa cominciò a fare il “braccio” (aiutante dell’allenatore in palestra) in A1 con Silvano Prandi a Trentino Volley. Quindi l’anno scorso ha allenato Under 16 e Under 13 e quest’anno è stato coach dell’Under 14 e viceallenatore dell’Under 18.

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