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Il personaggio

Sara Gasperotti, DeltaDator Torref. (B2 femminile)

Quinta puntata della nostra settimanale rubrica. Buona lettura!

Lei il campo l?ha rivisto solo nelle ultime settimane dopo alcuni problemi fisici alla schiena. Giusto giusto per provare, fra due settimane, a giocare quella partita che nella pallavolo femminile trentina è più importante di qualunque altra. Ovvero, Ata contro Torrefranca. Lei è Sara Gasperotti, universale del DeltaDator Torrefranca tornata finalmente a calcare il palcoscenico della B2 in rosa dopo i problemi fisici. Proprio lei potrebbe essere l?arma in più di questo DeltaDator Torrefranca, in questa seconda parte della stagione. E proprio lei è il nostro Personaggio della Settimana.
Allora Sara, per prima cosa come va la tua schiena?
«Decisamente meglio per il fatto che, finalmente, riesco a dormire... scherzi a parte, sto bene nel senso che da quando ho ricominciato ad allenarmi non è peggiorata, anzi è molto migliorata. Ho visto che stando seduta a non fare nulla non migliorava, così ho ricominciato gradualmente ad allenarmi e per ora va bene, non salto ancora anche per un po? di prudenza ma finora sta andando tutto bene. Ormai sono due anni che ho male, ho ricominciato a dormire solamente da luglio e sono contenta».
Schiacciatrice, alzatrice, forse libero, ti manca solo da spazzare la palestra e poi hai fatto tutto...
«Attenzione, perchè ho fatto anche due partite da centrale in B2, una di queste due l?abbiamo pure vinta... Diciamo che faccio tutto mediocremente, non so se questo è un bene oppure un male, a volte forse è meglio saper fare bene bene una cosa sola che tutte mediamente. Dipende da tante cose, da diverse situazioni».
Come ci si adatta a ruoli tanto diversi?
«Ci si mette lì di buona volontà e si lavora, senza porsi tanti limiti. Ovvero non bisogna pensare di non riuscirsi o che sia un qualcosa di troppo duro da fare, si prova e si cerca di farlo al meglio. Anche in allenamento faccio tutti e tre i ruoli. Bisogna solo lavorare cercando di metterci del proprio».
Il ruolo che senti più tuo?
«Ovvio che quello di laterale lo sento come il mio ruolo, l?ho fatto per dieci anni e, anche se l?anno scorso non l?ho fatto, ormai alcuni automatismi li ho assimilati bene. Invece per l?alzatrice è più difficile, dopo un solo anno da regista e poi mi sono dovuta fermare per questi problemi, naturale quindi che non ho ancora assimilato tutto del ruolo. Per il laterale la ruggine, su movimenti di difesa e ricezione e cose così, la tiro via in fetta, mentre per la gestione del gioco non è così facile».
E questa novità che adesso fai anche il libero?
«Piano faccio il libero...finora l?ho fatto solo una volta solo in partita e mi alleno solamente da libero. E poi non è un ruolo così diverso da quello del laterale, non puoi attaccare è vero però i fondamentali di seconda linea sui quali si deve lavorare e specializzarsi sono gli stessi. Invece fare l?alzatrice è vedere e vivere la gara da un altro mondo, si partecipa al gioco in modo diverso. Personalmente è molto più difficile per me soprattutto perchè ho iniziato adesso».
Ti possiamo definire uno degli ultimi ?Highlander?, i cari vecchi universali di una volta che ora non esistono quasi più?
«Può essere io somigli un po? a questi vecchi giocatori che una volta dovevano fare tutto. Un po? come i centrali che dovevano pure ricevere. Quando nelle giovanili c?era ancora lo spirito che tutti dovevano saper fare un po? di tutto. Allora si pensava così mentre ora, forse, c?è una mentalità un po? differente, ora nascono tutti che c?è già il libero e che bisogna specializzarsi in un ruolo solo. Inevitabilmente cambiare le regole di questo sport cambia anche il modo di far crescere le atlete».
Veniamo alla squadra, di recente due sconfitte di fila anche se con il Pan d?Este ve la siete giocata bene mentre a Udine avete pagato qualche errore di troppo?
«E? il nostro limite in questo momento, sbagliamo troppo. Sia nei momenti fondamentali di una partita sia certe volte all?inizio dei parziali lasciamo scappar via l?avversario con alcune ingenuità e alla fine tanti dei punti dell?avversario glieli abbiamo regalati noi. In una categoria come la B2, soprattutto, questo è un grosso limite e fa la differenza. Può esserci in una squadra il ?mostro? della situazione che fa tanti punti ad ogni partita, ma il punto di forza delle squadre di questa categoria è sempre stato il non sbagliare, il non mollare mai, lo star sempre attaccato ad ogni pallone».
I playoff sono alla vostra portata?
