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A1 Femminile

Neruda, il bilancio a fine stagione del presidente Rudy Favretto

Una settimana di stacco dopo la fine del massimo campionato femminile ed ora, in casa Südtirol Neruda Bolzano, è tempo di bilanci conclusivi. «Quella appena conclusa – dice Rudy Favretto, presidente del sodalizio altoatesino – è stata una stagione complessa, che merita di essere esaminata sotto diversi aspetti. Dopo la fine della regular season abbiamo voluto staccare la spina per qualche giorno, tirare un attimo il fiato prima di vivere questo fine settimana a Montichiari, dove insieme ad alcuni dirigenti assisteremo alla final four di Champions League».

Partiamo dal bilancio complessivo della stagione.
«Chiaro che la retrocessione dispiaccia a tutti noi, è stata una brutta botta dopo tante stagioni di soddisfazioni. Purtroppo abbiamo pagato a caro prezzo il noviziato in questa categoria, il fatto di avere un budget limitato e dell'essere partiti molto tardi l'estate scorsa con la costruzione della squadra. In più non dimentichiamoci che in questa stagione il livello medio della A1 è stato molto alto, c'erano non solamente alcune delle più forti giocatrici italiane ma anche alcune straniere di primissima fascia».
La cosa più positiva di questa stagione?
«Sicuramente il grande affetto che il pubblico bolzanino ci ha sempre dimostrato durante tutta l'annata. Per me questo pubblico ha vinto lo scudetto, perché i tifosi ci sono sempre stati vicini nonostante tutto, mi spiace solo non essere riuscito a dar loro qualche soddisfazione in più. I dati dicono che siamo il secondo sport a Bolzano per numero di spettatori dietro solamente l'hockey su ghiaccio, che in Alto Adige ha una lunghissima tradizione. L'altro aspetto molto positivo è rappresentato dalla soddisfazione di aver portato in giro per tutta l'Italia il nome di Bolzano e di tutto l'Alto Adige in piazze storiche come Bergamo, Modena o Conegliano, in palasport spesso e volentieri strapieni con 4 mila spettatori. Credo che per il nostro territorio questa esperienza in A1 sia stata un veicolo promozionale molto importante».
In questo contesto cosa è mancato soprattutto secondo lei?
«Riguardando indietro ai mesi scorsi abbiamo perso tante buone occasioni, set che sembravano ormai vinti ed invece poi li abbiamo persi, gare nelle quali sarebbe bastato poco in più per conquistare dei punti importanti. Personalmente salvo l'intera struttura societaria, dai dirigenti agli allenatori fino a tutti coloro hanno prestato la propria collaborazione per il Neruda, ci hanno messo tutti il massimo impegno ed abbiamo tutti imparato molto. Non sono stato contento del mercato fatto e del gruppo, nelle ragazze purtroppo non ho visto quella fame di risultati e quella cattiveria che negli anni sono invece sempre state caratteristiche fondamentali delle nostre squadre. Troppo spesso in campo ho visto un atteggiamento sbagliato».
Nel futuro del Südtirol Neruda Bolzano cosa c'è?
«Adesso è ancora presto per parlare di futuro, ci sono ancora un po' di cose da fare per chiudere l'attuale stagione. A me piacerebbe rifare al più presto la serie A1, impostando la stagione in modo diverso e facendo fruttare l'esperienza maturata in questa annata. Ma al momento la cosa più importante che dobbiamo fare è discutere con i nostri sponsor per capire su quali basi economiche potremo contare per il prossimo futuro. Abbiamo una serie di incontri in programma nelle prossime settimane, sicuramente come abbiamo sempre fatto faremo quello che ci permette di fare il budget, senza compiere passi più lunghi della gamba».
Mentre la stagione in corso prosegue con tutta l'attività del settore giovanile.
«Quello è una cosa che al Neruda non mancherà mai. Abbiamo un giovanile composto da oltre 120 ragazze e porteremo sempre avanti tutte le nostre attività sul territorio e di valorizzazione dei giovani talenti locali, anzi l'intenzione è quello di valorizzare sempre più l'impegno in questo campo. Uno stretto rapporto fra il territorio, fra l'Alto Adige, la sua gente, è sempre stato uno dei capisaldi dell'attività della nostra società e continuerà sempre ad essere così».

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