volley.sportrentino.it
SporTrentino.it
Il personaggio

Giuliano Agazzi, G.M. Noleggi Anaune (B1 maschile)

Pronti, attenti, via. Ormai tutta la nuova stagione, dalla A1 sino ai campionati regionali hanno preso il via. Il tempo delle ginocchiere ogni sabato sera è giunto. E allora dell’avvio di questa nuova, entusiasmante, lunga ed eccitante stagione sottorete perchè non parlarne con qualcuno che ne ha già vissute tante di stagioni esaltanti? Con un campione abituato a dare tutto sempre e comunque in campo? Con uno come Giuliano Agazzi insomma. Proprio al braccio pesante della Gm Noleggi Anaune Val di Non tocca questa settimana il ruolo di «Personaggio». Per lui, che personaggio di questo mondo fatto di reti e palloni colorati lo è da anni, una nuova avventura a Cles in un campionato di B1 che si annuncia quest’anno di livello stellare. Buona lettura.

Allora Giuliano, si può dire che vi aspettavate un esordio diverso in B1, o mi sbaglio?
«Ci aspettavamo un esordio diverso sapendo bene, però, che era una partita molto difficile. Si sperava in una prestazione maiuscola da parte nostra ma non ci siamo riusciti. Abbiamo mollato alla distanza, però non abbiamo affatto giocato male. Sono cose che succedono. Non abbiamo giocato male e questa è la cosa più positiva di sabato scorso, si poteva fare peggio. Visto che siamo una squadra quasi completamente nuova potevamo lasciarci prendere dai nervi della prima partita, di voler dimostrare chissà che cosa subito a tutti quanti. Invece abbiamo mantenuto la calma, abbiamo giocato bene e siamo partiti sparati. Solo alla lunga loro sono sempre rimasti costanti mentre noi siamo calati».
Che cosa non ha funzionato con Oderzo? Solo qualche errore di troppo?
«Qualche errore di troppo sicuramente, il problema è stato che ci siamo spenti. Abbiamo calato l’intensità in battuta mentre loro hanno preso sempre più fiducia in ricezione, e quando ti accorgi di queste cose generalmente è troppo tardi. Entri, dici di tirare la battuta e la sbagli. Piano piano esci dalla gara. Era comunque una partita alla nostra portata, ci spiace perchè il nostro entusiasmo era alle stelle. Non giocato male, questo è sicuro, solo che forse in questo momento loro sono più compatti di noi».
In una B1 che quest’anno è più una A2 bis, viste alcune squadre...
«Infatti, si valutava che il nostro girone è sicuramente molto ma molto impegnativo. Ci sono tre o quattro squadre che hanno giocatori di categoria superiore. Anche Oderzo può rientrare in queste tre o quattro squadre, anche se sinceramente non mi hanno entusiasmato tantissimo sabato. Nel bene e nel male la partita l’abbiamo fatta noi, loro sono sempre rimasti costanti nel loro livello di gioco».
Forlì fara gara a sè? Quali altre squadre vedi in pole?
«Bologna, Ferrara, i nomi che si fanno bene o male sono quelli. Sai però, per quello che ricordo io della B1 fare gara a sè in cima al campionato è molto dura. Dovrebbero fare un campionato perfetto che in B1 è davvero difficile, qualche scivolone lo faranno anche questi squadroni. Le squadre forti per me sono quelle che somatizzano questo scivolone e riescono subito ad andare avanti. Rispetto alla B2 poi in B1 per la promozione ci sono playoff, io credo che solo alla lunga si vedono quali sono davvero le squadre buone».
Dimmi la verità, un pensierino almeno alla zona playoff lo fate?
«Sinceramente, e sai bene che su queste cose sono sempre molto onesto come l’anno scorso quando tutti parlavano di playoff io ho sempre detto che si puntava alla promozione diretta, quest’anno credo che i playoff sono troppo per noi. Arrivare terzi in questo campionato sarebbe un successone da parte nostra. Credo che siamo una squadra che possa arrivare dalla quarta alla sesta, settima, posizione. Ci sono tante squadre buone quest’anno, può essere che un giorno fai il colpo contro una delle prime ma poi lo scivolone contro una squadra più abbordabile è dietro l’angolo. Io sono sempre stato realista, credo sia nelle nostre possibilità fare un bel campionato ma che non siamo preparati per la zona playoff».
Rispetto all’anno scorso sono arrivati tanti nomi nuovi, giocatori di categoria superiore, ma come è cambiata la squadra?