«Mah... non saprei veramente. In classifica siamo scese dopo le nostre ultime prestazioni, ma penso che noi non dobbiamo dire che abbiamo l?obiettivo playoff bensì pensare ad ogni partita una alla volta. Ogni gara per noi deve essere a sè stante, dobbiamo insomma pensare alle nostre cose e stop. Quando si affronta una gara non dobbiamo porci dubbi se loro sono forti o meno, ma pensare solamente a come noi affrontiamo la partita. Temo più la nostra prestazione di quella dell?avversario, finora siamo stati capaci di vincere con il Codognè e poi di perdere punti in giro su campi abbordabili. Adesso ci sarà Schio, che non è certo uno squadrone, ma dipenderà tutto da noi. Ovvio che se pensiamo a giocare noi bene e risolviamo i nostri problemi in battuta ed i troppi errori che commettiamo speriamo almeno di giocarci poi l?ingresso ai playoff».
Risentite ancora a livello mentale, emotivo, della stagione scorsa?
«Non credo, anche nelle prime partite di questa stagione non tornava in mente nemmeno a me il discorso B1. Poi sono cambiati gli elementi della nostra squadra, ormai non ci pensiamo più agli errori dell?anno scorso. Abbiamo in testa solamente il girone di ritorno della B2 ormai».
Peccato per l?anno scorso comunque, un vertice femminile come può essere la B1 manca un po? alla pallavolo trentina.
«Ormai erano tanti anni che non c?era una B1 a Trento, ero ancora piccola io l?ultima volta anzi, ero troppo giovane anche solo per andarla a vedere da sola. Un bell?evento di sicuro, a noi è andata così ma è stato un anno importante per tutti. A me poi ha riservato la doppia sorpresa con il cambio di ruolo in alzatrice».
Anche perchè sono tantissime le ragazze che giocano a pallavolo e, magari, vedrebbero volentieri non solo l?Itas come squadra di elite.
«Sicuramente sì, se ci fosse penso si creerebbe un buon movimento come quello creato dall?Itas ancora quando era in A2, quando andavo anch?io a vederla a Gardolo. Secondo me sì, la pallavolo femminile ha numeri ed interesse e se io penso a quando avevo 13 anni se ci fosse stata squadra di A2 femminile sarei corsa a vederla. Penso farebbero così tante ragazze giovani appassionate di pallavolo. Io ricordo che quando c?era anche solo il Marzola in B2 correvo a vederla e io giocavo nelle giovanili. Sarebbe un bel livello anche avere una buona B1. Poi, ovviamente, bisogna dare un bello spettacolo al pubblico per attirarlo, dagli eventi di un buon livello. In B1 ci sono molte brave giocatrici professioniste nel sestetto, le più forti hanno la fortuna di potere fare tutto questo per lavoro».
Contraria o favorevole a far giocare le pallavoliste in body come voleva qualche tempo fa Acosta?
«Bah... non lo so davvero. Che venga imposta una cosa così mi sembra ridicolo, se qualcuno vuole giocare col body, ok, libero di farlo. Ma se lo impongono non va bene, stiamo esagerando. Forse solo se oltre al body obbligassero anche l?uso di un buon dietologo... no, scherzo».
Per par condicio si potrebbero far giocare i maschietti con boxer aderenti, petto nudo con numeri e sponsor tatuati sulla pelle?
«Bella proposta, mi piace, ma loro saranno daccordo? Solo che a quel punto vorranno introdurre il due pezzi per le donne che giocano a pallavolo sullo stile del beach volley, la cosa così si fa più ardua. Se poi magari ogni tanto scaldano la palestra una cosa così si fa più volentieri. Al PalaBocchi fa così freddo che si dovrebbe giocare con le vecchie maniche lunghe visto il freddo della palestra. È dura anche solo star ferme in panchina col freddo che fa...».
Tornando al discorso body, scherzi a parte, non è certo così che si attira l?attenzione sulla pallavolo femminile...
«No di certo, se uno va a vedere il volley femminile per vedere ventiquattro ragazze sicuramente no. Io penso che se una persona va a vedere una partita per vedere dei fisici ci va una volta e stop, perchè se almeno ha un briciolo di passione e dopo due azioni non ne può già più perchè il livello è troppo basso questo non tornerà più. Una volta penso si possa andare a vedere una partita per i fisici, di più dai...».
Il gioco della Torre: Alessandra Danese, Francesca Bortolotti e Natascia Mellone, chi butteresti giù dalla torre?
«Ostrega... Dovrei buttar giù Francesca così gioco io? No di certo, dai. Natascia no perchè è l?ultimo vero alzatore che abbiamo avuto in regione, quindi assolutamente no. Poi come faccio a buttare giù una mia compagna attuale e mia ex compagna con la quale ho vinto la mia unica B2?».
Buttiamo giù dalla Torre direttamente l?intervistatore?
«Mah...».
Oppure buttiamo giù direttamente la Torre?
«Buttiamo giù la torre direttamente».
Quattro alzatrici diverse in quattro anni, è dura così trovare una certa continuità...
