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Il personaggio

Ilaria Basadonne, DeltaDator (B2 femminile)

Ilaria, prima di tutto, come stai?
“Bene, almeno io in squadra sto bene, toccando ferro…”.
Vi aspettavate un inizio così difficile?
“No, francamente no. Sapevamo certamente che le prime due partite sarebbero state molto dure, perché sia Udine che il Pan d’Este sono due squadra ambiziose, attrezzate per i primi posti in classifica. Sapevamo sarebbero state due partite difficili, poi le cose sono andate molto meglio con Montecchio mentre a Vicenza si pensava sicuramente ad un altro risultato. A Vicenza la partita l’abbiamo fatta noi, nel bene e nel male, a volte accade che si perde lucidità e si accumulano errori su errori. E sempre proprio all’ultimo, nei momenti chiave del set, dopo il 20 nel punteggio insomma. Credo sia un discorso di tensione più che altro, dal punto di vista tecnico ovviamente ci sono tante cose da migliorare come sempre, ma credo che ora come ora i nostri siano problemi più che altro psicologici”.
Forse vi manca un po’ di sicurezze e un pizzico di cattiveria…
“Alcune sicurezze ancora ci mancano è vero. Ovviamente la squadra è stata abbastanza modificata, io penso che quando una squadra viene modificata deve riuscire a superare le difficoltà in maniera positiva, così capisce di essere forte, di avere qualcosa da spendere anche nei momenti di difficoltà, di poter contare tutte reciprocamente. Non è mai facile inserire nuovi atleti nell’amalgama di una squadra. Se si inizia il campionato con dei buoni risultati queste sicurezze si creano, se invece si comincia con due squadre molto forti e una panchina che non esiste più… allora è più dura trovare queste certezze.”
Avete pagato anche gli infortuni e la panchina cortissima? L’ultima è che sabato non ci sarà nemmeno Francesca Paolucci, infortunata anche lei…
“Non possiamo cambiare nulla, non abbiamo panchina e quindi quando serve cambiare qualcosa in campo non si può. Non si può nemmeno dare a nessuna una piccola pausa, a volte basta anche un minuto, uscire, rilassarsi e schiarirsi le idee per tornare in campo con una diversa concentrazione invece così si resta dentro, e così ad ogni errore poi è facile che ne seguano degli altri. Poi ovviamente dipende da giocatore a giocatore, ma se non c’è materialmente nessuno in panchina è dura cambiare qualcosa quando serve”.
Soprattutto, forse, dopo il forfait della Marchesini c’è un nuovo assetto di squadra da inventarsi?
“C’è da assestare un nuovo gioco di squadra, ovviamente, cambiando l’alzatrice. Ad ogni modo Francesca sta giocando molto bene, stiamo lavorando su un gioco di squadra da rimodellare. Diverse intese, diversi palloni, rispetto a quelli su cui avevamo lavorato nella preparazione e in Coppa Italia. Ma non lamentiamoci, pensiamo a lavorare quelle che siamo al meglio che possiamo e basta”.
Anche se voi centrali con Francesca Bortolotti avete una buona intesa o sbaglio? Cosa avete fatto, intorno a 26 o 24 punti a Vicenza?
“Sembrerebbe di sì… Anche se a onor del vero i centrali di Vicenza non sono certo dei mostri. Questo ci ha dato una mano e la ricezione, che sta girando molto bene, ha fatto il resto. Con la ricezione che funziona noi centrali siamo spesso chiamati in causa, a Vicenza c’è andata bene ma in altre circostanze magari andava diversamente”.
Magari è su palla alta che ancora qualcosa deve essere registrato…
“Un po’ devono ancora trovarsi, ma credo sia normale. Sara Gasperotti è rientrata come laterale quest’anno, è più rilassata rispetto a quando doveva palleggiare ma penso senta questi due anni nei quali ha giocato in un altro ruolo. Per Eleonora Barbi quella di opposto sarebbe una collocazione favorevole per lei, attacca anche da seconda linea in modo alquanto efficace e può murare molto di più. Basterà trovare il ritmo e la palla giusta, cose che si acquistano solamente con il tempo e l’allenamento”.
