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Il personaggio

Maurizio Napolitano, Argentario (C femminile)

E' il Napolitano-moment. In Italia e in regione questo cognome riecheggia da tutte le parti. Ma se nello stivale a "Napolitano" si associa semplicemente la figura del nuovo presidente della Repubblica, nel nostro piccolo mondo della pallavolo locale questo cognome invece ci riporta alla mente la figura dell'allenatore più vincente della stagione in corso in campo femminile. Con il successo di domenica scorsa nelle final fuor del campionato Under 18 provinciale, Maurizio Napolitano, infatti, chiude la stagione con una promozione in B2, una Coppa Trentino Alto Adige e appunto un prestigioso titolo giovanile. Alzi la mano chi in meno di dodici mesi è riuscito a fare meglio. Inevitabile, quindi, l'intervista del nostro Nicola Baldo, con perfetta scelta di tempo visto il periodo. Buona lettura!

Maurizio, queste sono le tue giornate lo sai?
«In che senso?»
Come in che senso? Sei diventato presidente della Repubblica...
«Ah già... ti confesso una cosa: anni fa ero stato ad uno sportello per il rinvio del servizio militare, l’ufficiale con cui parlai non gradiva molto che chiedessi informazioni sul servizio civile, quando lesse il mio cognome e mi chiese se ero parente del suo amico onorevole... beh! Non negai la cosa e lui fu più amichevole. In realta’ i nostri alberi genealogici hanno qualche incrocio, ma non ho mai indagato a fondo. L’unico “vantaggio” che ci vedo è che forse cominceranno a scrivere il mio cognome in maniera corretta (l’errore comune è di chiamarmi Napoletano). Lo svantaggio è che il pageranking su google calerà».
Meglio un Napolitano sul Colle o un Napolitano sulla panca?
«Se un Napolitano sulla panca vince, figuriamoci cosa puo’ fare un Napolitano sul Colle».
Scherzi a parte, quest’anno vittoria in campionato, vittoria nella Coppa Trentino, vittoria in Under 18, se vincevi pure la Coppa Triveneto dovevi offrir da bere per una settimana...
«Suvvia, posso offrire da bere ugualmente. Se guardo ai soli risultati non posso che essere soddisfatto. In serie C, ad inizio stagione, sapevo che avremmo fatto molto bene. Questo è stato uno dei motivi per cui ho rinunciato una interessante offerta arrivata a fine ottobre (da Volano in B2, ndr), certo non mi aspettavo che avvremmo dominato il campionato in questo modo. Inoltre, oltre che a concludere imbattuti, abbiamo anche sfatato il mito della C femminile che vuole che chi vince la coppa Trentino Alto Adige, non vince il campionato. Il titolo di campioni Under 18 era quasi scontato: la squadra è una sorta di rappresentativa delle migliori atlete juniores che l’Argentario e l’Ata possono offrire, potenziate dal supporto di una ragazza (Alice Emer) del Predaia. Pertanto, se devo prendermi un merito, è solo quello della costanza e del saper coordinarmi con gli i rispettivi allenatori delle singole atlete. Ora ci attendono gli interregionali e mi coordinerò con Marco Mongera al quale probabilmente dovrò affidare anche la guida tecnica della squadra durante gli incontri del 27 e 28 maggio, in quanto sarò impegnato fuori città per lavoro. Per quello che riguarda invece il secondo posto in Coppa Triveneto, guardo il bicchiere mezzo pieno. A suon di “se” e di “ma” mi rendo conto che avremmo potuto conquistare il primo posto, ma se un allenatore comincia a perdersi dietro a questo tipo di giustificazioni, può smettere la sua attività. In quel mezzo bicchiere pieno vedo pertanto diverse cose molto positive fra cui: i complimenti ricevuti (da tecnici, dirigenti e pubblico delle squadre avversarie) per il modo di giocare della mia squadra, il meritatissimo premio a Martina Pivato e, anche se banale, il fatto di esserci migliorati rispetto alla finale di Coppa Triveneto di due anni fa».
Adesso che le bocce sono ferme, che i campionati sono finiti, si può ammettere che rispetto a tutte le altre squadre avevate una marcia in più?
