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Il personaggio

Egon Lamprecht, C9 Arco Riva (B2 maschile)

Allora Egon, come mai la scelta di andare ad Arco?
«Mah... Innanzitutto perchè con Cles non abbiamo raggiunto un intesa economica che soddisfacesse entrambi; con l’addio dello sponsor Tassullo Spa il budget è stato ridotto alquanto. Intanto il C9 mi aveva chiesto se ero disponibile ad andare a giocare con loro, ne abbiamo parlato un po’ e alla fine abbiamo trovato l’accordo. Poi una cosa da non sottovalutare è che ad Arco posso giocare da titolare, mentre a Cles no di certo».
Eppure cimentarti con la B1 era una bella sfida...
«Questo sì, mi sarebbe piaciuto parecchio toccare con mano il livello e il modo di giocare di una B1. Però visti anche i giocatori che la società aveva preso nel mio ruolo (Pignatti e Vecchi, ndr) mi rendevo benissimo conto che avrei avuto poche possibilità di giocare. Così alla fine ho optato per Arco. E’ un ambiente che già bene o male conosco, così come anche i giocatori, una buona intesa di base dovrebbe esserci».
Tu, Narducci opposto, Zendri centrale, Bernabè libero e, probabilmente, anche Andrea Zancarli in banda: direi che le carte in mano per salvarvi le avete tutte.
«Penso proprio di sì. Soprattutto se poi arriverà un giocatore come Andrea Zancarli, che per la nostra squadra potrebbe essere un gran bel valore in più. Penso proprio che possiamo salvarci con una squadra così, composta da gente esperta e che la categoria la conoscono. La salvezza è fattibile. Narducci non lo conosco ma mi hanno parlato bene di lui, alla squadra serviva un opposto che mettesse giù i palloni».
Dopo tre anni a Cles che bilancio puoi fare della tua esperienza in valle di Non?
«Devo dire che sono stati tre anni davvero molto belli. Conditi da molti successi. In tre anni siamo passati dalla C alla B1, sono state tre stagioni molto positive, nella quale ho conosciuto persone molto molto in gamba. A Cles mi sono molto divertito, è stato quasi tutto positivo, diciamo che al 99 per cento tutto è stato positivo».
Vabbè, ma se mi dici così mi viene naturale chiederti cos’è stato quell’1 per cento a non andare bene...
«Fondamentalmente i viaggi. I continui spostamenti da casa mia sino a Cles, molte volte con il brutto tempo, la neve, alla fine dell’anno sono arrivato che ero molto stanco. Ad Arco, infatti, adesso mi allenerò due volte a settimana proprio perchè il viaggio è una cosa che mi pesa. Soprattutto nella stagione invernale».
In generale che campionato ti aspetti l’anno prossimo? Pensi che il livello resterà in linea con quello di questi ultimi anni oppure con cinque neopromosse dalla serie C scenderà un po’?
«Secondo me sarà comunque molto livellato. Penso che ci saranno almeno tre o quattro squadre un gradino superiori alle altre, poi tutte le altre bene o male sullo stesso livello. Certo è ancora presto per fare giudizi su tutte le squadre, ma sono certo che non ci saranno squadre materasso. Non credo ci saranno campi dove vinci solo presentandosi. Non si potrà mai dare nulla per scontato, bisognerà stare attenti e dare il massimo sempre, in ogni partita».
Poi c’è una B1 d’altissimo livello, visti i nomi e le squadre in ballo. Cosa che influenzerà anche il vostro campionato visto che diversi giocatori che erano in B1 adesso sono scesi in B2 nelle vostre avversarie.
«Vero, è una cosa che puù succedere. Cles ha allestito una squadra molto forte e anche la Metallsider Blue City si è rinforzata parecchio. Magari un travaso di giocatori forti ed esperti dalla B1 ce ne sarà, di solito è soprattutto l’opposto in B2 che fa la differenza. Solitamente è sempre così, nelle squadre del nostro livello sono uno o due i giocatori che trascinano, quelli da tenere sempre in considerazione».
Della prima Anaune in B1, la prima post-Lamprecht, che ne pensi?
