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Burgsthaler: "A Padova una stagione stupenda, adesso in A1"

Hanno festeggiato con una cena tutti insieme a Santa Croce e poi via, una nottata in pullman, fermandosi praticamente in ogni autogrill a fare scorta di qualcosa da bere o smangiucchiare. I ragazzi di Padova hanno festeggiato così la promozione in A1, ottenuta ieri sera in rimonta contro Santa Croce, arrivando poi a casa alle 7 del mattino. Sul pullman la festa grande della squadra, di un gruppo molto unito che ha festeggiato guardando tornando a casa sul pullman “L'allenatore nel pallone” (cult movie, chapeaux per la scelta) e ritrovandosi tutti insieme ancora oggi a casa di Tiberti, per riguardare insieme la partita, mangiare e continuare la festa. «Quest'anno è stato davvero bellissimo anche e soprattutto per questo – ci racconta Matteo Burgsthaler, centrale di Villazzano che ha difeso i colori di Padova in questa stagione – siamo stati davvero un gran gruppo, prima di una squadra siamo stati davvero amici fra di noi e questo non capita certo tutti gli anni».

Beh, adesso che la A1 se l'è conquistata immagino vorrà anche giocarsela.
«Altroché, di sicuro. L'anno prossimo voglio giocare in A1 e sarei molto contento di poterla giocare qui a Padova. Ho avuto alcune offerte, qualcuno mi ha contattato ma qui sto benissimo sia con la società sia con la città. La mia priorità ora è rimanere qui».

Anche se il suo cartellino per una stagione ancora è di proprietà di Trentino Volley. C'è qualche possibilità di vederla a Trento nella prossima stagione?
«Le possibilità sono tutte aperte, non se ne esclude nessuna, spero però che alla fine conti la mia volontà che adesso è, al cento per cento, giocare ancora qui a Padova. A Trento certo sarebbe bellissimo essere a casa e magari vincere qualcosa di importante, ma qui a Padova mi giocherei il posto da titolare con Cricca in diagonale ad un altro centrale d'esperienza che dovrebbe arrivare. Ma io voglio fare un passo alla volta e guadagnarmi qualcosa giocando, sul campo. La A2, ad esempio, l'avevo già vinta a Crema ma questa volta l'ho vinta giocando ed ora giocare la A1 dove te la sei conquistata secondo me è il massimo».

Questa promozione è stata come se l'aspettava?
«Mi immaginavo di essere più felice, invece ora sono più che altro triste perché è finito un anno fantastico. A parte la delusione, durata un giorno, di aver perso lo scontro diretto con Ravenna. Poi abbiamo fatto dei playoff bellissimi, sapevamo di avere tutte le carte in mano per riuscire a vincerli e ce l'abbiamo fatta. Resta solo il rammarico per non essere riusciti, nelle due sfide con Ravenna, a giocare davvero come sappiamo. Loro interpretando meglio di noi lo scontro diretto si sono meritati di andare in A1 direttamente».

Per lei poi è stata un'altra stagione eccezionale: per il secondo anno di fila è il miglior muratore del campionato cadetto.
«Qualche giorno fa qui mi ricordavano una scena capitata al mio arrivo. Quando tutti qui mi dicevano che i 125 muri che avevo fatto lo scorso anno erano un record assoluto, uno di quelli che resteranno per anni e anni.... e invece quest'anno ne ho fatti 164 (in 38 partite, ndr). E dire che questa stagione era iniziata malissimo, durante la preparazione fisica ho avuto problemi ad entrambe le ginocchia, quando finalmente stavo meglio poco tempo dopo mi sono strappato e così sono dovuto restare fermo altre due settimane. Forse è stato lì che è esploso l'amore fra me e Padova, loro mi hanno aspettato senza problemi ed io ho potuto lavorare tranquillo per tornare subito al massimo».

Per di più avete avuto anche un fatto molto brutto quest'anno, la tragedia che ha colpito il Giappone e che ha toccato anche Yu Koshikawa, il vostro schiacciatore giapponese.
«Ricordo la mattina del terremoto, alle 9 noi avevamo pesi e lui si presentò regolarmente in palestra prima ancora di essere riuscito a parlare con i suoi famigliari. Vedevamo che era teso, ovviamente, ma sembrava quasi che fossimo noi più preoccupati di lui. Poi come gruppo e come società gli siamo stati vicini, con le bandiere listate a lutto ed altre iniziative. Purtroppo si sono verificati ora in finale promozione questi incresciosi cori di qualche tifoso toscano contro il popolo giapponese e lì è stato davvero molto brutto. A livello umano è stato molto brutto».

Che impressione le ha fatto questa A2? Resta sempre un campionato difficile e tirato?
«Sì. Basti pensare che a 5 partite dalla fine del campionato avevamo 6 punti di vantaggio su Ravenna ma alla fine hanno vinto loro. Il livello è sempre molto buono, perché sono state allestite diverse squadre alquanto competitive, probabilmente noi e Ravenna eravamo le due fuoriserie di questo torneo ma per riuscire ad essere promosse abbiamo dovuto sudare entrambe sette camicie. Non si poteva dare nessuna partita per scontata. Basti pensare che alcune neopromosse come Genova, Milano e Segrate sono arrivate tutte e tre ai playoff».

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