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Il personaggio

Davide Gabrielli, Trenta volley (B2 maschile)

Non si vedono spesso, eppure senza dirigenti non si va avanti. Sono una figura complessa e vitale per il volley, tanti sono i loro impegni ed i loro obblighi. Andiamo allora a conoscere meglio l?impegno dei dirigenti attraverso uno di loro, attraverso Davide Gabrielli ds della Trenta Volley. Che, guarda il destino, questa settimana è attesa da una partita decisiva per la salvezza in serie B2 maschile contro il Five Venezia.

Davide, settimana decisiva questa per la tua Trenta Volley?
«Una settimana di fuoco questa, c?è una tensione positiva nell?ambiente e sono contento per questo. Siamo attenti al dettaglio, vedo tutti molto grintosi, molto cattivi, c?è la voglia di fare bene. E? una settimana decisiva, peccato essersi trovati in questa situazione, penso che se ripartissimo oggi sarebbe tutto un altro campionato. Basti pensare che abbiamo perso 9 punti con le squadre dietro di noi. Certo però c?è un bel gusto sportivo nel giocare uno scontro diretto così importante».
Come si vincerà questo scontro diretto con il Five Venezia?
«Secondo me sicuramente con l?aggressività positiva. La testa avrà il suo peso specifico, poi la battuta secondo me farà la differenza. Noi stiamo giocando molto bene su muro-difesa, ma dobbiamo tenere i loro centrali staccati da rete. Su muro alto siamo micidiali, tocchiamo tanto e facciamo diversi muri diretti. Sicuramente però sarà importante essere freddi, capire che se perdiamo il primo set non abbiamo perso la partita e che se siamo in vantaggio di due parziali dobbiamo tenere la stessa concentrazione».
Vincere sabato e poi cercare di fare punti in giro?
«Vincere sabato e poi cercare di vincere tutti gli scontri abbordabili, rubando magari qualche punticino nei tre scontri proibitivi che ci aspettano con Monselice, Tridentum e Tassullo Spa Tama. Dobbiamo convincervi che vincere sabato non vuol dire che siamo salvi, ma solo che siamo avanti di un punto su Venezia. Ma anche loro dopo avranno da scontrarsi con le prime tre della classifica e in seguito gare abbordabili come con Trieste o Bibione, dobbiamo cercare di fare la corsa su di loro. Dovremo essere cinici nelle partite abbordabili».
E se, toccando ferro, sabato andrà male?
«Allora dovrà venir fuori la nostra maturità. Se andrà male saremo a -5 e nulla di compromesso ci sarà ancora. Abbiamo dimostrato di poter andare avanti 2-0 con una squadra come Cordenons, nulla ci vieta di vincere con Monselice e soci. Non dovremo mollare e poi, alla fine, faremo i conti. Se ce l?abbiamo messa tutta vorrà dire che c?erano otto squadre più forti di noi. Senza fare drammi o tragedie, ma con la serenità di aver dato tutto».
Come giudichi finora questa prima stagione di B2?
«Dal punto di vista generale, da dirigente, è stata un?esperienza molto interessante e stimolante, sto vivendo cose che non avevo mai vissuto prima. Il rapporto con i giocatori da questo punto di vista è molto diverso, bisogna lavorare molto sulla motivazioner dei giocatori, bisogna dare garanzie a chi sta giocando. Devo migliorare molto in questo ruolo, come ci si allena a giocare ci si allena anche come direttore sportivo. Certo tornare a giocare non mi ha aiutato molto, comunque per essere il primo anno di B2 il bilancio è esagaratamente positivo».
Il progetto Trenta Volley fuori dalla palestra invece come va?
«Ci sono sempre circa 250/300 persone al palazzetto, abbiamo paralizzato con il nostro progetto giovani tutte le palestre delle due valli portandoci circa 200 giovani, siamo diventati un ottimo strumento di comunicazione sempre più ricercato, abbiamo imparato a trovare sponsor, abbiamo raggiunto un equilibrio finanziario positivo. Pensa che chiuderemo il bilancio in utile, ma anche con le spese che dovrebbero invece essere amortizzate in cinque anni. Abbiamo uno staff dirigenziale che continua a rinforzarsi, uno staff sempre più ricco di teste creative motivate e faremo alcuni eventi importanti quest?estate. La serie B2 è uno dei tanti punti del nostro progetto, se retrocederemo non sarà un fallimento ma solo un punto sbagliato in mezzo ad altri positivi. Se andare in C mi sarà servito per migliorare come dirigenti va bene. Noi per scelta abbiamo differenziato molto il nostro progetto, tanto che solo il 46% del budget nella squadra va per la squadra quando di solito è l?85, il 90%. Siamo un laboratorio, dobbiamo provare le cose, l?anno prossimo modificheremo anche l?impianto della rosa. E? normale sbagliare, così si impara per il futuro».
Una B2 questa poco equilibrata in cima finora, con Tassullo Spa Tama e Metallsider sopra a tutte, mentre in centro bassa classifica bisogna sudare?
