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Vibo dice no al rinvio della partita di domani, Mosna furioso

In vista della partita di domani sera, fra Itas Trentino e Tonno Callipo Vibo Valentia, Trentino Volley, che da qualche giorno deve fare a meno di entrambi i propri palleggiatori, infettati dal Covid-19 la settimana scorsa e tuttora in quarantena insieme al compagno Andrea Argenta, ha chiesto agli altri presidenti di SuperLega di acconsentire ad un deroga della regola che vuole una squadra obbligata ad affrontare un match fino a quando non supera il numero di quattro giocatori contagiati.
L'obiettivo della trattativa portata avanti in prima persona da Diego Mosna, era quello di evitare, attraverso un'intesa cordiale fra tutti i club di serie A1, che questa norma fissata in estate potesse applicarsi ad una caso abbastanza clamoroso come questo, ovvero l'assenza forzata di entrambi i registi presenti nell'organico di un club.
Se mancano due giocatori in un ruolo diverso, due opposti, due schiacciatori, due centrali o due liberi, ci si può arrangiare in qualche modo, ma è palese che convertire in regista un atleta che di solito fa un altro mestiere è quasi impossibile. Di qui la richiesta del club gialloblù agli altri sodalizi.
L'operazione sarebbe andata in porto, se non fosse che a mettersi di traverso è stato proprio Filippo Callipo, presidente di Vibo Valentia, un ostracismo che ha mandato su tutte le furie Diego Mosna, il quale ha pubblicato sul proprio profilo Facebook questo post al vetriolo, che ha reso anche di dominio pubblico la trattativa da lui avviata nelle ultime ore.

«Non è bastata una riunione fiume, svolta ieri pomeriggio alla presenza di tutte le società di SuperLega, per rinviare d'ufficio il nostro match di domani contro Vibo Valentia. Tutto ciò nonostante la quasi totalità dei club avesse espresso il proprio parere positivo per non disputare un match in cui una delle due formazioni lamenta l'assenza di entrambi i palleggiatori per Coronavirus. Contrario è risultato proprio Callipo.
Trovo tale comportamento assolultamente anti sportivo, privo di etica e morale e veramente di basso rango. Resto inoltre sorpeso, purtroppo negativamente, dal comportamento della Lega Pallavolo Serie A, che è rimasta rigida su questo argomento. Noi domani sera scenderemo (probabilmente) in campo, restando però indignati con Callipo e la Lega stessa; mi spiace constatare che per un motivo come questo ci si avviti sempre più in una spirale di interessi singoli e non del movimento».

La risposta al presidente di Trentino Volley è arrivata pochi minuti dopo. Sul sito del club calabrese Filippo Callipo ha risposto così alle accuse:
«Io non ero presente e a relazionarmi sulla riunione è stato il nostro direttore sportivo Ninni De Nicolo. Da quanto mi è stato riferito non si è trattato di un incontro fruttuoso. Tante ore di discussione (dalle 15 alle 19.20) in cui ogni società ha cercato di farsi portavoce dei propri interessi. Qualcuno lo ha fatto anche usando toni poco civili e ricorrendo a parole scurrili. Addirittura, ad un certo punto della discussione, alla mia società è stato attribuito l’appellativo di ‘delinquenti’. A formularci l’offesa è stato uno dei dirigenti presenti e alla quale nessuno dei partecipanti ha obiettato. Una grave offesa che non può passare inosservata.
La nostra colpa? Quella di voler rispettare le regole in vigore e stabilite ‘a priori’. Regole che dovrebbero essere uguali per tutti gli associati al Consorzio indipendentemente dalle circostanze che si verificano in un determinato momento.
Mi stupisce come ciò possa accadere alla presenza del presidente di Lega, Massimo Righi, al quale mi rivolgerò per fare richiesta della registrazione dell’intera riunione. Successivamente valuterò, insieme ai miei legali, se esporre denuncia nei confronti di chi ha usato parole oltraggiose verso la mia società.
È evidente, purtroppo, che ogni Club sta tentando di far stabilire la regola più comoda in base alle proprie esigenze e alla propria situazione.
Ci viene richiesto di dimostrare spirito di sportività nell’accogliere le istanze degli altri in modo da aggirare le regole. A tal proposito vorrei ricordare che è passato solo un anno da quando gli stessi che oggi ci oltraggiano ci hanno rimarcato a gran voce che non sono ammesse eccezioni alla regola: nello specifico ci è stato ribadito che non poteva venire concessa nessun tipo di deroga quando il nostro impianto sportivo non risultava idoneo alla norma dei tremila posti a sedere, nonostante ne contasse 2.500 e fosse uno dei pochi impianti sportivi in Italia ad avere il certificato rilasciato dalla Commissione di Vigilanza sui Pubblici Spettacoli e non solamente quello dei Vigili del Fuoco. Ebbene l’unica soluzione per poterci iscrivere al Campionato è stata lasciare casa nostra, con tutto quello che ciò comporta, e chiedere ospitalità a Reggio Calabria. Noi la mancanza del nostro pubblico l’abbiamo sperimentata già prima del Coronavirus.
Successivamente per poter riportare la squadra nella sua sede naturale ci siamo dovuti accollare i lavori di riqualificazione di un altro Palazzetto (il PalaMaiata) – abbandonato da anni- che avesse i famigerati tremila posti. Anche questo come il PalaValentia, gode della duplice certificazione anche se il Regolamento di Lega prevede la possibilità – che diventa una buona scorciatoia per molti – di esibire solo il Certificato di Prevenzione Incendi rilasciato dai Vigili del Fuoco. Attualmente con enormi sforzi ci troviamo a gestire in maniera diretta ed esclusiva due impianti sportivi nella stessa città, uno di 2500 posti e l’altro di 3000. Insomma, il prezzo per rispettare la regola lo abbiamo pagato caro, ma lo abbiamo pagato.
Trovo, inoltre inadeguato che ad essere investiti della responsabilità di prendere decisioni di questo tipo siano direttori sportivi e collaboratori. In questi casi credo che spetti ai presidenti delle società ritrovarsi intorno ad un tavolo ed esprimere la propria posizione. Altresì sarebbe opportuno che la Lega Pallavolo ritrovasse la sua autorevolezza per gestire queste situazioni complesse, per fare in modo che non sorgano conflitti tra le società consorziate ed evitare assolutamente un’altra arena come quella di ieri che certo non fa bene al movimento».

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