«Non posso assolutamente negarlo e ti dirò di più: se dovessi fare una rappresentativa delle migliori atlete della nostra C, non terrei fuori nessuna delle mie giocatrici. Pertanto non fatico a dire che la nostra era la squadra più forte del campionato. Come ti ho già detto sapevo già che questa stagione sarebbe stata molto positiva per noi. Nelle due stagioni precedenti avevamo fatto ugualmente bene (stagione 03/04 primo posto in coppa TAA e secondo posto in C, stagione 04/05 secondo posto in TAA e quarto posto in C) e questa era sicuramente quella in cui fare meglio. La sicurezza principale che mi dava questa stagione era la garanzia di avere maggior continuità (e pertanto qualità) in palestra. Nelle stagioni precedenti soffrivamo il problema del discreto numero di atlete pendolari (studentesse fuori città) presenti nel nostro organico. Il problema per questa stagione si risolveva in quanto la maggior parte di queste ragazze ha terminato (o quasi) il proprio percorso di studi. Assieme a questo si aggiungeva poi il potenziamento e allargamento del parco centrali con l’arrivo dal Fiemme Fassa di Silvia Morandini (trasferita a Trento per studio) - divenuta poi una delle belle soprese di questa nostra stagione - e quello del ritorno di Stefania Fontanari dall’esperienza in B2 con l’ATA. Verso la metà di settembre si è poi improvvisamente aggiunta Martina Pivato. La sua presenza, oltre che a rendere la rosa più competitiva, è stata quel valore aggiunto che mancava ad una squadra che vantava già una valida organizzazione di gioco. Martina, con il suo attacco, ci ha permesso di chiudere il campionato con largo anticipo. Senza di lei credo però che comunque avremmo ben figurato nella zona alta del campionato. Le ragazze in palestra hanno sempre lavorato bene senza tirarsi mai indietro. Le meno giovani (l’età media della squadra è 21 anni) non solo hanno confermato di essere fra le più importanti giocatrici del nostro campionato ma di valere anche qualcosa di più, mentre le più giovani sono letteralmente esplose (Valentina Casalini e Stefania Marconcini sono state secondo me eccezzionali!) mettendo in luce la loro fama conquistata con i titoli giovanili vinti. Ho visto crescere in maniera esponenziale ciascuna di loro al punto da essere sempre stato in difficoltà nelle scelte delle titolari e di permettermi di affrontare gran parte del girone di ritorno cambiando formazione ad ogni set. Abbiamo vinto il campionato senza sconfitte, dire che il merito è stato di una atleta piuttosto che di un altra è qualcosa di inconcepibile. L’applauso lo faccio io a tutte le mie atlete».
In una stagione avara di soddisfazioni, a carattere generale, per le squadre femminili di serie B e C, l’unica che ha qualcosa di tangibile da festeggiare siete voi.
«Mah! Prima di parlare penso sia meglio fare una bella distinzione fra serie B e serie C. Parlando di serie B non vedo negative le esperienze di Ata e Torrefranca, entrambe le squadre hanno fatto il loro campionato di vertice ed hanno portato qualche novità nel panorama delle nostre serie B. Certo, non possono festeggiare una promozione o l’accesso ai playoff, però qualche bella soddisfazione è arrivata. Non c’è ombra di dubbio che noi abbiamo da festeggiare, ma ti posso garantire che altre squadre, che hanno fatto qualcosa in meno di noi, hanno da essere felici se non di più. Mi riferisco in particolare allo strepitoso campionato del Neugries».
A parte la vittoria del campionato nella parte centro-bassa della classifica è stato un torneo bello equilibrato, sino all’ultima giornata la lotta per non retrocedere è stata apertissima.
«Questo aspetto e’ stato molto interessante ed ha aiutato aumentato l’attenzione verso il campionato. Domenica in molti erano incuriositi nel sapere i risultati finali. Il fatto che poi ci sia stata una così scarsa differenza fra squadra può essere considerato anche un buon termometro per misurare lo stato di salute della nostra pallavolo regionale. Sicuramente non siamo ai livelli delle serie C delle regioni ai noi limitrofe, però vedo in positivo questo “appiattimento di valori” che non può far altro che cercare la via per migliorare.
Il campionato del Rovereto Volley, con una squadra così giovane, era un rischio troppo grande?