«E? strano questo campionato, Anaune e Villazzano hanno una marcia in più di tutte, ma per il resto vedo squadre molto equilibrate. Tutti possono vincere con tutti, vedi San Vito che vince con l?Anaune o la Tridentum che cade a Mestre. E? un campionato strano e grazie a questo non so se sia più facile o più complicato per noi salvarsi. Certo il livello, per come me lo ricordo io, è calato. Rispetto alla B2 che ho fatto a Borgo, quando siamo arrivati secondi, era praticamente un livello da B1. Un gioco molto diverso da quello di oggi».
Come si vive la doppia veste di giocatore e dirigente?
«Malissimo. Ora faccio solo il giocatore, anche se non tutti ci credono, e forse neanche io. Voglio che i giocatori mi vedano il più possibile come un compagno, faccio il pirla nello spogliatoio e l?agonista in campo, faccio fatica a mantenere la costanza di allenamento e di testa perchè faccio un lavoro che mi ruba molte energie. Facevo delle cose che ora non riesco più a fare, ora ho ritrovato la battuta e piano piano l?attacco, devo ritrovare muro ma spero di dare il mio contributo sabato».
Il livello di organizzazione societaria di casa nostra è sufficiente? In cosa si può ancora migliorare?
«Secondo me, dal quel che posso vedere, società organizzate bene nei vari sport vedo molto positivamente l?Aquila Basket ed il Mezzocorona calcio ad esempio. Il problema delle società trentine è che sono condizionati da pochi elementi che trainano per passione, molto dipende dalle loro tempistiche ed energie. Mentre penso sia importante far crescere le società su più persone e inserire sempre nuove persone. Penso che se oggi unissimo tre società di B, faccio nomi a caso come noi, la Metallsider e la Blue City, verrebbe fuori un?organizzazione societaria che regge anche la serie A. Le potenzialità ci sono, ma diluite su molte società. Bisognerebbe anche fare dei corsi di formazione per dirigenti nuovi e per i dirigenti che operano da tempo».
Tu che hai giocato anche fuori regione che differenze hai trovato come organizzazione e gestione societaria fra Trentino e altrove?
«A Verona erano molto organizzati anche a suo tempo, ognuno con suo ruolo preciso, era gestita da alcuni manager che lavoravano nelle aziende e utilizzavano lo stesso metodo. A Belluno c?era un ds come De Mai molto molto bravo, era l?individuo che faceva la differenza. C?è una differenza in alcune zone d?Italia dove c?è più cultura sportiva. A Verona, ad esempio, c?era la serie A di calcio e di basket, l?organizzazione era all?ordine del giorno per chiunque. L?Itas da questo punto di vista ha fatto bene, ha portato tanti giovani in palestra che hanno avuto bisogno di organizzarsi bene. In Trentino ci sono tante società ma molte ancora da organizzare».
Si parla spesso di collaborazioni e unioni fra società, è la strada da seguire visto che le risorse sono sempre meno per tutti?
«In qualche modo bisogna decidere gli obiettivi strategici da porsi da qui a cinque anni. Se l?obiettivo è di andare una volta in B2 per un anno e stop allora non serve unirsi, altrimenti per creare qualcosa di duraturo nel tempo l?unione delle forze è un ottima possibilità. Il rischio poi sono le gelosie e la rincorsa al potere, ma se c?è una condivisione di fondo degli intenti e dei valori tutte queste cose passano in secondo piano».
Come può fare una società a trovare nuovi sponsor?
«Credo sia una questione di metodo. L?Itas, ad esempio, deve capire che è uno strumento di comunicazione e come tale deve vendersi. Non deve vendersi solo come società o evento sportivo. Deve diventare una comunicazione multimediale, se struttura delle opportunità per i propri sponsor allora è più facile essere appetibile, non basta uno striscione al PalaTrento. Ci vuole una grande organizzazione di marketing, prima devo costruire il prodotto da vendere. Noi, ad esempio, stiamo dando una serie di servizi agli sponsor, proprio per stimolare l?attrattiva che possiamo avere».
Forse tutto questo discorso è più facile nelle valli o nei piccoli centri, dove si è la ?squadra del paese?, mentre a Trento con il surplus di offerte che ci sono è più dura?
«Certamente, credo sia sempre una questione di equilibrio fra domanda e offerta. Poi è una questione di come ci si muove. Noi, ad esempio, abbiamo il 55% degli sponsor da Trento ma che intendono promuoversi dove c?è domanda, che però vengono in valle. Adesso è diventata qui ormai un?abitudine la partita, perchè è una festa sportiva in valle. Anche su quello si può lavorare su Trento, cominciando a creare l?abitudine e far diventare un evento la partita del sabato sera. Come? Creando eventi paralleli, ?condendo? la partita con altri servizi e opportunità. Bisogna capire come portare la gente al palazzetto, ma ci vuole sempre dietro una struttura alle spalle. Questo è il problema, trovare risorse per creare questi eventi o queste altre occasioni. Un?idea ad esempio, senza fusioni fra società basta pensare a tre società di Trento che prendano una persona che si occupi esclusivamente di organizzare eventi collaterali diversi per le tre squadre o cerchi sponsor per tutte e tre le squadre. Dividendo la spesa di questa persona in tre società. Serve una persona che si occupi solo di questo se si vuole fare le cose fatte bene».