«E’ una buona squadra sicuramente, se riescono a ricevere con continuità penso andrà tutto bene e veleggino ad alta classifica. In ricezione un libero come De Agostini è fortissimo, Pignatti non riceve un granchè però con Vecchi a fianco riceveranno sempre e solo a due. E’ una squadra completa e tosta, forse non hanno cambi buonissimi mentre avere sempre sostituti all’altezza è sempre una bella arma in più. Se stanno bene fisicamente per tutta la durata della stagione potranno ambire alle prime posizioni».
E poi se restavi a Cles poteva essere l’anno delle doppie bande altoatesine: tu e Georg Körner a giocare insieme.
«Già... Sono contento per lui se vivrà anche questa esperienza. E’ già importante far parte della squadra, uno come lui poi darà una grande mano in palestra e, se servirà un giorno, credo anche in campo».
Sei rimasto sorpreso dalla fusione fra Trenta Volley e Tridentum?
«Un pochino ma non tantissimo a dire il vero. Sapevo da un po’ di tempo che la Tridentum aveva problemi economici, in giro c’erano voci che non potevano continuare a lungo. Per ambire a traguardi molto prestigiosi bisogna investire, molto ormai dipende dai soldi e senza quelli è dura andare avanti a lungo».
Forse con otto squadre, fra B1 e B2, maschili e femminili abbiamo raggiunto il massimo: di più come giocatori, bacino d’utenza, possibilità finanziarie è difficile fare...
«Ormai quello che viene è già il secondo anno di fila che in regione ci sono così tante squadre. Ormai tutti fanno o vorrebbero fare squadre d’alto livello e bisogna comprare anche da fuori regione, altrimenti non abbiamo abbastanza giocatori in Trentino Alto Adige per soddisfare tutte queste squadre. L’anno scorso alla fine è andata bene quasi a tutte, le nostre hanno tenuto bene e solo la Trenta ha deluso. Per cui finchè si può e ce la si fa si andrà avanti così».
Che ne pensi della nuova Trenta Volley? E della squadra baby dell’Itas del tuo ex coach Silvano Conci?
«Dipende moltissimo dai discorsi di Zancarli e Rizzo. Per andare in B1 servono per forza due martelli molto forti. Devono per forza prendere Rizzo e Zancarli, con loro sì che la squadra sarà completa in ogni reparto. Dipende sempre da banda e opposto, sono loro in B2 a creare l’ossatura principale della squadra. Se riescono a prendere Zancarli e Rizzo salgono di categoria sicuramente. Però se già vengono meno queste due pedine penso che al massimo potranno arrivare nella parte media/alta della classifica. Dell’Itas invece penso che potrebbero arrivare senza grossi patemi a metà classifica. E’ vero che hanno perso due giocatori importanti (Sbrolla e De Paola, ndr) ma sono stati sostituiti da ragazzi molto bravi e sarà la vera mina vagante del campionato. Come tutti i giovani se imbroccano la giornata giusta possono battere tutti. Se cominciano bene e prendono fiducia ed entusiasmo è difficile fermarli, anche perchè qualità ne hanno. E’ una squadra da prendere con le pinze, Silvano poi è un bravo allenatore».
Da giocatore di lunga esperienza, della vicenda di Gianmaria Rizzo che ne pensi?
«Ho sentito poco di questa vicenda, a dire la verità, però da giocatore credo che se un atleta vuole andare via tutti dovrebbero andargli incontro. Se poi uno ha anche trovato lavoro non ha senso farlo giocare lontano da dove lavorerà. Penso solo che le società dovrebbero poter e voler rispettare le volontà dei giocatori. Sono cose brutte comunque, speriamo solo in un lieto fine della vicenda».
Fai un pronostico: come finirà in campionato il derby fra Metallsider Blue City e Tama Impianti Anaune?
«Dipenderà molto da chi vuol prendere la Blue City come opposto. Se un giocatore rodato o un giovane da lanciare. Penso sarà una sfida abbastanza equilibrata, che dipenderà anche da chi alzerà a Cles. Partirà Giando ma Ballarini è bravo, se gioca lui palleggiatore vince l’Anaune. Con Giando la squadra fatica di più a muro, se gioca Ballarini invece credo sia favorita l’Anaune».
Lo sai vero che in regione sei il “Re della sabbia”? Anche se quest’anno al «Bank the future» hai dovuto arrenderti in semifinale.