«Al Rovereto Volley va tutta la mia stima per la scelta fatta. Dare una svolta è sempre una scelta coraggiosa e non indifferente. Personalmente avrei optato per svolgere un campionato di serie D. Sono certo che la dirigenza del Rovereto Volley avrà fatto le sue scelte con molta attenzione ed ora staranno facendo le loro analisi del caso. Quello che più ammiro del Rovereto Volley, e in particolare di Giampaolo Senter, è la loro capacità di riuscire a mantenere sempre alto l’entusiamo delle proprie squadre. Ogni volta che ho incontrato la loro squadra in C e in Under 18 ho sempre ricordato alle mie atlete di non sottovalutare questo avversario, in quanto non molla mai, combatte sempre fino alla morte ed ha una grinta impressionante. A dimostrazione di quanto dico basta pensare alla semifinale Under 18, dove sono riuscite a ribaltare il risultato (sotto 2-0 e poi vittoria al tiebreak».
San Giorgio, Arco e Storo si sono invece giocati sino all’ultimo retrocessione e playout?
«Stai parlando di 3 squadre a cui sono abbastanza legato sia per gli ottimi rapporti con i relativi tecnici (in particolare Lombardo e Pasi sono due personaggi importanti nel mio percorso d’allenatore) sia con dirigenti e atlete (nelle mie stagioni all’Ata era il periodo in cui si collaborava con il San Giorgio). Fra queste tre società forse quella maggiormente attrezzata per continuare l’avventura in serie C è il C9: l’organico di cui dispongono e’ un progetto molto interessante fatto da un mix di giovani (i giocatori di posto 4 sono due under17/18 che hanno ben figurato in questo campionato) e meno giovani (penso che la media di età sia simile alla nostra). Hanno avuto però diversi problemi durante la stagione al punto che Alessandro Lombardo ha deciso di lasciare la guida della squadra. Storo si è presentato con un ottimo tecnico e due attaccanti di posto 4 che fanno gola un po’ a tutti (probabilmente la giovane Alice Nicolini merita qualcosina di piu’ che una C) ma con una panchina molto corta. Da loro c’è una grossa tradizione pallavolistica, la società è nata nel 1968, e il buon ds Giampietro Beltramolli sta facendo un ottimo lavoro di reclutamento. Hanno dei numeri da minivolley talmente alti al punto che possono organizzarsi concentramenti in valle facendo giocare tantissimo. Se dovessero retrocedere (cosa che non auguro) non credo si faranno tanti problemi in quanto sono consci che un loro ritorno in C sarà in breve tempo. Discorso analogo lo si puo’ fare per il retrocesso San Giorgio: nelle giovanili di Roberto Zadra (con cui ho lavorato assieme anni fa) ci sono alcune atlete interessanti che la prossima stagione potrebbero cominciare a dire la loro in un campionato di serie D. Conoscendo le tre società sono sicuro che sapranno trarre qualcosa di positivo da queste esperienze per ricostruire e fare meglio».
Lizzana e San Giacomo forse si aspettavano qualcosa di più da questa stagione?
«Ad inizio stagione c’è stato molta attenzione verso queste due societa’. Il San Giacomo, tramite il suo ufficio stampa, aveva cominciato a far parlare di sè ancora l’anno prima e gli acquisti di Plaickner e Anesin (due atlete a cui la serie C va strettissima) ha subito aumentato le chiacchere. Dall’altra si presentava un Lizzana che, senza fare troppo rumore, raccoglieva a se alcune veterane della Vallagarina e alcune atlete con lunga esperienza in B2. Vedendo i campionati delle due squadre in serie D in molti si aspettavano parecchio da entrambe, però questo vuol dire tutto e nulla. Non conoscendo le dinamiche interne dei due gruppi non posso fare commenti. Che qualcosa a Lizzana non funzionava però è emerso con il cambio improvviso di allenatore a Natale. Sul San Giacomo c’è da dire che si presentava con degli scompensi tecnici: un attacco impressionante (probabilmente il più forte della nostra C) contro una ricezione non di pari livello e con una percentuale di errori alta. Non vado oltre, io penso solo che ognuno raccoglie ciò che semina, loro hanno appena cominciato, vedremo cosa accadrà».
Chi ha stupito invece è stato il Neugries...
