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Il personaggio

Verena Trolese, Risto 3 volley (B2 femminile)

Chi vince festeggia, chi perde spiega. Quanto abbiamo amato Velasco per frasi fatte del genere degne dei cioccolatini più dolci? E? facile parlare e godere quando tutto va bene, ma quando va male? Come si vive in una squadra che, pian piano, sta scivolando sempre più verso la retrocessione? Lo abbiamo chiesto ad un personaggio particolare ed a tutto tondo come Verena Trolese, giocatrice altoatesina protagonista della puntata settimanale del nostro «Personaggio». Andiamo allora a conoscere meglio l?opposto altoatesino del Risto 3 Volano.

Verena, come stai vivendo queste settimane difficili a Volano?
«Complicata solo per la nostra posizione classifica. Comunque la vivo bene, non è nella mia indole mollare mai. So che in una situazione del genere è facile buttarsi giù, ma visto che la mia passione resta sempre e comunque la pallavolo vado in palestra con entusiasmo e con la voglia di centrare i nostri piccoli obiettivi, ovvero cercare di vincere sabato dopo sabato. Magari per la salvezza non conterà se vinciamo, ma per il nostro morale sì. Mi piacerebbe vincere contro Ata Domonet e DeltaDator Torrefranca, sì mi piacerebbe vincere i due derby. Dopotutto, un derby è sempre derby. Da questa stagione mi aspettavo molto di più, questa posizione di classifica non è certo il massimo mentre tutte quante speravamo almeno in un campionato tranquillo. Ma abbiamo avuto diversi problemi, c?è mancato un po? di affiatamento a causa di un?organizzazione in campo che per noi non è stato facile trovare. Mi aspettavo un campionato giocato meglio, perché potenzialmente non siamo una squadra da terzultimo posto».
Come giudicheresti questa tua esperienza lagarina?
«Diciamo positiva. Anche perché dopo un anno così sfortunato non si può che andare meglio, giusto? Il prossimo anno sono convinto si vivrà con più soddisfazioni. Quest?anno abbiamo avuto abbastanza problemi ma è sempre un?esperienza per crescere. Dopotutto si impara dalle cose belle e anche da quelle meno belle».
Cosa è andato storto in questa stagione?
«Ci è mancato un punto di riferimento, un leader per il nostro gruppo fuori dal campo. Sono stati fatti molti esperimenti e tanta gente si è dovuta abituare a ruoli nuovi. Già non è facile abituarsi ad un ruolo nuovo, se poi anche non si hanno meccanismi di squadra ben oliati tutto si complica».
Ma ci credete ancora almeno un po? alla salvezza, oppure no?
«Alla fine adesso crediamo nel risultato e basta. È inutile credere alla salvezza. Crediamo alle piccole mete che ci siamo date e basta. Crediamo nel fare risultato sabato dopo sabato, senza pensare troppo in là».
Come mai all?inizio dell?anno avevi scelto Volano?
«Avevo ricevuto alcune proposte anche di serie A2 (Parma e Roma, ndr) o quella di restare a Vicenza. Invece ho scelto Volano perché mi era stato prospettato un progetto allettante, oltre alla salvezza però con la squadra che era stata costruita pensavamo a qualcosa di più. In più c?era il discorso vicinanza a casa. Ormai era da quattro anni che mancavo, per i miei genitori così era più facile venirmi a trovare ed io andare a trovare loro. Adesso abito a Rovereto ed è più facile e comodo andare spesso a Bolzano».
Opposto, centrale o laterale: il ruolo dove vorresti/dovresti giocare a Volano?
«Il mio ruolo, quello che sento più mio e nel quale mi esprimo meglio, è quello dell?opposto. Questo nonostante a Vicenza ho fatto anche il centrale diverse volte. Quello del laterale, ruolo che ho fatto quest?anno per la prima volta, invece non avendo mai ricevuto in modo continuo è stato difficile. Anche per un libero è difficile cominciare a calarsi in un ruolo di sole ricezioni, figuriamoci per un opposto che non ha mai ricevuto in vita sua. La banda non l?avrei mai fatta, ma la mia voglia è comunque quella di imparare sempre per cui magari lavorando un po? sulla ricezione un giorno potrei diventare anche una buona schiacciatrice».
A Vicenza che mondo avevi trovato?
«Ho trovato un?organizzazione molto seria, professionale, hanno un club di serie A1 per cui a cascata tutto deve essere organizzato a puntino. Si curavano tutti i dettagli, c?era un?organizzazione completa in ogni settore. A Vicenza c?era un bell?ambiente e, ovviamente come da ogni parte, i risultati erano molto importanti. Il presidente Coviello poi promuoveva molto la pallavolo, fa progetti pesanti nelle scuole con le giocatrici di serie A1 e cercava in tutti i modi di pubblicizzare il più possibile questo sport. Anche in Trentino c?è un bell?ambiente pallavolisticamente parlando, vivo e pieno di interessi. Peccato adesso per tutto il casino che sta succedendo intorno a Trentino Volley».
Adesso che farai? Tornerai a Vicenza?
«Non lo so ancora, veramente. Intanto finisco la stagione, poi vedremo con calma. Alcune proposte mi sono già arrivate, deciderò con calma in base all?ambiente, a come hanno costruito le squadre, magari rimarrò ancora a Volano se si ricompreranno i diritti. Se qui si metterà in piedi un progetto serio potrei rimanere, a partire dall?allenatore e poi alla squadra. Se ci sono i presupposti perché non rimanere? Ma c?è tempo, vedremo il da farsi».
