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Il personaggio

Paola Eccel, Alta Valsugana (C femminile)

Nel prossimo weekend prende il via ufficiale, con lo start della Coppa Trentino Alto Adige, la stagione di serie C e D. Per inaugurarla nel migliore dei modi abbiamo scelto di intervistare una giocatrice che nelle ultime stagioni ha avuto poco a che fare con i campionati regionali e che in estate ha deciso di scendere dopo tanti anni dalla serie B2 alla C. Un'analisi interessante e assolutamente da leggere. Il personaggio della settimana è Paola Eccel; buona lettura!

Allora Paola, pronta per cominciare questa nuova stagione?
«Prontissima. Non vedo l’ora che cominci il campionato, ho voglia di tornare a giocare».
Come mai dopo tanti anni di serie B hai optato per andare in C?
«Ci sono stati diversi motivi. Un po’ ho deciso così per conciliarmi con il mio ultimo periodo di studio, frequento la Facoltà di ingegneria civile, un po’ perchè avevo voglia di avvicinarmi a casa e di fare un campionato un po’ più tranquillo. Così spero di avere un po’ più di tempo, potendo contare anche su trasferte più vicine. Poi conoscevo molto bene l’allenatore, Michele Mariotto, che ho avuto alcuni anni fa nel Marzola. Poi l’Alta Valsugana ha lanciato un progetto davvero interessante».
Se non erro, comunque, a te questa estate si erano interessate alcune squadre di B (come l’Ata Domonet, tanto per non fare nomi). Come mai alla fine hai scelto l’Alta Valsugana?
«E’ vero, ci sono state alcune posibilità di rimanere ancora un anno almeno in serie B, sia Ata che Argentario si sono fatte sentire. Ammetto che alla fine è stato difficile prendere questa decisione, ma ormai avevo preso tutti gli accordi con l’Alta Valsugana, avevo valutato tutto, avevo dato la mia parola e fatto mille valutazioni. Però è stato difficile, per motivi diversi mi facevano gola sia l’Ata che l’Argentario».
Siete una neopromossa, ma in molti vi candidano come la possibile sorpresa della stagione?
«Guarda, domenica abbiamo fatto un torneo e sono rimasta davvero piacevolmente sorpresa per come abbiamo giocato. Abbiamo davvero una bella squadra, giovane ma molto competitiva. Un po’ mi sembra di essere come dieci anni fa, quando dal Pergine sono passata al Marzola, mi sono trovata in una squadra giovane ma che può fare molto bene con un po’ di tempo a disposizione. A questo torneo nel passato weekend abbiamo fatto tre partite ma davvero molto bene ed era la prima volta che giocavamo tutte insieme. Abbiamo giocato contro una serie D di Bolzano, Neruda Volksbank e Basilisco Marta Sala sempre in crescendo, da un bruttissimo primo set della prima partita poi siamo sempre andate meglio. Alla fine è venuto fuori qualcosa di davvero buono per essere stata la nostra prima volta, un crescendo, prime partite per noi tutte insieme. Vedremo se saremo noi la sorpresa di questo campionato, ci sono davvero tante squadre ben attrezzate. Tante squadre di Bolzano di cui valutare il loro livello. Noi abbiamo un gruppo di bravissime ragazze, tutte giovani, una serie di bravi allenatori ma partiamo con il solo obiettivo di salvarci. Il nostro obiettivo primario sarà quello».
Quali altre squadre potranno essere secondo te la sorpresa della stagione?
«Difficile dirlo adesso. Ripeto, ci sono tante belle squadre quest’anno, tutte ben attrezzate. Non sarà facile vincere su nessun campo e noi partiamo con in testa chiaro l’obiettivo primario di salvarci».
Eppure siete una squadra bella compatta, ben rodata e con diversi punti di forza, dove potrete arrivare secondo te?
«Mi piace davvero molto come squadra, siamo tutte molto amiche, si è subito creato un bel gruppo. Ti faccio un esempio, adesso una ragazza della squadra andrà a Londra per un periodo di studio e le altre hanno organizzato una nottata di festa per salutarla. C’è un gruppo di ragazze giovani molto vicine di età ma con dentro anche gente più “anziana” come Bianca, io oppure Irene. Secondo me abbiamo una seconda linea molto solida, non molliamo mai e cerchiamo di non fare cadere nessun pallone. Anche domenica, che era la prima volta che giocavamo insieme, cadevano pochi palloni. Oltre a Bianca e Angela, che sono due certezze, ci sono tante giovani che non mollano mai».