Alla zona playoff, però, continuate a pensarci?
“No, basta, non ci pensiamo più… porta sfiga pensare troppo in grande. Scherzi a parte, credo sia meglio non pensare più a obiettivi precisi, così forse restiamo più serene, senza farci prendere dalla frenesia di fare punti a tutti i costi. Penso sia meglio pensare e vedere una gara dopo l’altra, senza pensare troppo a obiettivi precisi. E poi siamo solo all’inizio, vedremo più avanti”.
Torriana, Pan d’Este, Udine e Villorba: saranno loro le avversarie più pericolose?
“Sulla carta sì. Ho visto Udine e Pan d’Este e delle due m’è piaciuto di più Udine, sono una squadra molto quadrata. Così come il Torriana, che abbiamo incontrato in un torneo a Pordenone, e anche loro sono una squadra completa. Però bisogna vedere strada facendo, questo campionato penso sia molto equilibrato e ci si ruberà tanti punti a vicenda. Se ci sarà magari qualche squadra che parte in sordina e poi verrà fuori alla distanza non mi sorprenderò, anche se è ancora presto per dire chi può fare cosa”.
Al tuo primo anno al Torre la B2 l’avete stravinta, poi la B1 e quindi il ritorno in B2: in questi anni come è cambiata la B2?
“Ti rispondo come prima, ovvero che è troppo presto per dare un giudizio definitivo sul livello di questa stagione. E’ ancora presto per esprimere giudizi, aspettiamo di aver visto giocare tutte le squadre, prima di gennaio credo sia dura dare pareri precisi. In linea di massima, comunque, non mi sembra ci sia stato un grande stravolgimento nella B2. Quando abbiamo vinto il campionato lo abbiamo fatto con una squadra molto omogenea, che aveva una buona ricezione e un gioco molto vario. Come tipo di squadra penso somigli a Udine e se la ricezione terrà sempre bene come sta facendo ora anche noi quest’anno potremo ripetere quel genere di gioco”.
E sabato ci sarà il derby con l’Ata Domonet… noi che saremo spettatori che partita dobbiamo aspettarci?
“Un derby. Semplicemente un derby. Ovvero una partita a sé, sicuramente. L’importante credo sarà entrare in campo serene e tranquille, dopotutto ognuno sente una partita del genere alla sua maniera. Personalmente io non lo sento molto, forse perché pallavolisticamente sono cresciuta fuori dal Trentino, mentre altre mie compagne lo sentono di più. Ormai noi e loro ci conosciamo a memoria, non c’è molto da inventare ormai, solo mettere in pratica quello che si può fare. Che poi, a dire il vero, è quello che ci manca adesso. A volte giochiamo una bella pallavolo, mentre altre volte…”.
C’è una giocatrice che toglieresti all’Ata per metterla nel Torrefranca?
“Ti odio per questa domanda… mi metti in crisi…”.
Ma no dai che sono un bravo bambino… toglieresti qualcuno?
“Ne toglierei due, a dire la verità. Ovvero Elisabetta Fronza ed Elena Prandi, due giocatrici che in modo diverso sono punti di riferimento importanti per l’Ata. Se magari sabato sera avessero un altro impegno e non giocassero non sarebbe male… Scherzo, ovviamente”.
Poi sarà la prima volta contro la Damonte, la ex di turno…
“Sarà bello rivedere un’amica con cui si è giocato per diversi anni. Però non potremo farle nessun regalo, anzi vogliamo fare un bel regalo a noi stesse, ne abbiamo bisogno”.
Ho 10 euro da giocarmi alla Snai, su che risultato punto?
“Non si chiede mai, seri matto? Non mi posso sbilanciare, chiaro che spero che vinca il Torrefranca, però meglio non fare pronostici, non sono il mio forte”.
Ti ha sorpreso la partenza positiva dell’Ata quest’anno?
“No, l’Ata ha delle giocatrici che la B2 la possono giocare tranquillamente. Dipende molto da come loro trovano il migliore assetto di squadra con i nuovi innesti che hanno e da chi si trovano di fronte”.