L?esperienza pallavolistica che vorresti fare adesso?
«Senza andare tanto in là con il tempo possibilmente... Mi piacerebbe vivere una promozione da A2 ad A1. Sarebbe una bella botta di emozioni, un momento che credo per chi il vive sia difficile da dimenticare».
Il livello di questa B2 come l?hai trovato?
«Sembrerà strano che io lo dica vista la nostra classifica, però non mi piace molto il livello di quest?anno, è tropo basso. In più penso che non c?è, ora come ora, molta differenza fra B1 e B2. L?anno scorso sì c?era, c?era una differenza abissale ma quest?anno no. Il livello è sceso anche lì. Alcune squadre magari si differenziano dalle altre e fanno un gioco un po? migliore, ma secondo me non c?è n?è una davvero completa e davvero forte».
Ata e Torrefranca che squadre ti sembrano?
«L?Ata rispetto al Torrefranca forse è più completa nei fondamentali. Nel Torrefranca il punto di forza è Roberta Bortolotti, viene servita tantissimo ed è essenziale per il loro gioco. Ecco, loro hanno un leader. Il Torrefranca mi sembra una squadra che ingrana bene, inizia bene ma fatica a vincere verso la fine dei set. L?Ata forse è più solida, più continua».
Chi ce la farà delle due a centrare i playoff?
«Fino a qualche settimana fa ero convinta, anche parlando con altre persone, che non arrivava nessuna delle due ai playoff. Ora però ho la sensazione che l?Ata ce la farà, penso abbia qualche possibilità in più di farcela l?Ata. Il Torrefranca forse ha più vuoti, si perde di più mentre l?Ata non ha questi passaggi a vuoto. Dipenderà molto dagli scontri diretti credo, vedremo. Ma vorrei tanto averli io questi problemi di centrare i playoff!».
Non ti secca esser da diverse persone ricordata come la ?Miss? a causa di Miss Italia piuttosto che per quello che fai sul campo?
«Sì, assolutamente! Dopo Miss Italia non ti dico, mamma mia... Mi scoccia, sembrerà strano che io lo dica, ma ho iniziato il concorso per Miss Italia davvero per gioco. Ho iniziato in etsate, il campionato era fermo, io non avevo nulla da fare e mia madre mi ha iscritto per gioco. Così ho le prime selezioni senza nessun pensiero di vincere di vincere, anche perché ero lì con alcune amiche e pensavamo solo a divertirci. Invece ho vinto le prime selezioni e poi così via, ho dovuto fare un?altra selezione e via... Un po? mi sono divertita lo ammetto, quando mi si è presentata l?occasione di andare a Miss Italia l?ho vissuta perché dopotutto era un?esperienza divertente e che non capita sempre di vivere. Ma veramente non pensavo che la gente si ricordasse di me, soprattutto la gente del mondo pallavolistico, solo per questa cosa. Mi scoccia. Così anche sul giornale o subito dopo le partite leggevo e sentivo sempre di gente che mi chiamava ?La Miss? e la cosa mi stava un po? sulle scatole. Invece vorrei si pensasse più al risultato sportivo. Non voglio sembrare presuntuosa, ma a volte si esagera con questi apprezzamenti fisici, è brutto. Mi sarebbero piaciuti complimenti più sportivi che fisici, anche perché nella pallavolo di ragazze belle ce ne sono tante. Mi da più piacere ricevere un ?complimenti per la partita? che apprezzamenti fisici. E poi, la bellezza è soggettiva mentre la bravura è più oggettiva, o no?».
Come mai le squadre altoatesine fanno così fatica ad affermarsi ad alto livello?
«Ci sono tanti motivi. Da che mi ricordo io il Neruda, ad esempio, tirava quando c?era ancora Belpoliti puntando molto sul giovanile. Avendo diverse squadre in Trentino poi è dura che le giocatrici trentine vengano a giocare in Alto Adige, da noi ci sono poche ragazze di livello per giocare una buona serie B. Io nel Neugries mi sono sempre trovata benissimo, sono molto seri e precisi, c?è una bell?organizzazione. Ma mancano le giocatrici di livello. Devi comprare giocatrici forti da fuori se vuoi fare una serie B di livello. Poche squadre uguale poche giocatrici, purtroppo»
Chiambretti è davvero così basso come sembra in tv?
«Oddio, sì! Pensavo anche fosse un po? più sciolto fuori dalla tv. Ho avuto l?occasione di parlarci alcuni minuti prima della trasmissione («Markette» su La7 al quale Verena ha preso parte come ospite nel corso della scorsa stagione, ndr) e in tv lo vedi parlare sempre, esser molto simpatico e giocoso. Invece fuori ho conosciuto una persona che non è così logorroica e scherzosa, anzi è molto serio e professionale».

CHI E? VERENA TROLESE

Nata a Bolzano il 12 luglio del 1984, Verena Trolese ha iniziato a giocare a pallavolo a 14 anni nel Neugries. Lì resta due stagioni prima di esser notata dai tecnici federali che la portano a Ravenna nel «Club Italia» di B2. Dopo una stagione nel Club Italia l?arrivo a Vicenza dove gioca fra B2 e B1 per quattro stagioni. E dall?estate scorsa il ritorno in regione con il Risto 3 Volano. Nel suo curriculum anche uno scudetto giovanile sempre con la maglia di Vicenza e una partecipazione alle fasi finali di Miss Italia a Salsomaggiore.

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