volley.sportrentino.it
SporTrentino.it
Il personaggio

Gian Paolo Montali, ct dell'Italia maschile

Postilla numero 1: il nostro personaggio di questa settimana non è trentino. Postilla numero 2: è l?allenatore forse migliore che ci sia in Italia. Postilla numero 3: allena la nazionale italiana ormai da tre anni. Postilla numero 4: giusto ieri Gian Paolo Montali, il commissario tecnico della nazionale maschile, ieri era a Trento ospite di un interessantissimo e seguitissimo convegno organizzato dall?Associazione Artigiani su sport e management insieme al presidente di Assoartigiani De Nicolò e del direttore Gianni Benedetti. Un incontro molto interessante, nel quale la figura dell?allenatore è stato paragonato a quella del capo di una piccola azienda. Con i suoi pro e i suoi contro, con i suoi modi di operare e di fare. E, in più, con la testimonianza diretta di un ?allenatore artigiano? come Gian Paolo Montali. Ma l?occasione era troppo ghiotta per non chiedegli nulla sulla Nazionale, in arrivo a Trento per ben due volte nei prossimi mesi, e sulla serie A. Ecco perchè abbiamo deciso di eleggere (senza exit-poll o proiezioni, almeno questa volta) il commissario tecnico azzurro Gian Paolo Montali nostro ?Personaggio della Settimana?. Buona lettura!