In più quest’anni ritrovi la tua ex compagna Angela Bonato...
«Abbiamo deciso di andare insieme a giocare, se era possibile, così è stato e sono molto contenta di poter ancora giocare con una ragazza splendida. Entrambe siamo due vecchie valsuganotte, lei è di Levico e io di Pergine, anche se è cambiato ovviamente tutto adesso possiamo di nuovo giocare insieme».
In più a Pergine avete lanciato in questi ultimi anni un bel progetto: avete radunato tutti i paesi e le società vicine e puntato molto sul settore giovanile
«Finalmente devo dire. Ricordo che quindici anni fa c’erano il Civezzano, il Levico e il Pergine, erano sempre in C o in D due alla volta, poi in zona lago c’erano anche tante squadre Csi. Finalmente si sono messi insieme, cosa che magari si facesse anche a Trento a livello di serie B. Sarebbe una bella cosa, un bel progetto come quello lanciato dall’Alta Valsugana. Qui ci sono un sacco di palestre, orari disponibili, un’organizzazione perfetta, un sacco di squadre giovanili e ottimi allenatori. Gente come Melchiori e Campedelli, tutti nomi che con i giovani lavorano molto bene. Noi dobbiamo confermaci in C, ma loro nel settore giovanile si sono già confermate più volte. Alla base di tutto c’è un grosso lavoro e un’ottima organizzazione, di solito è il calcio che punta su realtà strutturate ed organizzate, invece questa è la prima volta che vedo una cosa così anche nella pallavolo. Poi ci sono tante ragazze richiestissime in giro anche da categorie più alte, c’è un ampio bacino ampio e prima o poi dei bei talenti vengono fuori».
Poi hai ritrovato un allenatore che conosci bene come Michele Mariotto
«E’ rimasto sempre il solito e sono davvero contenta di questo. E’ un allenatore che mi piace molto, con cui mi ero trovata molto bene. Quest’estate, a dire il vero, ero indecisa fra quattro squadre che si erano fatte sentire, ma quando s’è presentata la possibilità di lavorare ancora con Mariotto non ci ho pensato su tanto. Avevo sentito l’Ausugum Borgo, il Marzola dove conoscevo bene o male tutti da anni, il Lizzana dove inseguo la Alber dai tempi dei giovanili quando era mia alzatrice a Levico e poi anche il San Giacomo. A dire il vero il San Giacomo è stato il primo a farsi sentire, mi hanno confermato le loro ambizioni e di fama conoscevo già tutte le giocatrici, con alcune poi come Irene Plaickner e Danese ci ho anche già giocato. Ma poi, alla fine, è venuta fuori la possibilità di lavorare ancora con Michele ed eccomi qui a Pergine».
Che campionato ti aspetti in serie C? Sarà una corsa “tutti contro il San Giacomo” oppure sarà un campionato aperto per 3/4 squadre? Tra le favorite, oltre al San Giacomo, in molti mettono Lizzana, Rovereto Nord e Marzola, sei d’accordo?
«E ci metterei anche il Basilisco fra quelle che possono puntare in alto. Anche loro hanno dentro delle belle giocatrici. Certo San Giacomo e Lizzana sono squadre molto forti, ma al torneo lo scorso weekend ho potuto vedere da vicino il Basilisco e devo dire che ha una bella squadra, bell’ambiente e bell’allenatore. Come ho detto prima, saranno tante le squadre ben organizzate, non sarà facile spuntarla in tantissime partite. In realtà già confermarsi in una serie C di così alto livello come quella di quest’anno è una bella pressione, non sarà certo facile».
Veniamo comunque da una stagione nella quale non c’è mai stata storia, l’Argentario ha fatto una riga. Quest’anno si tornerà ad un maggior equilibrio secondo te?
«Probabilmente sì, perchè con tante squadre così ben organizzate non sarà facile fare pronostici. L’anno scorso ricordo che abbiamo fatto anche alcune amichevoli con l’Argentario ed ho capito perchè hanno fatto una riga in campionato, erano proprio una gran bella squadra. Nelle amichevoli non sembravano una squadra di serie C che giocava contro una B2, non ci facevano cadere una palla».
Dopo diversi anni quest’anno poi ci sono tante squadre altoatesine. San Giacomo a parte, ci sono altre altre buone squadre come Neruda Volksbank e Bozen Jodler... che ne pensi?