«E’ cambiata che ci sono più individualità. Ci sono giocatori migliori rispetto all’anno scorso è vero, ma ancora per il momento siamo delle individualità, non abbiamo ancora una nostra identità di squadra. Ci sono giocatori tecnicamente e fisicamente molto ben dotati, penso a Pignatti e Vecchi ma anche Bulgarelli ad esempio è uno che grida e caratterialmente spinge sempre al massimo, dobbiamo però trovare ancora una nostra unione in campo. Fuori dal campo l’unione è perfetta, mentre in campo dobbiamo ancora conoscerci meglio. In questo allenandoci due volte a settimana si fa fatica, dobbiamo costruire un’identità avendo a che fare con tanta gente nuova e il tempo per farlo è poco. L’anno scorso l’ossatura della squadra già era fatta ed i giocatori si conoscevano già, adesso ci sono diversi atleti nuovi e ci servirà un po’ di tempo per arrivare al massimo delle nostre possibilità di squadra».
In più quest’anno c’è un derby tutto trentino che in B1 mancava da tanti anni: che campionato pronostici per la Metallsider Blue City?
«Noi non pensiamo al rush finale, al risultato finale del campionato. I playoff sarebbero un qualcosa da Dio per noi, ma credo possiamo arrivare subito lì sotto. Forse anche la Metallsider vivono più tranquillamente questo campionato. Possono salvarsi tranquillamente, possono fare anche loro un bel campionato, forse gli manca un giocatore da palla alta che riesce a togliere le castagne dal fuoco quando ricezione e palleggi non girano, ma sono ben attrezzati ed equilibrati. Se avessero un giocatore così su palla alta penso sarebbero da playoff, o meglio un giocatore ulteriore a Moro su palla alta. Faranno comunque loro campionato dignitoso, ne sono certo».
Dopo tanti anni ormai che giochi dove trovi sempre nuovi stimoli?
«Pensa te che sono arrivato fino in Trentino per trovare stimoli nuovi... Ormai alla mia età si fa fatica a trovare stimoli in allenamento, in partita no perchè lì vengono da sè ma in allenamento si fa fatica. Lì da noi vuoi l’amicizia con Giandonato, vuoi la società che conosco molto bene, vuoi i nuovi ragazzi che portano una ventata di aria nuova, questi stimoli li trovo. Ovvio che poi quando sei lì ad allenarti devi metterci anche del tuo, con questo credo che gli stimoli per ora non mi sono ancora mancati. E in partita non credo che gli stimoli mi mancheranno mai. Quando queste cose le senti dentro non le perdi mai, in qualunque categoria uno giochi».
Fino a che età hai deciso di giocare?
«Sicuramente quest’anno. Spero di arrivare alla fine senza problemi, ricordo ancora lo strappo al polpaccio (al secondo anno di Mezzolombardo, ndr) e spero di arrivare sino a fine campionato fisicamente integro. Per l’anno prossimo in teoria c’è già un accordo per restare ancora a Cles. Spero di stare bene fisicamente, quella è la mia prima priorità. Giocherò finché il fisico me lo permette, alla mia età ho la fortuna di non avere acciacchi e dolori particolari, quando questi problemi fisici prenderanno il sopravvento penserò a smettere. Ma per ora non ci penso minimamente a ritirarmi».
Quand’è che tu e Giandonato Fino vi sposate?
«Prima ci dobbiamo separare dalle nostre altre relazioni in corso... Certo andiamo molto d’accordo, forse perchè ci vediamo poco. Non siamo la squadra che sta sempre in palestra, anzi noi facciamo gruppo principalmente fuori dalla palestra. Quei momenti di svago e tempo libero che di solito i giocatori vivono per conto loro noi li usiamo stando insieme. Ma a Cles non è solo questione di io e Giando, è tutto lo storico gruppo di Molveno che si è ricreato. Io, Tullio Berti, Celestino Smalzi, ormai siamo una vera famiglia, non la si vive questa avventura come tante altre società. Non esistono rimproveri o punizioni in caso di brutte prestazioni, ci sono altri tipo di rapporti, che mettono il rapporto umano davanti a quello sportivo».
Meglio una vacanza a Sharm El Sheik con Giandonato oppure restare bloccati in ascensore con Elisabetta Canalis?
«Sharm El Sheik. Te l’assicuro... Perchè la situazione della Canalis capita una volta sola nella vita, mentre a Sharm ormai ci si va due volte all’anno. Diamo molta importanza all’amicizia, con tutto il gruppo. Al limite andiamo a Sharm cercando di restare chiusi nell’ascensore con la Canalis...».
