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Il personaggio

Renzo Scudeller, ex ds Trenta Volley (B1 maschile)

Stasera, pardon, stanotte visto che mentre scrivo ste righe sta per albeggiare, non mi viene una buona introduzione. Vorrete mica che presenti a voi lettori miei cari il Personaggio di questo giro a ‘mo di Sanremo: “Tizio Caio con “Se non torni schiatto” di A. Nonimo, B. Astardo e C. Agliostro”. E’ no, il Personaggio è qualcosa di molto “over line”, non una cavolata. Iniziare con “tante coccole a tutti”? No, già fatto. A proposito, tante coccole a tutti. Anche a quelli che mi dicono di non scrivere più tante coccole. Beh, per darvi il giusto benvenuto in questo nuovo giro di giostra del Personaggio potremmo iniziare col dirvi che fra non molto anche noi ci prenderemo una pausa. Che ormai l’estate è arrivata, i Righeira già suonano nei juke-box, si consumano più granite che sigarette e per trovare un tavolino all’aperto fuori da un bar devi fare a spintoni. Sì, segnali chiari che l’estate è già arrivata. Ma non vi preoccupate, ancora per un po’ il Personaggio vi terrà compagnia. Ma visto che è estate e che a noi ci piace stare “sulla notizia” perché non provare a chiacchierare (o almeno cominciare a farlo) di questa prima – sonnecchiante - parte del mercato nostrano. E per farlo così questa volta abbiamo rotto le scatole a Renzo Scudeller. Ex gran bel giocatore di serie A, da un anno circa faceva il ds in quel di Predazzo e da circa… che giorno è oggi? No, scusami, volevo dire, che ore sono? … Insomma, da circa 5 minuti lui e più o meno tutti dalle parti di Predazzo ha smaltito la sbornia promozione in B1. Giusto il tempo, insomma, per smaltire questa felicità e poi fare le valigie insieme a Kalc, visto che nessuno dei due è stato riconfermato e la certezza ufficiale è arrivata proprio questa settimana. Eccola una buona intro, cavolo! Prendo in prestito il motto ufficiale della promozione su in valle e dico a tutti: ce l’hai! Ce l’hai caro lettore e allora io la smetto di dilungarmi, ti dico di andare a leggerti questa intervista sul mercato, sulla promozione, sull’addio dell’ex banda di Brescia e sulla figura dei dirigenti e di come dovrebbe essere una società organizzata. Un abbraccione ed a presto.
Buona lettura!