«Eh eh eh eh... diciamo di sì... Anche se quest’anno è andata così così. Abbiamo giocato male un solo set e perso quello basta, siamo usciti dal «Bank the future». Ma purtroppo è andata così e basta, non ci penso più anzi voglio solo rifarmi l’anno prossimo. Negli anni scorsi ci allenavamo due volte a settimana, quest’anno invece siamo riusciti ad allenarci una volta sola a settimana e si è visto. Non riuscivamo a giocare come gli anni precendenti».
Dubito ci siano tanti altri giocatori che hanno vinto quanto tu sulla sabbia...
«Va bene però io ho giocato solo a livello regionale. L’idea di andare fuori regione per giocare a beach c’era. Per vedere se c’era la possibilità di fare altri tornei di buon livello in giro per l’Italia. Il livello in Italia del beach volley non è altissimo, se uno si allena tanto ha buone possibilità di fare bene. Chiaro bisogna conoscere i fondamentali e allenarsi parecchio. Bisogna poi avere molto tempo, giocando in palestra uno arriva all’estate e vuole solo riposarsi, altrimenti si rischia di arrivare in settembre che si è già stufi di pallavolo. Ma un anno si potrebbe provare, mi piacerebbe magari più avanti andare a fare tornei in giro per l’Italia, per vedere il livello generale e il mio livello personale. Qui in regione è abbastanza comodo, ma ultimamente vengono sempre più spesso squadre forti da fuori regioni ai nostri tornei ed è già un buon banco di prova».
Ti sei però consolato con la vittoria nel mixed di quest’anno...
«Nel mixed ormai sono tre anni che vinco, anche se sia Götsch che Pixner sono davvero migliorati molto. In difesa sono cresciuti tanto e si sono meritati la vittoria di quest’anno. Ci rifaremo l’anno prossimo, coscienti che ormai sono entrambi due avversari di grande livello, fra quelli da tenere più in considerazione».
Quando sarai stufo di giocare indoor farai il beacher?
«Probabile, molto molto probabile. Oppure cambio del tutto sport, potrei darmi al ping pong oppure al tennis».
Ma smettila...
«No è vero, mi piacciono molto entrambi. Se non giocassi a pallavolo farei uno dei due in modo attivo. A ping pong ho anche giocato un anno, qualche tempo fa in una società di Bolzano, mi piacciono molto e mi divertono entrambi. Così come mi piace anche l’atletica leggera. Bisogna sempre dedicare tutto il proprio tempo ad una sola disciplina, solo a quello che si vuole fare se lo si vuole fare bene».
Oppure seguirai le “orme" di Körner e andrai anche tu ad allenare?
«No, assolutamente no, è una cosa che non mi ispira proprio. Soffrirei troppo a vedere gli altri giocare e io no. Piuttosto cambio sport, ma voglio sempre essere attivo. Devo vivere io le cose in prima persona, devo fare qualcosa anche per il mio fisico. Mi piace praticare sport e voglio farlo attivamente, per me. Piuttosto, come dicevo prima, cambio sport ma l’allenatore mai».
Con quale compagno di beach ti trovi meglio a giocare?
«Georg sicuramente. Insieme abbiamo sbagliato solo un set negli ultimi due anni».
E con quale compagna nel mixed?
«Direi con Martina Nussbaumer. Anche sulla sabbia lei è molto brava, molto completa. Chiariamoci, anche con Gerti Fink e con Sandra Ravagnan mi ci sono trovato bene e abbiamo giocato bene, ma credo che Martina abbia un pizzico in più di freddezza nei momenti caldi della partita. Credo sia una cosa che deriva dall’esperienza, le sue certezze danno più sicurezza a tutta la squadra».
Come si diventa bravi giocatori di beach?
«Allenandosi tanto. Certo è necessario avere buone conoscenze di base di tutti i fodnamentali. Bisogna saper ricevere, attaccare, palleggiare, difendere, ecc... ma è basilare allenarsi tanto. Bisogna imparare a coprire bene ed a vedere bene gli spazi liberi, avere una buona visione di gioco complessiva del campo. Soprattutto è giocando tanto, tantissimo, sulla sabbia che poi impari a diventare preciso, impari a vedere i buchi ed impari come comportarti nel beach».