Te l’aspettavi quando sei giunto in Trentino per la prima volta che ti saresti fermato qui così a lungo? Che avresti conosciuto tanti amici?
«A me il Trentino, la montagna in generale, è sempre piaciuta come vita e come stile di vita. Non avrei mai pensato di fermarmi qui così tanto tempo, questo no, anche perchè un domani mi spiacerebbe non tornarci ogni tanto da queste parti e vivere una vita normale, tranquilla. Questo apprezzo del Trentino, venire lì e da Trento in sù per tutta la Piana Rotaliana fino a Cles conoscere sempre tanta gente, ormai lì ho tanti amici e mi sono inserito molto bene. Non capisco veramente chi dice che i trentini siano chiusi, siano un po’ orsi. Io abito in provincia di Cremona e ti assicuro non sono tanto espansivi neanche qua, anzi forse c’è gente più espansiva in Trentino. Anche a Fano non ho notato tutta questa differenza che si dice sui trentini».
Quando smetterai di giocare, fra circa venti o trent’anni, che farai? Tornerai a casa o resterai in Trentino?
«Ormai ci penso giornalmente. Ma non mi sono ancora deciso a piantare questa vita professionistica con la pallavolo. Questo fa anche intendere quanti soldini mi dia il Giando... Scherzi a parte, dopo una vita da giocatore pensare ad una vita lavorativa non è certo facile, anche perchè con tempi che corrono nel mondo del lavoro è dura entrarci. Ormai ci penso da alcuni anni tutti i giorni cosa farò, ma ancora non lo so. Penso e spero qualcosa in proprio, anche se so che ci vuole fortuna in una cosa del genere. Io non mi ritengo un imprenditore, sono uno che ama il rischio in campo ma che nella vita non ha mai rischiato nulla. Nello sport sì, nella vita no. Sto lì con i piedi di piombo, valuto, penso, vedo, rifletto. Sicuramente tornerò a casa, a Cremona, perchè ho la fortuna di avere un padre che ha una piccola azienda agricola, ha un po’ di terreni, un cascinale. Ecco, spero di fare qualcosa legato all’agricoltura, all’aria aperta. Chiudermi in un ufficio o in una banca... mi sento male solo a pensarci, preferisco di gran lunga stare all’aria aperta. Non certo chiuso fra quattro mura».
Ma a fare l’allenatore non ci hai mai pensato? Se non erro hai già cominciato ad allenare?
«Sì, sto già allenando a livello di Prima divisione femminile e poi ho anche due squadre Under 13 e Under 14 femminile. Qui a Cremona mi sono dovuto per forza buttare nel femminile, perchè il maschile a parte la Reima Crema in A2 c’è molto poco. Ho fatto il tesserino di Primo grado e quest’anno prenderò il Secondo, tento comunque di rimanere nell’ambiente. Se un giorno riuscirò ad allenare a categorie elevate bene, è una cosa che mi piacerebbe molto fare, altrimenti allenare resterà un bell’hobby».
Rispetto alla tua esperienza con l’Itas come hai trovato cambiato il mondo della pallavolo trentina?
«Non l’ho trovato molto cambiato. Adesso tu mi dirai che c’è stato tutto un fiorire di mille squadre, ci sono state promozioni, il livello si è fatto più alto, ecc... E quello è vero, ma in tutta Italia alla fine il mondo della pallavolo è cambiato poco. Sai, io ho vissuto il grande periodo d’oro del volley con Berlusconi a Milano, Gardini a Ravenna, Benetton a Treviso, eccetera... Ma ora quel tempo è finito. Il volley va a rilento ma forse va bene così, vanno bene questi campionati, questi giocatori, va bene che non si arrivi agli eccessi del calcio...»
Grazie a Dio direi che il volley rimanga uno sport dove una birra al bar con i compagni di squadra vale più di contratti e cose simili...
«Ma sì, va bene che la dirigenza di una società rimanga nel limite del possibile come una famiglia, che si dia più valore ai rapporti personali piuttosto che alle situazioni professionali o di contratti. I rapporti umani nella pallavolo sono ancora importantissimi, non è come nel calcio dove hai 30 giocatori e usi quello che ti serve di più. Il nostro è un piccolo grande mondo dove l’amicizia e lo stare bene insieme è ancora una caratteristica fondamentale e va bene così».
Tornando proprio alla tua esperienza in A2 e A1 con l’Itas qual’è il tuo ricordo più bello?