Renzo, come va prima di tutto?
“Tutto bene grazie, tu?”
Voglioso di una flebo di Aulin ma bene dai. Veniamo subito al sodo che dici? Come mai dopo la promozione in B1, dopo le feste, i “Ce l’hai” e tutto il resto la prima cosa che è arrivata è la separazione da te e da Kalc?
“Ci ho pensato tanto, ci siamo trovati spesso, ne abbiamo parlato all’interno e abbiamo valutato tutta la situazione. Alla fine, così, mi sono reso conto di vari elementi e questa è stata la mia scelta. Sai, io nella vita sono analista in banca e studio sempre come esaminare la situazione e tirare le conclusioni migliori. Andarmene mi spiace tanto, davvero, ma valutando tutti gli elementi del caso ho avuto la sensazione che l’anno prossimo non sarei riuscito a fare bene il mio lavoro. Non sarei riuscito a farlo nel modo nel quale andava fatto, quindi ho preferito andarmene. Se posso farlo bene il mio mestiere ok, altrimenti preferisco non farlo. Ho pensato che fosse meglio lasciare spazio a qualcuno che possa fare questo compito delicato meglio di me. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare tutti a Predazzo e soprattutto Massimo Depedri che è una persona davvero splendida. Ho potuto lavorare in un ambiente splendido, grazie a tutti”.
Peccato, perché nei playoff, con la promozione, avevate girato una stagione alquanto altalenante fino ad allora.
“Spiace, perché questo gruppo ha fatto qualcosa di grande. Egoisticamente parlando io ora potrei dire: ho fatto un buon lavoro, ma sono contento soprattutto di cosa è stato fatto questo inverno. Ovvero, come siamo riusciti a superare anche diverse difficoltà e problemi. La campagna acquisti è stata lunga e tribolata, ci sono state anche alcune battaglie per avere dei giocatori, ma abbiamo agito in modo coerente perché mi interessavano sì giocatori di qualità ma anche e soprattutto persone che potevano essere un esempio. Persone che erano davvero intelligenti e splendide, che hanno saputo usare le difficoltà come occasione per crescere. Va davvero fatto un grande applauso a tutti, hanno saputo diventare un gruppo, ottimi amici oltre che ottimi atleti. Sono molto soddisfatto del lavoro di Marco Kalc, se abbiamo centrato la promozione in B1 è anche merito suo. Marco tutto quello che poteva fare l’ha fatto e si è sempre messo in discussione con grande umiltà. Anche lui come tutti può essere criticato ovviamente, ma è sempre stato molto sensibile e disponibile con tutti. E’ una bella persona, un caro amico che metto nel mio bagaglio di questa esperienza. A me dispiace sia finita così, però valutando tutti gli aspetti era impossibile proseguire. Uno di questi è la logistica, anche solo per arrivare da casa mia alla palestra per le gare interne dovevo farmi 400 km di strada. Per tutti i weekend era un impegno non indifferente. Non sono dirigente professionista, il volley è un hobby e non una professione, questo ha pesato molto sulla decisione finale insieme ad altre cose”.
Ed ora che squadra lasci? Questa squadra qualche ritocco per una buona B1 ne ha bisogno… E tu invece che farai?
“Diciamo che ha bisogno di pochi ritocchi ma importanti, ben mirati e di qualità, per fare un torneo decoroso. Io in questo momento mi sto guardando attorno, qualche alternativa c’è ma vicino a casa nulla ancora. Vediamo quello che verrà fuori ma sono sereno in questa situazione, nel senso che mi sono fatto 22 anni di volley giocato, mi sono fatto una grande esperienza da giocatore, tante soddisfazioni me le sono già tolte. Come dirigente questa era la mia prima esperienza e meglio di così credo proprio non poteva andare. Tutti sanno come amo il volley nei suoi aspetti più vergini ed elementari dello sport, per me lo sport di squadra è soprattutto una palestra di vita. E’ una base questa da non scordare mai. Occasioni di fare qualcosa ce ne sono, anche come dirigente delle giovanili sarebbe un impegno interessante. Vediamo”.
Senti, venendo da fuori che impatto hai avuto e che ti è sembrato del volley trentino?
“Ti faccio una confessione, sono molto contento di avere visto e conosciuto il mondo della pallavolo trentino. Io prima di quest’anno non ero mai venuto a giocare in Trentino, per anni sono stato legato all’Università oppure al lavoro, ma molto spesso ho ricevuto offerte da squadre trentine. Il Trentino ha la nomea di una regione dove si lavora seriamente e dove ci sono persone splendide, io ho vissuto questa realtà a Predazzo con gente splendida col cuore grande. E’ stata una scoperta molto positiva questo ambiente. Il Trentino è una bandiera nel volley nazione per come la pallavolo è seguita e amata. E’ un ambiente molto positivo e speriamo continui così. Ci tengo a ringraziare tutti ed a fare l’in bocca al lupo a tutti i miei amici trentini, in bocca al lupo per l’anno prossimo. Mi mancherà questo ambiente”.
Domandina da un milioncino o forse più di eurini: come si diventa un bravo dirigente? Che doti deve avere un buon ds, insomma?