Gian Paolo Montali, come vede questa gara-2 dei playoff in programma sabato al PalaTrento fra l?Itas Diatec e la Cimone Modena?
«Mi auguro che Trento possa dimostrare, come ha fatto nella prima parte della partita di Modena, di essere all?altezza di questi quarti di finale così equilibrati. Chiaro che pressione sarà tutta sui ragazzi di Trento, sarà un po? diverso dal giocare rilassati come nella prima partita di Modena. L?Itas ha un gruppo giovane, che ancora non ha la personalità e l?intensità di sopportare tante tensioni, forse per questo a volte giocano meglio fuori casa piuttosto che in casa. Mi auguro comunque di vedere Savani e compagni di nuovo a Mondena per gara-3».
È un po? anche uno scontro generazionale azzurro questo quarto di finale, con Savani e Morsut contro i vari Giani e Sartoretti. Savani e Morsut hanno le porte aperte per la nazionale?
«Poi ci metterei anche Della Lunga, dopo la positiva prova di gara-1. Chiaro che il nostro è un progetto nuovo partito dopo le Olimpiadi di Atene e che già ci ha portato un oro europeo a Roma. Il progetto è questo, arrivare a Pechino con una squadra pronta, giovane adesso per arrivare in Cina pronti. E uno dei nomi che lei ha fatto (Savani, ndr) è uno dei giocatori sui quali punto molto, sul quale ho molta fiducia in prospettiva futura e difficilmente torneremo indietro nelle scelte».
E poi rivedremo quest?estate l?Italia a Trento? Si dice in giro poi che prima dei Mondiali il gruppo lavorerà al PalaTrento per circa cinque settimane...
«Staremo a Trento tutta l?estate. Ho scelto questa città come ritiro perchè è un posto ideale, un palazzetto perfetto per allenarsi, a Villa Madruzzo ci trattano in modo straordinario e la città ama la pallavolo, respira la pallavolo. Verremo probabilmente anche prima dei Mondiali di novembre, stiamo cercando l?accordo con l?amministrazione comunale e per questo devo ringraziare il presidente della Fipav trentina Pino Mazzon perchè stanno facendo molto per gli aspetti logistici della nostra permanenza in Trentino. Vedremo quanto staremo qua, molto del nostro risultato in Giappone dipenderà da quanto tempo ci daranno a Trento per lavorare. Ormai l?hanno capito tutti che siamo una squadra bisognosa di tempo per giocare nostra pallavolo organzizata e sopperrire ad alcune mancanze tecniche. Più tempo ci daranno, meglio faremo ai Mondiali».
E poi quest?estate, il 26 luglio, ci sarà anche la ?ghiotta? sfida fra Italia e Francia al PalaTrento.
«Trento è una città che ci ha già portato fortuna prima degli Europei, speriamo si ripeta anche quest?anno. Così come spero la partita con la Francia sia un evento. E che, ovviamente, si chiuda in modo positivo per noi».
La chiave di gara-2 sarà la battuta di Modena e la ricezione che Trento riuscirà ad avere?
«È chiaro, però questo è un problema che Trento si porta avanti dall?inizio dell?anno. Sono otto mesi e sperare di poter ricevere bene adesso nelle ultime partite della stagione penso sia una cosa che darebbe anche un po? di fastidio a chiunque fa parte di questa squadra. Però la realtà è questa, l?Itas non è ancora riuscita ad avere una stabilità in questo fondamentale tale da poterli giustificare o entrare in campo con la giusta tranquillità. Se riceverà discretamente, Meoni potrà fare la differenza altrimenti il cambio palla sarà molto penalizzato. Però ci sono anche altre cose per vincere, come muro-difesa».
È sempre stata la ricezione il problema di Trento?
«Sì, quando uno prende Meoni come alzatore deve costruire la squadra di conseguenza. Probabilmennte tutti si aspettavano dei miglioramenti dai ricettori di Trento, cosa che non so sia avvenuta come si aspettavano loro perchè non li vedo tutti i giorni in palestra. Però Meoni fa la differenza quando la palla è ricevuta non oltre i due metri dalla rete. Credo che Trento abbia pagato tutto l?anno questa cosa».
A questa Itas forse manca soprattutto questo, una banda completa tanto in prima quanto in seconda linea. Un nome a caso che lei conosce bene, Matej Cernic.
«Io faccio l?allenatore, non il direttore generale e non faccio gli acquisti. Per la nazionale chiaro che Cernic è un giocatore essenziale, tutti avete visto il suo valore. Poi non so perchè i club italiani non lo abbiano preso, di sicuro è andato in Grecia e ha fatto fortuna dell?Iraklis Salonicco perchè li ha portati sino alla finale della Coppa dei Campioni. Sul suo stile di vita non lo so, io so solo che lui quando è stato escluso da Velasco a Modena è sempre stato per motivazioni tecniche che mi ha riferito lo stesso Velasco. In nazionale lui è un ragazzo molto serio, professionale, il più amato dai suoi compagni».
Un giocatore che lei conosce molto bene come Cristian Savani sta meglio fisicamente, la sua schiena sta meglio e adesso sta dimostrando tutto il suo valore.
«Sì, lo seguo molto dall?inizio dell?anno, nelle prime gare non mi ha soddisfatto moltissimo ma vedo però che ora sta facendo miglioramenti. Sia in attacco che dietro, dove sta facendo quello che deve fare. Questa sarà un?estate molto importante per lui, lo proverò durante la World Legue dove proverò a vedere se riusciamo a giocare con due martelli come Cisolla e lui. Abbiamo la fortuna che Papi si è reso disponibile a tornare in nazionale con grande entusiasmo e questo ci da la possibilità di provare cose nuove in tutta tranquillità».
Un altro giocatore della Trentino Volley che andrà in World League sarà Leonardo Morsut, anche se adesso sta vivendo un periodo non tanto felice.
«Sì, è vero, però è un giocatore che quando è stato con noi in nazionale ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla maglia ed è una persona speciale. Quindi un po? come ho fatto l?anno scorso con Cernic, se mi fossi dovuto basare su quello che stava facendo in campionato nessuno l?avrebbe chiamato. Quindi conosco bene il valore del giocatore e se un giorno la Nazionale dovesse avere bisogno di lui, sono sicuro che lui ci sarà».
Ha sentito delle possibilità, ora rientrate, di trasferimento a Roma di Trentino Volley?
«Io faccio il tifo perchè a Roma ci sia la pallavolo. Chi ama la pallavolo deve fare il tifo perchè a Roma e Milano facciano le squadre. Chiaro che tutti quanti, io in particolare, siano molto legati a quella città e soprattutto al sindaco Veltroni che vuole fortemente questa realtà a Roma. Questo però non deve andare a discapito di una realtà come Trento che, come avete visto, è una città che ama la pallavolo in modo particolare, una realtà consolidata. Oggi (ieri, ndr) sono venuto qui all?Associazione Artigiani dove pensavo di dover parlare solo di gestione del gruppo, dell?essere capo e di risorse umane, invece appena arrivato mi hanno subito snocciolato i nomi di praticamente tutti i giocatori dell?Itas degli ultimi anni e di quelli delle mie ex squadre. C?è una cultura pallavolistica straordinaria, sarebbe un peccato perdere questa cultura. A Roma devono fare una squadra di pallavolo ma senza portarla via a Trento».