«Diciamo il primo anno di A2. C’era tanto entusiasmo intorno a noi, una grande euforia, c’era un bellissimo clima che aumentava giorno dopo giorno. Il secondo anno l’ho vissuto male per via dell’infortunio. La A1 adesso ha il record di incassi, di pubblico, eccetera... ma tutto è nato da lì, da noi. Da quelle partite con 1000 persone, adesso 1000 persone in molti campi di A2 se li sognano. Lì c’è stata la bravura e la fortuna di fare il salto dalla B2 alla A2 e di tenere poi per tanti anni la A2».
E il momento più brutto non te lo chiedo nemmeno... Se ripenso a quello strappo che ti ha tenuto fermo per mesi.
«Sì, quell’infortunio è stata la mia pagina più brutta. Poi mi è dispiaciuto anche, alla fine di quella stagione, dover lasciare Mezzolombardo. Una piazza bellissima per fare pallavolo».
Anche per l’Itas ne è passata di acqua sotto i ponti dai tuoi tempi, come la vedi quest’anno in A1?
«Sinceramente l’ho persa un pochino di vista la A1, ma in Trentino sono ancora in fase di crescita. Come utili, come interesse e come pubblico, insomma è un’isola ancora felice. Quello che all’inizio erano solo delle promesse ora sono state mantenute. Poi raggiungere un risultato sportivo, che sia una Coppa o uno scudetto, è molto difficile. Ci vogliono risorse importanti e molta cultura dietro, cosa che forse all’Itas avendo bruciato molto rapidamente le tappe gli manca».
Se non sbaglio in quegli anni di A2 si parlava di te anche come possibile vice-Sartoretti in nazionale, ti spiace non aver potuto vivere quell’esperienza?
«Sì però secondo me è stata tutta una montatura a livello di Lega e Fipav, ai tempi Bebeto era direttore tecnico della Nazionale e io non l’avevo mai sentito. C’è stato un periodo dove i risultati e ed i tabellini personali erano molto positivi per me, sono così usciti alcuni articoli che ventilavano questa ipotesi, ma io non ho mai avuto contatti diretti con il mondo della nazionale. Anche se, non dico certo giocare in Nazionale, ma essere almeno nei 18 mi sarebbe piaciuto davvero tanto. Per vivere il momento e l’emozione di una cosa del genere, di un collegiale con la nazionale. Mi spiace sia stata una bolla di sapone perchè mi sarebbe piaciuto, alla fine però non è un mio grande rimpianto. Sono contento di quello che ho fatto in questi anni, giocare in A1 e A2, vincere qualcosa di importante. Quella sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta. Non sono certo un campione come Bernardi, Zorzi, Sartoretti o questi giocatori con cui ho avuto la fortuna di giocare o di giocarci contro. C’è una grossa differenza fra me e loro, ma sono riuscito a stare nella loro scia. Mi ritengo fortunato che uno come me abbia vinto quello che ho vinto».
C’è qualcosa che rimpiangi nella tua carriera?
«Ecco, forse l’unico rimpianto, o meglio la cosa che mi scoccia un po’ di più, è che ho avuto anche la possibilità di andare all’estero a giocare e per mille motivi ho detto di no».
In Francia se non ricordo male...
«Esatto in Francia, a Cannes. Si era ventilata questa ipotesi ma poi, per mille vicissitudini, non se ne fece nulla. Uno che voleva a tutti i costi andare a vivere quella esperienza sarebbe riuscito ad andarci subito, mi è spiaciuto molto dire di no quando mi si è presentata quella possibilità. Mi sarebbe piaciuto confrontarmi con realtà diverse dalle nostre, vivere un’esperienza all’estero. Poi era un periodo nel quale ero sposato ma non avevo ancora figli, per cui potevo fare uno o due anni a Cannes. Era, tra l’altro, proprio l’anno nel quale ho scelto Trento, dopo che sono andato via da Fano. Fu una scelta di vita, alla fine ho scelto di venire a Trento per restare in Italia, un po’ più vicino a casa, per mille questioni che forse, a vederle ora, non avrei dovuto dare tanta importanza. Non avrei dovuto pensare così tanto all’aspetto logistico, quanto alla possibilità di vita che avevo. Sono soddisfatto di quello che ho fatto, ma a distanza di 10 anni penso sarebbe stata un’esperienza interessante».
Da Cannes a Cles è un salto...
«Il passo è lungo, ma anche adesso sono convinto di aver fatto scelta giusta. Stare a Cles mi da stimoli, giocare in una buona squadra è bello, ma in una squadra dove è una famiglia, con tutti amici, è ancora più bello».

