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Il personaggio

Luca Berti, team manager Itas Diatec (A1 maschile)

La notizia del suo addio alla Trentino volley è fresca fresca. Luca Berti lascia i quadri dirigenziali della società di Mosna per approdare a Perugia. Un addio motivato da esigenze personali, soprattutto per riavvicinarsi a casa e alla famiglia. In questa puntata tracciamo con lui un bilancio della sua biennale avventura in regione. Buona lettura!

Luca allora, come si è arrivati all’addio con l’Itas?
«E’ stata una decisione veramente sofferta. In questi giorni ne ho sentite e lette un po’ di tutti i colori, anche sui vari forum, e non credo sia giusto per me e per la società. Quando ho firmato il contratto ero ben contento e la mia speranza era di trasferire tutta la mia famiglia a Trento per restarci il più possibile. Ci ho provato veramente ma ho visto che con l’attività di mia moglie non era possibile trasferirci tutti a Trento e per me era insostenibile continuare ad andare avanti e indietro, soprattutto avendo a casa due bambini piccoli. Così siamo arrivati con molta tranquillità e serenità per entrambi ad un accordo. Voglio dire grazie alla società ed a tutta Trento per questi due anni, ma purtroppo a volte le cose vanno così. Ho sempre creduto al progetto Itas, sia per la prima squadra che sul giovanile, ed i risultati positivi sono arrivati. Ci siamo trovati in mezzo a questa situazione, purtroppo a volte le cose vanno così. Personalmente credo di aver dato il 101 per cento per la Trentino Volley, anche a livello familiare, speravo in un trasferimento della famiglia Berti che alla fine ho capito non ci sarebbe ma potuto essere. Credo sia stato un “divorzio” consensuale, ma con entrambi contenti dell’altro».
Cosa ti porti via da queste due stagioni?
«Una grandissima esperienza. Sono stati per me due anni eccezionali, mi porto via un pubblico meraviglioso che mi ha dato emozioni indelebili. Un rapporto ottimo con tutto l’ambiente e un’esperienza che andava vissuta».
Qual è stato il momento più bello di queste due stagioni?
«Direi che il primo in assoluto sia stato quello della firma del contratto. Perché vedevo Trento, come poi l’ho provato sulla mia pelle, come una piazza molto importante. Alla quale io credo di aver portato un mio mattoncino per fare il bene di questa società. Poi il poter far crescere giovani insieme a Burattini ed a tutti gli allenatori del settore giovanile. Poi ci sono stati anche tanti episodi importanti in campo che non mi scorderò mai, da gara-4 con Treviso a gara-3 con Modena, oppure come la vittoria su di S.Croce. In quel momento venivamo dalla brutta sconfitta contro Piacenza e quel successo ci ha riportato nella giusta direzione».
E quello più brutto?
«Gara-4 con Piacenza due stagioni fa. E poi anche questi ultimi giorni quando è maturata da parte di entrambi la scelta di prendere strade diverse. Io penso di essere una persona che mantiene le promesse e gli accordi presi, sono arrivato a Trento in punta di piedi e in punta di piedi adesso me ne vado. Dal lato sportivo la più grossa delusione è stata quel 14-11 contro Piacenza nei quarti di finale playoff. Rivivrò quella partita ancora per tanti notti temo».
Hai sentito che qui circolano già i nomi del tuo sostituto?
«Sì, mi sembra una cosa normale. Le cose purtroppo a volte vanno come non si pensa e non si immagina. Come credo io da lunedi intraprenderò un’altra strada è giusto che Trento intraprenda un’altra strada».
A Trento come ti sei trovato?
«Per quello che dovevo fare io, cioè stare molte ore in palestra, Trento è una città vivibilissima nella quale sono stato molto bene. Anche se, a dire la verità, non ero assolutamente abituato alla neve o al freddo pungente. Non come i brasiliani ma quasi. A Trento lascio comunque persone e amici importanti che sentirò spesso, questa è la cosa più importante».