Ma sul ritorno di Roma o Milano non c?è il rischio che sia la ?solita? meteora già vista negli ultimi anni?
«Vero che il rischio è quello di esperienze di pochi anni e stop, ma cosa possiamo farci noi? Se un imprenditore decide di investire, nessuno può fermarlo... Anche Mosna a un certo punto ha capito che probabilmente non ce la faceva più dal punto di vista economico o per altri motivi che non conosco. Ma anche lui praticamente voleva smettere, se non c?era questa insurrezione popolare che gli faceva capire che invece la pallavolo a Trento è una cosa importante, senza quello, cedeva anche Mosna. Dobbiamo capire che non è sempre vero che solo nelle grandi città la pallavolo è destinata a morire. È tutto un problema di progetti, cioè di imprenditori che devono capire che chi entra nel mondo dello sport non è come lavorare in azienda dove è sicuro che metti 5 e prendi 7. Nel mondo dello sport devi metterci tanta passione e delle volte chiudersi gli occhi e far finta di niente, perchè devi sapere che a volte quello che tu metti dentro ad un progetto sportivo può non darti risultati. Credo che questo sia il vero problema di Mosna e di Trento, cioè non tanto le difficoltà economiche che ci sono e ci saranno sempre, anche se Provincia e Comune gli staranno più vicini, bensì la difficoltà di vincere. Secondo me è questo che scoraggia il patron Mosna».
Cosa non facile però esser sicuri di vincere, soprattutto in un campionato sempre più equilibrato come quello italiano?
«Però bisogna fare scelte giuste e questo non è facile. Nel mondo dello sport bisogna fare le scelte giuste e, delle volte, anche facendo delle scelte giuste non si riesce a vincere. Bisogna aver pazienza. Quello che dico a Mosna, che secondo me è stato molto lungimirante nell?iniziare qui questa avventura della pallavolo e bisogna solo ringraziarlo - a Trento come tutta la pallavolo italiana deve solo ringraziarlo per quel che ha fatto - però di non scoraggiarsi e di non darsi per vinto. La strada per vincere è davvero lunga e difficile e bisogna fare le scelte giuste».
Per Zlatanov le porte della nazionale sono ancora chiuse?
«Da parte mia non sono mai state chiuse per lui. Premettiamo che io non devo fare una All Star, non devo chiamare i migliori giocatori italiani nei diversi ruoli bensì quelli più utili per il gioco di squadra. Io Zlatanov lo aspetto, non faccio nessun tipo di problema con lui. Quando lo chiamerò sarà perchè i miglioramenti che lui ha fatto sono stati sufficienti secondo me per ritenerlo utile al nostro gioco di squadra. Di recente anche a Piacenza, nella finale di Top Team Cup e in alcune gare di campionato, è stato messo in panchina perchè per il tipo di gioco di cui la squadra aveva bisogno in quel momento servivano altre caratteristiche. Ripeto, io lo aspetto. Se farà questi miglioramenti io non avrò problemi a convocarlo. Posso capire comunque come lui si sia sentito ?tradito? dal suo allenatore preferito, ho rilanciato io Zlatanov a Milano, e anche lui per me non è un giocatore qualsiasi. Ma, ripeto, devo pensare a quello che è meglio per il gioco di squadra e se farà questi miglioramenti non penso ci saranno problemi per convocarlo in Nazionale».
Il presidente della Fipav Carlo Magri ci sta ripensando sulla possibilità di darle il doppio incarico (allenatore di club e ct della nazionale) oppure no?
«Speriamo. Lo spero vivamente, altrimenti sono costretto per otto mesi all?anno a fare incontri, seminari e conferenze. Ma la mia natura invece è quella di andare in campo, poi sono bravo a parlare a manager d?azienda ed a studenti universitari, però mi piace di più far schiacciare, murare e difendere i giocatori. A costruire le squadre. Però la regola è questa e l?accetto».
Sapeva che ci sono anche qua a Trento tante persone che, appena Carlo Magri dirà sì al doppio incarico, sperano di vederla arrivare di corsa?
«Non lo so, questo a me nessuno me l?ha mai detto finora. Sarebbe bello, un?avventura interessante».
Adesso grandi parti del mondo della pallavolo si stanno muovendo in vista di un unico, grande, evento: i Mondiali del 2010 in Italia.
«Sarà un momento importantissimo, credo che la pallavolo in quei giorni vivrà una cosa straordinaria. Ed è per questo che io avendo un contratto sino al 2009 con la nazionale mi sento ancor più investito anche di queste responsabilità, ovvero di creare una squadra che sia pronta anche un anno dopo la mia scadenza del contratto. La cosa mi fa un enorme piacere, è una cosa straordinaria. Aspettiamo il 2010 come il vero evento della pallavolo italiana e dello sport italiano».
E oggi come mai è a Trento?
«Sono qui perchè ho ricevuto questo graditissimo invito dell?Associazione Artigiani. Visto che in inverno non mi danno la possibilità di allenare un club faccio volentieri il conferenziere. Io penso che il mondo degli artigiani e delle piccole imprese sia la vera forza del nostro paese, oggi qui porto con molta umiltà la mia storia e le mie idee. Due mondi, quello dello sport e quello dell?economia, mica troppo diversi. Noi gli avversari ce li abbiamo dall?altra parte della rete, mentre gli imprenditori e gli artigiani li hanno ovunque. Se penso alla figura dell?allenatore mi viene in mente una celebre battuta dell?allenatore di calcio Nereo Rocco, che alla domanda ?Mister, lei cosa fa??, rispose ?Io faccio il pastore di tori?. Questa nell?immaginario collettivo è un po? la figura dell?allenatore. Porterò le mie idee e le mie considerazioni su quella squadra che va in campo e quella che non si vede, composta da riserve, staff medico e digirenziale, massaggiatori, ecc... La figura del capo è quella attorno al quale ruota tutta l?organizzazione».
Mondo dello sport come quello dell?economia?
«Tanto nello sport quanto nell?economia bisogna sempre avere il coraggio di osare, di rischiare in prima persona. Mai, in nessun caso, si gioca per perdere o per pareggiare. Io penso che una volta in pensione, seduti davanti al caminetto con un bicchiere di vino in una mano e un sigaro nell?altra mano, le cose a cui penseremo di più tutti quanti noi non sarà quello che abbiamo fatto o meno, bensì quelle che non abbiamo avuto il coraggio di fare».