CHI E’ GIULIANO AGAZZI

Nato a Castelleone, provincia di Cremona, il 6 luglio del 1968, Giuliano Agazzi comincia a giocare già negli anni Ottanta a Cremona. Dal 1986 al 1988, con l’Ariete Cremona, esordisce in serie C1 e subito questo giovane opposto tecnico e potente allo stesso tempo viene notato dai club più titolati. Tanto che nelle stagioni 1988/1990 è alla Siap Brescia, in A2, prima di compiere il grande salto alla Sisley Treviso. Resterà alla Ghirada dal 1991 al 1995, vincendo praticamente tutto quello che si può vincere. Nel suo palmares, infatti, uno scudetto (1994), una Coppa dei Campioni (1995), una Coppa Italia (1993), una Coppa Cev (1993), una Coppa delle Coppe (1994) e una Supercoppa Europea (1994). Dal 1995 al 1997 è a Fano, in A2, dove per due stagioni di fila risulta il miglior marcatore della serie cadetta. Nella stagione 1997/1998 l’arrivo all’Itas Btb Mezzolombardo, allora in A2, dove disputa una prima stagione stellare. Nel secondo anno uno strappo alla coscia lo lascia fuori a lungo ed, a fine stagione, l’addio a Mezzolombardo ma non al Trentino visto che scende in B2 al Mec&Gregory’s Molveno, insieme all’amico Fino. Vince subito la B2 e l’anno dopo Molveno fa cose più che eccelse in B1, finchè per problemi economici la società è costretta a chiudere. Così nella stagione 2001/2002 il ritorno all’Itas, intanto divenuta Diatec e che aveva comprato i diritti della A1, come viceopposto. Una sola stagione prima di lasciare il Trentino e andare a Castelnuovo del Garda, in B1. Quindi Castelnuovo e Bedizzole, prima che nella stagione 2005/2006 il richiamo dell’amico Giandonato Fino si faccia sentire nuovamente. Con la Tassullo Spa Tama vince la B2 lo scorso anno, per trovarsi adesso nuovamente a giocarsi la B1.

© www.sportrentino.it - strumenti per i siti sportivi - pagina creata in 1,344 sec.

Classifica

Notizie

Foto e Video