«Il Neugries è un altra società di cui ho una grande stima. Tutte le volte che mi confronto con Elmar Agosti e il suo staff ne esco sempre con una ottima impressione. Mi piace il loro modo di proporsi e di gestire le squadre. La stagione scorsa Elmar ha fatto una scelta molto discutibile e sofferta, ed ha cominciato a seminare per questa stagione. L’arrivo della Schnitzer ha dato alla squadra quel contributo che la stagione scorsa mancava. Hanno un gioco particolare con diversi schemi di ricezione studiati per mettere in evidenza i loro attaccanti principali. Si sono dimostrate una squadre grintosa, con una difesa spettacolare, una ricezione impeccabile (spesso si schieravano a ricezione a due con Marino e Torri), un servizio micidiale ed una percetuale di errori quasi inesistente. Le due volte che le abbiamo incontrate abbiamo dovuto avere molta pazienza per poter mettere la palla a terra. Ho gradito molto anche lo spirito con cui hanno affrontato l’ultima di campionato contro di noi: partita che poteva essere inutile ai fini della classifica per entrambi ma che loro hanno giocato con molta voglia di vincere».
E il Marzola è la solita conferma.
«Sicuramente è la solita conferma. Il ritorno di Donatella Andreatta ha sopreso tutti: a 30 anni, madre di due figli, ferma da due stagioni, ha mostrato una qualità tecnica impeccabile ed una capacità fisica pari ad una ventenne. Onestamente mi aspettavo qualcosina di più da parte loro in questo campionato, anche se il terzo posto è sicuramente un risultato di tutto rispetto».
Una serie C comunque di buon livello quest’anno?
«Questo è un tema a cui faccio sempre fatica a rispondere. C’è sempre questo luogo comune che il livello si sta abbassando. Sono tre stagioni che vedo la serie C e non mi sembra di vedere grossi cambiamenti nè verso l’alto, nè verso il basso. Per commentarti questo campionato mi rifaccio solo a delle analisi molto pratiche in confronto con le precedenti, escludo però la nostra marcia senza sosta verso la promozione. Quest’anno le neopromosse dalla serie D si sono presentate molto più attrezzate e competitive rispetto a quanto era accaduto nelle precedenti (spesso almeno una delle neopromosse finiva il campionato con la retrocessione) al punto che hanno schierato atlete con trascorsi molto recenti in B1 e B2 arrivando nella zona alta della classifica. Il Neruda, retrocesso dalla B2, conservava in buona parte le ragazze con cui aveva vinto la C tre stagioni fa. Sicuramente alcune squadre (in particolare Ausugum) non erano le stesse della scorsa stagione, ma hanno comunque dato vita ad una fine campionato molto emozionante. Aggiungiamo poi la situazione di fondo classifica che si è potuta risolvere solo all’ultima di campionato e, quello che ne viene fuori è un quadro che, a mio giudizio, da un segnale di miglioramento. Sicuramente siamo lontani dai livelli delle regioni a noi limitrofe, ma penso sia solo questione di tempo».
E pensa te che l’anno prossimo con Bozen Jodler e Caldaro anzichè tre ci saranno ben cinque squadre altoatesine in serie C, quasi il 50 per cento dei sestetti presenti.
«Personalmente questo mi fa piacere. In Alto Adige ci sono giocatrici con caratteristiche atletiche molto interessanti. Se si sono meritate la promozione in C vuol dire che il movimento sta crescendo, e questo non può che far bene alla nostra regione. Una volta le squadre giovanili altoatesine faticavano tantissimo con le squadre trentine, ora, invece, capita sempre più spesso che siano addirittura più forti della media. Neugries e Neruda stanno lavorando molto bene creando non solo struttura ma anche la giusta mentalità sportiva. So che a Caldaro il buon Cesare Agostini sta lavorando nel settore giovanile, può essere che molto presto anche loro cominceranno a dire la loro».
Storo, Arco, Alta Valsugana e Bassa Vallagarina: pronostici su chi arriva in serie C?
«Accidenti! Che domande difficili che mi fai! Delle serie C bene o male ho già detto la mia, delle serie D so veramente poco. Conosco gli allenatori i quali mi hanno chiesto un parere sulle loro avversarie. Io mi sono limitato nel descrivere le caratteristiche principali. L’Alta Valsugana, se non erro, è partita a dominare il campionato e poi ha avuto un tracollo verso la fine. Bisogna vedere se loro hanno superato questo momento di crisi. La Bassa Vallagarina mi sembra che sia cresciuta durante la stagione e, forse, questo è il loro momento. Probabilmente Storo, con l’organico completo potrebbe essere in grado di mettere sotto le avvesarie, ma il C9 questa stagione ha fatto degli exploit non da poco. Ha praticamente vinto con tutte le squadre di alta classifica, Argentario escluso naturalmente. Sarà una bella lotta!».