«Sono squadre che dobbiamo ancora scoprire, ancora tutte da verificare. Certo le potenzialità non mancano».
Guardandoti un po’ indietro, invece, che bilancio puoi fare di queste tue cinque stagioni al DeltaDator Torrefranca?
«Sono stati cinque anni molto belli. Il primo anno con Monica Dal Corso per me era la prima volta che avevo un’allenatrice donna, io e Sara Gasperotti venivamo dal Marzola eravamo giovani e ci siamo ritrovate a giocare con quello che per noi è un mostra sacro della pallavolo come la Mellone. E’ stata una cosa bellissima. La società poi ci ha sempre coccolato, mi sono sempre sentita in una famiglia, mi sono trovata bene e mi sono tolta delle soddisfazioni che mai da piccola avevo pensato che mi sarei potuta togliere».
Qual’è stato il momento più bello e più brutto di questi cinque anni?
«Il momento più bello è stato sicuramente l’ultima partita giocata ad Altavilla Vicentina, tre anni fa, quando conquistammo la matematica promozione in B1. Quella era la prima volta che piangevo dopo una partita. Ma non ero la sola, piangevamo tutte, anche gli allenatori, i dirigenti, tutti. E’ stata una giornata incredibile... Ogni tanto ancora mi capitano in mano le fotografie di quella partita. Il momento più brutto penso sia stato l’esordio in B1 contro il Novello Vicenza. Loro erano rimaste le stesse che avevamo affrontato pochi mesi prima mentre noi avevamo cambiato qualche cosa, eppure ci siamo trovate di fronte una squadra molto molto cresicuta in pochi mesi. Così ci siamo ritrovate a perdere 3-0, nessuna di noi era arrivata in doppia cifra. E’ stato brutto avere un esordio del genere in qualcosa di nuovo per tutte noi come la B1».
Quella stagione di B1 comunque è stato il suggello di quanto la B1 sia diversa dalla B2...
«Completamente diversa. Ci sono società strutturate in un’altra maniera, con fisioterapisti, allenatori, panchine lunghe, ecc... Sono squadre e società organizzate in un certo modo. Quell’anno ci trovammo di fronte dei mostri di giocatrici che erano nettamente superiori a noi. Io ritengo che per me sia stata una fortuna già arrivare a giocare in B2, visto poi che ci sono arrivata abbastanza tardi, a 21/22 anni. Per me già la B2 era il massimo, il volley mi è sempre piaciuto sin da piccola e in B2 sai che ogni sabato hai sempre una partita difficile e affascinante. La B1 è stata un piccolo sfizio che mi sono tolta, non ho mai avuto e non ho ambizioni di arrivare a certi livelli, per chi gioca soprattutto per passione la B2 è una bella categoria».
Che ne pensi della squadra che il Torrefranca ha allestito quest’anno? Possono puntare ai playoff?
«A luglio, prima di andare via, ero rimasta all’arrivo della Pernici. E’ una grande atleta, ho avuto alcune occasioni per allenarci insieme e mi piace molto perchè è un’atleta vera, vecchio stampo. Mi piacciono questo genere di giocatrici. Mi sarebbe piaciuto giocarci insieme ai tempi della Miori, quando io ero piccolina e seguivo il Torrefranca in serie B e la vedevo giocare. Sapevo che il suo arrivo avrebbe dato qualcosa in più alla squadra, con una seconda linea già solida e in più con Manuela l’alzatore potrà contare sempre su una palla perfetta. Ai playoff secondo me arriveranno sicuramente, magari anche qualcosina in più, hanno le potenzialità per provare a vincere il campionato. E’ legittimo che ci provino».
Ma la stagione scorsa cos’è mancato per provare, quantomeno, a giocarsi l’accesso ai playoff?
«L’anno scorso c’era il clima sbagliato. Eravamo già stanche e scariche a settembre, c’era bisogno di un cambiamento. Serviva che questa estate si cambiassero alcune cose, siamo andate via in cinque e sono arrivate ragazze nuove, la squadra ha cambiato volto ed ha trovato nuove motivazioni. L’anno scorso era ormai il quarto anno per Koja allenatore, la squadra era sempre la stessa, dopo tanti anni era normale che un ciclo finisse. E che eravamo scariche mentalmente lo abbiamo capito a campionato in corso, non prima, quindi abbiamo cercato di portare a termine la stagione al meglio. La squadra era bella, si poteva dare qualcosa di più, era proprio il clima e le motivazioni che non andavano».