Te l’aspettavi sarebbe scoppiato questo “bubbone” Savani?
«Io ritengo Cristian uno dei più forti giocatori italiani. Poi sai, nessuno può essere nella testa dei giocatori, quando ci sono squadre con molto potere d’acquisto è chiaro possano nascere anche queste situazioni. Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà, se dovesse andare via non sarà certo facile sostituirlo».
Chi pensi sia il sostituto ideale di Savani?
«E’ difficile dirlo. Ho letto alcuni nomi in questi giorni, penso che un Papi possa dare molto a Trento. In un nuovo ambiente dopo tanti anni può essere uno stimolo anche per lui, non so se è prendibile o meno ma come tipologia di giocatore potrebber esaltare parecchio le doti di Winiarski e di Dore Della Lunga, due ragazzi davvero molto molto interessanti. Winiarski lo conosco ormai da tempo, penso abbia tutte le carte in regola per mettersi in mostra nel campionato italiano. Sarebbe facile dire che Cisolla, come caratteristiche, sia il sostituto ideale di Savani. Papi sarebbe un altro discorso con altre motivazioni, che farebbe bene da tutte le parti perché stiamo parlando di un vero campione».
Ma come fai a conoscere così tanti giocatori giovani europei e non?
«Perché bene o male quando mi sono “rotto” la schiena mi mettevo il mio zainetto in spalle e mi muovevo andando in giro. Quando ero a Santa Croce ho viaggiato molto e se l’occhio non ti tradisce vedi tanti giocatori che possono diventare grandi un giorno. Winiarski, ad esempio, ha tutte le doti per diventare un giocatore fondamentale dell’Itas. Questo è fuori di dubbio. Poi l’anno scorso con Andrea Burattini quando andammo a vedere Kooistra non ci voleva molto per capire che aveva doti incredibili. Deve migliorare a muro è vero, ma è un centrale moderno, dotato di una grandissima battuta e di un grande attacco. Per chi fa il mio mestiere la prima priorità è andare in giro, viaggiare, non avere paura di muoversi anche se temi di andare a vedere nessuno, capire che non è tempo perso andare a vedere gare di campionati meno “noti” di quello italiano».
Adesso tutti i giovani più interessanti d’Europa te li porterai a Perugia?
«Ma no dai, a Perugia vedremo. Io sarò investito ufficialmente la prossima settimana, c’è un programma triennale alla base di tutto quindi cercheremo di muoverci e di pensare ad allestire sì la squadra di quest’anno ma sicuramente lavoreremo in prospettiva futura. Ho letto, purtroppo, che volevo portare via Bari a Trento, una cosa che non sta né in cielo né in terra. Primo perché non avevo ancora fatto nulla per Perugia e poi perché come libero la società ha condotto un operazione ben precisa (Pippi, ndr) prima ancora che io arrivassi. Io sono una persona onesta, reale, parlare con i giocatori di Trento non è nelle mie intenzioni, nel mio carattere e nella mia professionalità».
Serie A1 a parte hai avuto un bell’impegno anche per il settore giovanile, quando sei arrivato due anni fa che idea ti sei fatto del livello del nostro vivaio?
«Io sono arrivato è vero ma la parte fondamentale in questo lavoro l’ha avuta Andrea Burattini. L’ha ancora lui e credo che in questi due anni siano cresciuti tutti gli allenatori della società. Questo anche perché abbiamo trovato un terreno fertile perché a Trento buoni giocatori giovani ci sono. Ragazzi con tanta voglia di fare e di giocare. E ci sono anche allenatori molto preparati, penso a Marco Angelini per esempio, che stanno facendo un grandissimo lavoro. Poi chiaramente sono state fatte alcune politiche a livello giovanile di stampo professionale. Già l’anno scorso tre innesti da fuori e quest’anno un po’ di più hanno stimolato i ragazzi trentini. Penso a ragazzi come Leonardi o Gottardi oppure a molti nell’Under 16 che sono ragazzi trentini importanti e dotati. Sono convinto che nei prossimi anni qualcuno di loro toccherà anche la A1».