«Questo sicuramente. Non credo questo sia uno dei nostri punti deboli, ma una delle cose su cui lavorare di più certamente sì. Già di suo per un?alzatore non è facile trovare l?intesa con le compagne e la palla giusta per tutte. Se poi si tratta di un alzatore giovane che deve fare esperienza in una buona categoria allora ancora di più. Un conto è se tutte le alzatrici con cui giochi sono esperte, se invece deve farsi le ossa e trovare anche l?intesa con tutte è un lavoro ancor più duro. Certo questa non è stata una scelta preventivata, è una cosa che si è creata e che ha reso il tutto più difficile. L?anno scorso mi sono accorta di quanto quello di alzatrice sia un ruolo chiave».
Adesso che ogni tanto entri a ricevere, ritrovando così la tua gemella Bortolotti, voi due insieme date una bella solidità alla ricezione del DeltaDator.
«Roberta ne da già una gran fetta da sola, io adesso più o meno. Comunque con il fatto che non salto sto lavorando molto sulla difesa e ricevo molto in allenamento».
Fino a che età avete intenzione di giocare voi due?
«Io finchè regge il fisico, sicuramente. Quindi, sperando che la mia schiena faccia la brava, ancora tanti anni. Non riesco ancora ad immaginare come sia non dover andare in palestra tutte le sere, doversi organizzare il da farsi ogni giorno e non avere più la partita il sabato sera. Sarebbe una noia incredibile senza tutto questo».
Sabato Schio ma, soprattutto, il sabato dopo c?è questo derby con l?Ata Domonet. Voglia di rivincita dell?andata?
«Tantissima!! Quel derby l?ho visto sugli spalti a causa dell?infortunio alla schiena, noi l?abbiamo giocato malissimo, disputando una bruttissima partita. Sicuramente sì, vogliamo la rivincita, soprattutto ce la vogliamo giocare alla pari con loro. Se poi vincono loro brave, noi saremo contente se riusciremo a fare la nostra gara dando tutto, ma perdere come all?andata non mi va proprio. Poi per me i derby sono sempre qualcosa di particolare, ricordo che in una partita con l?Ata di quattro o cinque anni fa stavamo perdendo 0-2 quando sono entrata io opposto e Paola Eccel, nonostante fosse ammalata, al centro. E alla fine abbiamo vinto 3-2».
Di quest?Ata cosa ne pensi?
«E? una gran bella squadra, sono davvero molto forti. Ormai giocano insieme da un po? di anni, hanno tutti i loro meccanismi molto bene oliati. Poi quest?anno mi sembra che il problema che avevano gli altri anni, cioè che commettevano troppi errori, quest?anno non ci sia quindi... Quindi mi aspetto una bella gara, tirata e molto difficile per noi».
Il sabato del derby con l?Ata però c?è anche la finale di Sanremo, che si fa si salta la stracittadina?
«Ma va là... che cosa dici? Facciamo una cosa magari, cantiamo tutte insieme noi del Torrefranca dopo il derby se va in un certo modo, promesso. Se mi dici che c?è la Juventus che gioca oppure la finale di Champions League allora gioco con la radiolina nelle orecchie, ma per Sanremo no di certo».
Se dovessi andare alla Snai e giocarmi 10 euro sul derby su che risultato devo scommettere?
«Penso potresti scommettere su un 3-1 per noi, spero. Perchè? Primo perchè dobbiamo essere ottimisti, poi perchè siamo ormai abbonati ai cinque set e vogliamo un po? sfatare questa cosa».
A Gasperotti allenatrice ci hai mai pensato?
«Me lo dicono in tanti sai? Ma penso sarei un?allenatrice troppo cattiva. Sai, sono stata allevata pallavolisticamente da un grande allenatore che sapeva farsi sentire come Stefano De Luca, quindi ho un po? la sua mentalità e penso sarei troppo cattiva. Anche perchè non so se tutte le giovani di adesso sono disposte a fare tutti i sacrifici in palestra che abbiamo fatto noi. Sarei cattiva, ma non ci ho mai pensato sinceramente».

CHI E? SARA GASPEROTTI

Nata a Trento il 17 maggio del 1982, col passare degli anni Sara Gasperotti (nella foto qui a fianco il giorno della Laurea in Ingegneria dell'Organizzazione e dell'Informazione) è diventata praticamente un' universale. Ha iniziato a giocare a 12 anni nelle fila del Marzola, società nella quale ha svolto tutto il settore giovanile (Under 14 e Under 16) con in più la terza divisione. Vinta la prima divisione nell?anno della retrocessione del Marzola dalla B2 in C ha così cominciato a giocare nella massima serie regionale, dove si è fermata per due stagioni. Nella seconda di queste stagioni da schiacciatrice del Marzola ha vinto la serie C, disputando così nei due anni seguenti la quarta categoria nazionale sempre con la società di Povo. Quindi il passaggio al DeltaDator Torrefranca in questi ultimi anni, società nella quale ha conquistato nella stagione 2003/2004 la promozione in serie B1.

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