CHI E? GIAN PAOLO MONTALI

Gian Paolo Montali è nato a Traversetolo il 18 gennaio del 1960. Sposato con la signora Federica, ha un figlio di nome Alessandro. Pallavolisticamente cresciuto a Parma, con la squadra della sua città Montali ha vinto quattro titoli giovanili prima di prendere la guida della squadra maggiore con la quale ha vinto dal 1986 al 1990 uno scudetto tricolore, un Mondiale per club, tre Coppa delle Coppe, due Coppa Italia. Dopo una breve parentesi a Schio, dal 1991 al 1996 si è seduto sulla panchina della Sisley Treviso guidandola alla vittoria di due scudetti tricolori, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa Cev e una Coppa Italia. Nell?estate del 1996 si è trasferito alla guida della squadra greca dell?Olimpiakos Pireo, con la quale ha vinto il campionato ellenico nel 1997. Dal 1998 al 2000 ha guidato la Piaggio Roma dove ha vinto lo scudetto nell??Anno Santo? del 2000 ed una Coppa Cev. Nel suo curriculum anche un?esperienza alla guida della nazionale greca. Dal 2000 al 2003 è stato quindi allenatore dell?Asystel Milano, finalista tricolore nel 2001. Dal maggio del 2003 è il commissario tecnico della nazionale maschile. Trionfale la sua prima stagione azzurra: terzo posto nella World League, vittoria agli Europei di Berlino, argento in Coppa del Mondo. Esaltante la stagione 2004 nella quale la sua Italvolley ha vinto la medaglia d?argento alle Olimpiadi di Atene e il secondo posto nella World League. Infine, l?anno scorso, agli Europei di Roma la sua nazionale ha vinto la medaglia d?oro.

© www.sportrentino.it - strumenti per i siti sportivi - pagina creata in 1,266 sec.

Classifica

Notizie

Foto e Video