Secondo te come si è lavorato all’Itas in questi ultimi anni con i giovani?
«Prima di tutto facendo un grosso investimento dalla società per prendere Burattini. Poi è stato un lavoro anche abbastanza facile, perché sia come allenatori che come giocatori a Trento c’è tanto terreno fertile. Credo che le parole giuste siano state dare un po’ più di professionalità a tutto il progetto e poi la voglia di vincere, di arrivare ad alti traguardi. Prima magari si giocava solo per vincere il titolo provinciale e stop, mentre adesso con Under 16, Under 18 e Under 20 si vuole arrivare a portare alcuni scudetti giovanili a Trento».
I talentuosi ragazzi venuti da fuori, penso ai vari De Paola, Sbrolla e Castellani hanno permesso anche ai giovani trentini di crescere?
«Sicuramente, hanno fatto un po’ da spinta a quello che c’era già. Quelli che vengono da fuori hanno così potuto fare una grossisima esperienza mentre i trentini sono stati stimolati. Trento adesso, dall’Under 16 in su, ha squadre molto, molto, competitive».
Per De Paola meglio un anno in panchina in A1 o andare a giocare in qualche serie B?
«Secondo me De Paola è talmente giovane che quest’anno può fare senza problemi il quarto schiacciatore in serie A. Per lui potrebbe essere una bellissima esperienza, ha tanta voglia di arrivare e allenarsi con gente così esperta non può fargli altro che bene. Negli ultimi anni ha giocato in B2, ma penso possa giocare tranquillamente in una B1 ma come quarto laterale adesso può lavorare tranquillamente per diventare poi, una volta finita anche la scuola, un vero giocatore professionista».
Gli allenatori trentini che operano con le giovanili come li hai trovati?
«Sicuramente avevano bisogno di una iniezione di esperienza e di un modo di lavorare diverso, Burattini ha dato metodi e direttive importanti. Ma la cosa importante è che c’è gente con tanta voglia di apprendimento e di fare. Ci sono persone veramente splendide umanamente e tecnicamente».
Come vedi il futuro dell’Itas Diatec Trentino?
«Bene, molto bene. Dal punto di vista della prima squadra ora c’è il problemino di Savani ma ha tutta gente giovane con un alzatore che io continuo a ritenere fra i primi tre del mondo. Sono convinto ora sapranno decidere al meglio come risolvere la situazione Savani. Sul giovanile li vedo bene perché basta pensare che già adesso sia l’Under 16 che l’Under 18 sono alle finali nazionali e questo trascina molto anche sotto, dall’Under 14 in giù. Insomma, ci sono ottimi presupposti».

CHI E’ LUCA BERTI

Nato a Cecina il 25 febbraio del 1965, dopo aver lasciato la Toscana nel 1982 è già in A1, ad Asti, dove rimarrà sino al 1984. Sino al 1989 quindi il ritorno nella sua Toscana, a Santa Croce, dove fra A2 e A1 giocherà sino al 1989. Quindi quattro anni, sino al 1993, a Roma ancora fra A2 e A1 prima di trasferirsi per tre stagioni a Napoli, in A2, dove conquista la promozione in A1. Quindi la stagione finale a Latina, in A2, prima di appendere le ginocchiere di schiacciatore al chiodo. Nel 2000 poi una breve riapparizione sui campi da gioco quando, in B1, ha vestito i panni del libero a Santa Croce per chiudere una stagione che si è conclusa con la promozione dei toscani in A2. Da allora ha svolto gli incarichi di procuratore, direttore sportivo e team manager fra Santa Croce e Trento. Tre le promozioni nel suo palmares, due dalla A2 alla A1 e una dalla B1 alla A2. A livello Juniores con la nazionale italiana è giunto quinto ai Mondiali del 1982, terzo agli Europei del 1984 e secondo ai Mondiali del 1985.

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