Domanda che un po’ tutti si pongono: adesso che siete in serie B2 che farete?
«Intanto vorremmo trovare il tempo per festeggiare. Tu mi dirai: ma come? Avete vinto con un mese di anticipo!. In realtà, fra Coppa Triveneto e finali giovanili, abbiamo spostato sempre più in là questa data. Scherzi a parte, io non sono la società e quindi non posso parlare per loro. Ci sono diverse ipotesi che vanno dal vendere i diritti in favore di investire per ristrutturare il giovanile e rafforzare il rapporto con l’Ata, allo spostare la prima squadra altrove, a quello di affrontare un campionato di serie B in collina. Per ora tutti parlano, quello che è sicuro è che l’Argentario sta valutando quale sia la cosa migliore da fare».
Come proseguirà il rapporto di collaborazione con l’Ata Domonet?
«Il rapporto di collaborazione Ata-Argentario ha dato vita a risultati importanti. I risultati di questa stagione sia con il giovanile che con le prime squadre sono segnale positivo di tutto ciò. A livello di prima squadra, durante questa stagione, io e Marco Mongera ci siamo aiutati e qualche volta l’uno ha sostituito l’altro ad allenamento. Nei giorni in cui le due squadre non si allenavano ci siamo spesso aiutati scambiandoci giocatori. Abbiamo fatto innumerevoli amichevoli ed allenamenti assieme. Analogamente è stato fatto con il giovanile scambiandosi gli atleti ad allenamento e con prestiti per campionati e manifestazioni. Non nascondo che in passato abbiamo fatto qualche errore ma che abbiamo sempre cercato di evitare l’anno dopo. Forse qualcosa va rivisto, ma non avrebbe alcun senso chiudere questo tipo di rapporto».
Unendo le forze forse questi maledetti playoff arriveranno?
«In un certo senso è già quello che abbiamo fatto questa stagione con l’aiuto reciproco che ci siamo dati in palestra. Cosa manca all’Ata per raggiungere i playoff è una cosa a cui non so rispondere e che comunque non compete a me. Probabilmente avrebbe fatto comodo un centro di supporto a Dobrilla e Ranghiero, ma non ho mai sentito lamentele in questo senso».
Il salto fra C e B comporta un cambiare quasi tutto il sestetto?
«Se non fosse che credo molto nel nostro libero, ti correggerei con “settetto”. Scherzi a parte in questa stagione abbiamo giocato innumerevoli volte con Ata, diverse con Volano e una con il Torrefranca. In tutte le occasioni abbiamo sempre ben figurato tenendo testa e giocando una ottima pallavolo. Certo, sono venuti anche i nostri limiti, prima di tutto oggettivi (mi riferisco alla fisicità delle atlete), poi di continuità di allenamento (ci alleniamo meno) e poi tecnici (battuta e ricezione sono molto differenti). Credo che inserendo due o tre giocatori di categoria al nostro organico potremmo fare un campionato dignitoso in serie B».
Ma come mai, nonostante i numeri elevatissimi e tanti bravi tecnici preparati, le squadre femminili fanno così fatica ad affermarsi ad alto livello come stanno facendo invece alcune maschili? Solo questione di soldi?
«Conosco veramente poco il maschile. Questa è sicuramente una stagione d’oro per la pallavolo maschile trentina. Sicuramente il denaro la fa da padrona (ogni squadra è composta al suo interno da diversi atleti extraregionali) ma, al di là di questo, mi sembra di cogliere una ottima organizzazione societaria in tutte queste realtà. Forse nel femminile non siamo pronti a questo per una serie di motivi che possiamo cercare di elencare, che possono andare da delle stupide gelosie fino a problemi nel reperimento di sponsor. Forse i tempi sono molto più lenti, forse non siamo poi così preparati. L’esempio di Ata/Argentario e di Torrefranca/Marzola attualmente ha insegnato e già qualcosa si sta muovendo in periferia. Inoltre, in grossi bacini dove società hanno quasi il monopolio (ad esempio il Basso Sarca o la piana Rotaliana) si stanno creando strutture organizzative che presto porteranno a qualcosa di molto concreto. Credo sia una questione di tempo, creando movimento con calma cresceremo tutti».
Cosa serve per arrivare in alto?