Nella malaugarata circostanza che retrocederete, le voci in giro dicono che avete già una parola d?intesa con Esteban Depalma...
«No assolutamente, rifaremo la serie C. Escludo veramente di comprare i diritti. Cercheremo di fare una serie C di vertice, con l?obiettivo di risalire subito, ma non attraverso i diritti».
...anche se non è così scontato che il Volleyball Trento vinca la serie C...
«Infatti, a noi non ce ne va e non ce ne viene niente se il Volleyball vincerà la serie C. A dire il vero poi tifo per l?Arco, perchè ormai sono anni che provano a venire su, ci mettono sempre una grande passione e una grande determinazione. Mi auguro sia l?anno buono per loro».
Come vedi questo campionato di serie C?
«Molto piacevole tutto l?equilibrio che regna quest?anno, molto più interessante delle ultime stagioni. Quest?anno almeno è giocabile, finora l?Anaune prima e l?Argentario poi l?hanno subito ammazzato».
Perchè il tuo soprannome è ?Balengo??
«Perchè una volta, quando giocavo a Borgo, questa espressione era uscita ai dirigenti di Borgo. A me è subito piaciuta ed ho cominciato a chiamare tutti i miei compagni balengo. Così poi Max Baldi e Lollo Dalsasso hanno cominciato a chiamarmi così e da allora è rimasto».
Guardandoti indietro qual?è stato il momento più bello della tua carriera finora?
«Sicuramente gli anni a Borgo. Sono stati anni bellissimi, gestiti da Enrico Comunello che per me è stato un grandissimo regista. Eravamo un gruppo di amici, non ho mai visto una squadra che automaticamente, senza invitarsi, andava a bersi una birra e stare insieme la sera. L?anno più bello fu quello della salvezza conquistata all?ultima giornata contro Bologna. Fu l?anno nel quale Roberto (Deanesi, ndr) s?è rotto un braccio, eravamo in una situazione tranquilla di classifica ma dopo allora abbiamo perso lo scontro diretto con Padova e poi alcune altre gare. Siamo così arrivati a giocarci la salvezza a Bologna, all?ultima giornata, quando abbiamo vinto 3-0. Ci siamo salvati con 42 punti, mentre la Ronda con 49 punti è andata ai playoff. E? stata una partita eccezionale. Una cosa che mi porto ancora dentro».
E il rimpianto più grande?
«Quando mi ha chiamato l?Itas, in A2, per fare il quarto centro e gli avevo detto di no per motivi di lavoro. Non è un vero rimpianto ma la considero più un?occasione persa. Poi, neanche a farlo apposta, sono andato andato alla Ronda dove ho incontrato tanti amici. Coach Dianti poi è stato un grandissimo maestro per me».
Al futuro adesso cosa chiedi?
«Chiedo di automatizzare una serie di impegni che abbiamo messo in piedi, che vengano inseriti in un processo automatico nel futuro che ci costruiremo. Se riusciamo a fare questa cosa avremo creato una organizzazione che consenta alla società di andare avanti a lungo. Sicuramente se ci salviamo l?anno prossimo avremo una classdifica diversa. Abbiamo già alcuni contatti importanti, pensa che ci sono sei giocatori da fuori regione che ci hanno contattato per venire a giocare qui per l?ambiente che c?è, il clima, per le tante persone che affollano il palasport. Il prossimo anno forse faremo un paio di innesti per arricchire la nostra qualità di gioco».
È vero che sei il nuovo campione fiemmes-fassano di Playstation?
«Dopo aver distrutto tutti gli avversari a Borgo ora comincio a dare lezioni anche in valle di Fiemme e Fassa. Quando ci provano i vari ?Baldacci? Valt, Savio e Ubaldo Capra li distruggo anche allenandomi poco. Poi io, Ubaldo e Sanislav siamo i campioni incontrastati di calcetto in palestra. Qualità allo stato puro».

CHI E? DAVIDE GABRIELLI

Nato a Cavalese il 26 agosto del 1972. Ha iniziato a giocare in Under 14, poi ha smesso sino ai 21 anni quando ha ripreso giocando a Borgo in B2. Due stagioni a Borgo quindi il grande salto in B1 a Verona, l?anno nel quale ha conquistato la promozione in serie A2. Dopo questa stagione è tornato per altri due anni a Borgo in B2 prima di passare alla Ronda Atesina, per una stagione, sempre in B2. Quindi l?esperienza di due anni a Belluno prima di ?tornare a casa?, vestendo per un?anno la maglia di Mezzolombardo in B1. Quindi il ritorno a Cavalese nel Fiemme e Fassa Volley in serie C e, da quest?anno, la serie B2 con il progetto Trenta Volley.

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