Di Ata Domonet e Argentario Ma.F. Srl, invece, che ne pensi? Obiettivo salvezza per entrambe?
«L’Ata ha tante giovani ma che sono tutte dei nomi, l’importante è che si sblocchino mentalmente. In una squadra così giovane, con solo Betty Fronza come “anziana”, penso debba essere l’allenatore ad imprimere la mentalità giusta. Sono giovani ma tutte giocatrici forti, che in B2 ci possono stare e che possono fare bene. Quante volte abbiamo visto squadre giovani che ci hanno massacrato? Basta pensare al Novello Vicenza o alla Sangiorgina in questi anni, ad esempio. Mi sono ritrovata a giocare contro squadre con ragazze di dieci anni più giovani di me, quello che hanno fatto queste squadre ora l’Ata lo fa a Trento. Libero e alzatore (Fronza e Gardumi, ndr) sono molto molto brave, poi per il resto sono una squadra completa, hanno tutto. Devono solo mettersi a giocare, forse sarà anche una questione di preparazione incentrata sul campionato ma se si sbloccano hanno tutte le possibilità di salvarsi».
Forse in ricezione pagheranno qualcosa, con la sola Fronza come ricettrice pura?
«Però proprio avere la stessa Betty in ricezione non è poco, un libero così è un lusso in B2, io l’ammiro sin dai tempi delle giovanili».
E l’Argentario ce la farà a salvarsi?
«Penso di sì. Dopo le amichevoli dell’anno scorso l’ho visto anche quest’anno e sono un bel gruppo, affiatato, che si conosce bene. Che conoscono bene la B2 ci sono solo Castellano e Facenda, ma sono una squadra bilanciata guidata da ottimi allenatori come Napolitano e Varesco. Ce la faranno».
Ormai erano diversi anni che giocavi al Torrefranca, come hai visto evolversi il livello della B2? E’ rimasto stabile, è andanto via via calando? E’ aumentato?
«I primi due anni con il Marzola puntavamo a salvarci, nel Torre invece avevamo altri obiettivi perchè è sempre stata una società molto competitiva. All’inizio mi sembravano tutte grandi alteit, per me era la prima volta che mi trovavo in quella categoria. Credo che in questi anni la B2 si sia più livellata, alcuni grandi nomi non ci sono più perchè sono saliti in B1 ma anno dopo anno il livello resta comunque molto buono. In B2 ci si diverte sempre, ogni sabato c’è una bella partita. Sono curiosa di vedere il livello della prossima serie C, quando l’ho giocata io l’ultima volta c’erano alcuni sabati dove dovevi andare in campo con l’elmetto ed altri dove invece vincevi facilmente sull’ultima in classifica. Una cosa, questa, che in B2 non succede. Puoi perdere anche con l’ultima se non sei al massimo».
Immagino quest’anno sarai spesso a Predazzo...
«Credo che farò l’abbonamento alla corriera... Scherzi a parte sì, andrò spesso a seguire il mio fidanzato Francesco Meneghelli».
Che impatto ha avuto con la nuova squadra, la Trenta Volley?
«Lui bene, si sta trovando molto bene. Anch’io sono contenta che Franz abbia scelto di giocare lì, l’ambiente è ottimo e anche l’allenatore, Kalc, è davvero preparato».
Anche per lui si profila una stagione interessante, per puntare ai playoff...
«Penso di sì, la Trenta Volley potrebbe fare il Torrefranca maschile e centrare la zona playoff... Scherzi a parte hanno un’ottima squadra ma, come dicevo prima, sono coscienti anche loro che la B2 è una campionato molto difficile. Dovranno lottare, ma certo le carte in regola le hanno tutte».

CHI E’ PAOLA ECCEL

Nata a Levico l’8 luglio del 1978, ha iniziato a giocare a pallavolo a 13 anni nel minivolley e nell’Under 14 del Pergine, con Bevilacqua come allenatore. Inserita già a 14 anni nella rosa del Pergine di serie C, dove è rimasta sino a 19 anni, è poi passata al Marzola. Due anni in C con De Luca e, al secondo anno, vittoria del campionato e quindi altre due stagioni in B2, uno con Mariotto e uno con Varesco. Quindi il passaggio al DeltaDator Torrefranca dove è rimasta per cinque stagioni, quattro in B2 e una in B1. Ora il passaggio all’Alta Valsugana. Nel suo palmares anche il premio «Lady Volley» vinto nella sua prima stagione al Torrefranca.

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