«Aumentare la qualità. Noto dalla Federazione un grosso sforzo nel cercare di offrire agli allenatori opportunità di crescita. In questa stagione ho anche avuto occasione di confrontarmi con gli iscritti al corso primo grado, al di là delle critiche che qualcuno fa, ho notato una richiesta di impegno non indifferente da parte della Federazione. Al tempo in cui presi io il cartellino non esisteva nemmeno la qualifica di allievo. È chiaro che seguire un corso e relativi aggiornamenti non basta. La formazione di un allenatore avviene sopratutto in palestra, richiede molto entusiasmo, impegno e capacità di mettersi in discussione confrontandosi. Un grosso sforzo. Per raggiungere qualità occorre però creare anche un certo clima culturale, far conoscere la pallavolo, portare il pubblico in palestra, creare entusiasmo, attaccamento alla maglia ecc... Tutte cose che ci ha insegnato il grande Sandro Baratto, personaggio di riferimento per molti allenatori e dirigenti attuali».
Peccato perchè con i numeri che si hanno si potrebbe arrivare ad avere almeno una buona B1 che faccia da traino e punto di riferimento per tutto il mondo pallavolistico femminile trentino.
«In passato abbiamo avuto addirittura due B1 che, ahime’, al tempo si qualificarno all’ultimo e al penultimo posto. Probabilmente non siamo ancora pronti. Forse serve qualcosa di più, forse una A1. Una squadra femminile che milita nel massimo campionato italiano potrebbe forse creare quel punto di riferimento necessario per aumentare il nostro pubblico e l’entusiasmo, sulla stessa onda del lavoro fatto dalla Trentino Volley».

CHI è MAURIZIO NAPOLITANO

Nato a Trento il 26 Marzo 1972. Comincia a giocare a pallavolo a 16 anni nel ormai estinto Cristo Re (assorbito dal San Giorgio). A 17 collabora con la Promovolley di Sandro Baratto nell’organizzazione della fase nazionale del torneo di minivolley Trofeo Topolino, da lì viene incaricato di occuparsi di Pallavolo News. Proprio dalla lettura di Pallavolo News, leggendo del corso allenatori decide di iscriversi. Nel frattempo il Cristo Re si scioglie e passa al Bolghera militando in C2. Con la scelta della società di chiudere con la prima squadra passa ad una società formata da un gruppo di amici (Olimpia Trento) con cui sale dalla terza divisione alla serie D rivestendo negli ultimi anni il ruolo di allenatore/giocatore. La sua carriera d’allenatore comincia con l’Argentario aiutando Fabrizio Bignotti e successivamente occupandosi delle ragazze under14. Rimane lì per due stagioni, per poi passare al Torrefranca. Dopo una stagione presso la società di Mattarello, si trasferisce all’Ata di Roberto Colò. Per 4 stagioni si occupa delle squadre Under 14 per poi proseguire per altre 4 con il gruppo dell’83/’84. Nel 2000 a Norcia (PG) consegue, assieme a Michele Leonesi, la qualifica di allenatore di secondo grado (mutuato a terzo grado in seguito alla riforma delle qualifiche allenatori) dopo aver partecipato ai diversi incontri per la selezione regionale a Treviso. Nella stagione successiva smette di giocare per affiancare Alessandro Lombardo nel campionato di B2 dell’Ata dove conquistano l’accesso ai playoff. L’anno dopo parte la collaborazione fra Ata e Argentario e lui continua ad affiancare Lombardo in B2. La stagione però finisce con la retrocessione dell’Ata in C. Nella riorganizzazione societaria post retrocessione passa all’Argentario occupandosi della prima divisione/under17/under19. In quell’anno l’Ata torna in B2 con Marco Mongera, nella rioganizazzione fra le due società si decide di acquistare i diritti di una serie C (che l’Argentario aveva ceduto in seguito alla collaborazione con l’Ata) unendo giovani atlete del sodalizio con le atlete non coinvolte in B2. Si decide di affidare la guida tecnica a Napolitano, che proseguirà nelle due stagioni successive rimanendo sempre al vertice con relative finali di coppa Trentino Alto Adige, fino a vincere il campionato in questa stagione. Fra i suoi risultati ha partecipato a diverse finali giovanili nei campionati dall’under14 all’under19 vincendo titoli in under18 e under19, diverse promozioni nei campionati provinciali di categoria, tornei giovanili, due coppe Trentino Alto Adige, una vittoria al prestigioso torneo internazionale Memorial Cornacchia di Pordenone e l’attuale promozione in B2.

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