“Deve essere un mix di tante cose. Nel senso che bisogna soprattutto essere persone oneste e credibili, soprattutto se vuoi durare. E quello del dirigente è un lavoro stile medaglia con due facce. E’ un grande lavoro, molto impegnativo, d’estate poi con la campagna acquisti è un periodo bollente. Anche perché poi quando iniziano gli allenamenti più che un ds devi essere uno psicologo. Devi stare sempre molto attento a tutte le esigenze dei ragazzi, devi dare una risposta a tutti. A volte dobbiamo trovare anche dei compromessi, è una professione molto bella che però necessita di una grande professionalità e che si vive per dodici mesi all’anno. E’ bella perché mette in luce tutto il tuo carattere verso i giocatori e verso tutti gli altri, ti permette di confrontarti con tutti e di conseguenza di essere in continuo miglioramento di te stesso. Poi la professionalità è, ovviamente, legata anche alla conoscenza personale del volley, devi esser praticamente la spalla dell’allenatore. Un bravo dirigente deve essere prima di tutto una brava persona. Poi se ci capisce anche tanto di volley meglio ancora. Prima di tutto però deve essere carismatico, deve essere ascoltato e seguito, deve essere capace di prendere scelte anche impopolari ma di avere il coraggio di decidere. Anche da giocatore sono sempre stato molto chiaro e sincero, alla fine queste sono cose che pagano comunque. Rispetto e professionalità, “tutto” qui alla fine”.
Ed ora che è estate immagino voi dirigenti state sclerando per bene…
“Diciamo che d’estate spendi più soldi in telefonate rispetto all’inverno. Normale sia così, questo è il momento delle chiacchiere e di muoversi per il futuro. Poi, sai, quando sei conosciuto è tutto più facile, sei già legato a dirigenti, allenatori, giocatori importanti, è utile anche quello per fare il dirigente o per districarti nel mercato. Se sanno chi sei ti senti anche gratificato, ti permette di non esser messo da parte ma anzi puoi parlare con sempre più gente. Nel mio piccolo ho sempre cercato di fare il meglio possibile e l’essere precisi e onesti, soprattutto con i più giovani, è la prima cosa”.
Come si conduce una campagna acquisti?
“Una campagna acquisti si conduce soprattutto avendo idee molto chiare secondo me. Da un lato capire bisogna capire subito con certezza le mire della società, quindi le possibilità della società in termini di budget e già questi non sono passaggi facili. Quando uno ha le idee molto chiare e la sua idea si sposa con la realtà della società allora si lavora bene. Bisogna partire sempre dall’allenatore, quello è sempre il primo punto. Una cattiva squadra con un buon allenatore, per me, rende di più di una squadra buona con un pessimo allenatore. Questa è la prima cosa, fare investimento su di esso, sull’allenatore. Il primo aspetto tecnico poi da fare è la ricezione, quindi il palleggio poi l’opposto e di conseguenza i centrali. Però questo è un ordine personale, poi dipende sempre da dirigenti a dirigenti. Questa è la mia idea, fare il contrario credo sarebbe un rischio”.
Il gruppo come “arma segreta” di quest’anno?
“Il gruppo ha permesso di superare i momenti difficili, ai ragazzi soprattutto va un applauso grandissimo. Un paio di periodi in difficoltà li abbiamo vissuti quest’anno, momenti nei quali non tutto girava per il verso giusto. Abbiamo sbagliato ma comunque abbiamo tamponato sempre, fino dall’inizio, poi nei playoff abbiamo trovato il bel gioco anche se non sempre ma soprattutto abbiamo trovato l’agonismo e la voglia di vincere che nei playoff ha fatto la differenza”.
Si parla tanto di corsi per dirigenti: sarebbero utili o solo un modo nuovo per guardare il soffitto?
“Sono sempre una cosa utile dei corsi per dirigenti, il confronto non può che farti crescere. Un corso con persone molte esperte in questo campo sarebbe un’iniziativa lodevole”.
Domanda, che ritengo molto interessante e che prendo in prestito dal nostro forum (complimenti a chi l’ha posta): cosa deve fare un direttore sportivo ed un responsabile tecnico? O un general manager?
“In questo sono un po’ di parte, io vivo di scelte organizzative razionali. Tu hai citato due o tre figure molto importanti, ma ce ne sarebbero altre che in una società sono importantissime. Già mettere una etichetta addosso ad una persona vuol dire dare a lui un ruolo chiaro e ben preciso. I problemi vengono fuori qualcuno non fa bene le sue cose o fa le cose di altri. L’armonia c’è quando ognuno fa le sue cose. Il direttore sportivo fa la squadra ed è il responsabile della gestione dei ragazzi, è il tratto d’unione fra la società ed i giocatori, assorbe come una spugna tutti i dubbi dei ragazzi che sottopone alla società cercando la soluzione. Il gm invece è il supervisore di tutte queste attività e teoricamente è chiamato in causa raramente, solo quando ci siano o si trascinino problemi non risolti. Proprio come il presidente. A mio avviso il presidente è la punta della piramide, una persona che se va tutto bene non scende mai in campo, ma che se serve deve essere garante e arbitro delle controversie”.
Non è mica facile comunque mettere in piedi una società ben organizzata…
“Vero, non è facile ma non è nemmeno impossibile. Se ci sono persone con la giusta intelligenza si può fare. A Predazzo ad esempio ce ne sono diverse persone intelligenti. L’importante, alla fine, è rispettare bene le competenze di tutti”.

CHI E’ RENZO SCUDELLER

Nato a Conegliano Veneto (Treviso), ex schiacciatore di 202 cm, è nato il 16 dicembre del 1969. ha iniziato a giocare a pallavolo a Conegliano a 16 anni esordendo in serie B (dove resterà due stagioni, B2 e B1) nell’annata 1987/1988. Quindi sette stagioni fra A2 e A1 a Brescia, prima di andare nella stagione 1996/1997 a Verona dove si fermerà tre anni fra B1, A2 e B1. Quindi il passaggio a Mantova (B1) e negli ultimi il ritorno in Veneto. L’estate scorsa ha appeso le ginocchiere al chiodo per diventare ds della Trenta.

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