La stagione dei tornei, anche a vedere il clima fuori dalla finestra, sta ormai finendo. Bello vedere comunque come stanno proliferando questi tornei e che bel seguito hanno.
«Vero, ce ne sono sempre di più. Forse dipende dal fatto che la gente ai tornei si diverte molto più che in palestra. Si sta all’aria aperta, si conoscono nuovi amici, la sera si fa festa. I tornei sono ottimi per socializzare, conosci sempre nuova gente, sono molto “umani”, il 3x3 sull’erba poi ha sempre più un grande successo. In questo genere di partite poi si toccano tanti palloni, si gioca sempre nel vivo dell’azione, mentre in palestra non sempre sei chiamato in causa con continuità. Poi la formula è bellissima, puoi tirare forte, puoi scaricare l’adrenalina, è divertente da vedere, è spettacolare. A dire la verità io preferisco il beach alla pallavolo di palestra. Lì è tutto molto più serio, a volte pure troppo. C’è sempre e solo l’obbligo di vincere, di fare sempre e comunque il risultato e basta, c’è tutta una società dietro e un altro tipo di gioco e di mentalità».
In Alto Adige soprattutto, dove ci sono meno squadre che in Trentino, il beach in estate è anche un veicolo promozionale per la pallavolo.
«Sicuramente, qui adesso c’è sempre beach volley ovunque. Ci sono tanti campi, oltre che tanti lidi, forse perchè vedono che i giovani sulla sabbia si buttano e sono molto attirati dalla sabbia. Forse da l’aria di mare e di vacanza, trascorri poi anche un po’ di tempo a prendere il sole, ci si diverte e qui i lidi sono sempre pieni. Adesso ne stanno costruendo anche qualcuno al chiuso. Non mi stupirei fra un po’ magari di vedere nascere anche una scuola oppure squadre semiprofessionali di beach. Se continua così diventerà inevitabile e sarà molto, molto, bello».
Quand’è che rivedremo squadre altoatesine, anche maschili, di nuovo in serie B?
«Non è facile... per niente. Anche se quest’anno c’è il Passirio che ha buone possibilità in serie C. Con l’acquisto di Götsch ha fatto un bel colpo, già aveva fatto un bel campionato senza di lui ed adesso con un opposto così in serie C avrà grandi possibilità. E’ vero che Filip viene da due anni dove ha giocato poco, ma se lui fa una buona stagione secondo me sarà il Passirio a salire in B2. Ha una squadra completa e compatta. Il Mondo Sport’s credo avrà qualche difficoltà in più, loro fanno sempre giocare tutti, continuando a cambiare sestetto. La Uisp invece da quel che ho capito farà la C coi giovani, ha un gruppo di giovani promesse molto interessanti. Penso potrà arrivare a una tranquilla posizione di metà classifica».

CHI E’ EGON LAMPRECHT

Nato a Bolzano il 10 novembre del 1980, Egon ha iniziato a giocare a pallavolo a 6 anni nel minivolley del Neruda Volksbank. A 12 anni quindi passa al San Giacomo (visto che il Neruda non aveva squadre giovanili maschili) dove ha disputato le varie giovanili Under14 e Under16. Quindi a 16 anni il passaggio all’Oltrisarco per giocare in Seconda divisione ed in serie C mentre l’Under 18 regionale l’ha disputata (e vinta) con la Trentino Volley. A 17 anni è passato al Don Bosco dove ha fatto la Prima divisione e la serie C. A 18 anni passa in C al Volley Union vincendo subito la massima serie regionale e passando così in serie B2. Resterà altre tre stagioni al Volley Union Bolzano, sempre in B2, prima di passare in serie C all’Anaune. A Cles vince subito il campionato, quindi il ritorno in B2 con i playoff sfumati a poche giornate dalla fine l’anno scorso. Quest’anno, infine, la vittoria della B2 e la promozione in B1 con l’Anaune, prima del suo passaggio al Salumificio Trentino C9 Arco Riva. Nel suo palmares, oltre a due promozioni dalla C alla B2 ed a una promozione dalla B2 alla B1, anche il «Premio Lorenzi» vinto nel 2001.

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