Sbaglio o quattro anni fa eri stata contesa proprio da Ata e Torrefranca? Come mai poi scegliesti Mattarello?
“Si, c’erano stati dei contatti anche con loro. Allora scelsi il Torrefranca perché avevo bisogno di tranquillità. L’Ata allora era una neopromossa ed aveva un gruppo molto giovane, andare da loro sarebbe stata una scommessa. Al Torrefranca invece avrei avuto qualche certezza in più, soprattutto perché venivo da un brutto campionato e volevo fare qualcosa di tranquillo. Volevo prima di tutto strare serena e pensavo che al Torrefranca avrei potuto fare un campionato tranquillo…”.
Tranquillo? L’avete pure vinto quel campionato…
“Infatti, è stata un’annata bellissima, davvero splendida. Metterei la firma immediatamente per vivere di nuovo un campionato del genere… vincere così è stata un’emozione così forte che me lo sarei augurato per tutti gli anni successivi”.
Le tue esperienze fuori regione ti hanno aiutato a crescere come giocatrice?
“Se non fossi andata fuori regione difficilmente sarei cresciuta fino al punto dove sono arrivata oggi. Sono state alcune esperienze davvero importantissime, mi hanno aiutato tanto sia come giocatrice che come persona, il poter vivere esperienze del genere è stata una bella fortuna. Io credo che la vita sia fatta di compromessi, così quando ho deciso di frequentare l’Università e di stare a Padova dove studiavo ho potuto vivere esperienze sportive davvero molto formative. Volevo cercare di restare nella zona di Padova, altrimenti avrei dovuto rinunciare alla laurea ed è una cosa che non mi andava assolutamente di fare”.
Consiglieresti a una ragazza di provare, anche se per poco tempo, fuori dal Trentino?
“Sì, assolutamente. E’ un’esperienza che va al di là dei discorsi sportivi, dove in giro ci sono anche tante situazioni brutte. Il Torrefranca ad esempio è una società solida e con un allenatore molto preparato, in altre società nella quale sono stata invece l’allenatore era un dirigente e si vedevano cose quasi assurde... Come tutte le esperienze fuori casa ti spinge ad affrontare tutto da solo e ti fa crescere. Se poi a giocare si capita nei club che hanno davanti una squadra di serie A come Bergamo, Modena o Vicenza allora il cerchio si chiude. Hai squadre inferiori nelle quali crescere e allenatori molto, molto, preparati”.
Come si vive da laureata?
“Bene, molto bene, anche se adesso si comincia a cercare lavoro...”.
Come mai la decisione di buttarsi nella biologia?
“Ho scelto biologia dopo una scelta alquanto problematica. Io ho fatto il liceo classico ed ero tutta intrisa di filosofia e cultura classica, ma avevo dentro di me questa grande curiosità sulla base della vita e quindi ho deciso di buttarmi nel ramo scientifico. M’è andata bene direi…”
Quindi dovremo chiamarti dottoressa?
“Oddio no… mi fa uno strano effetto, ancora nessuno mi ha chiamato dottoressa…”

CHI E’ ILARIA BASADONNE

Nata a Rovereto il 26 maggio del 1979, risiede da sempre a Brentonico. Ha iniziato a giocare a pallavolo a 15 anni, nel 1994, a Brentonico quando venne inaugurato il primo corso di pallavolo che diede origine all’attuale Brentonico Volley. Quindi nella stagione 1994-1995 una stagione in Under 16 con il Mori, poi l’anno seguente l’esordio in Prima divisione sempre a Mori. Nella stagione 1996-97 il trasferimento in Germania, a Brennerschafen (vicino a Brema), dove ha frequentato il quarto anno delle superiori e contemporaneamente ha giocato in una squadra Under 18. Tornata in Trentino nella stagione 1997-1998 l’esordio in serie C a Lizzana, mentre l’anno seguente il trasferimento a Padova (dove ha iniziato l’Università) e la prima stagione in serie C con il Cib Unigas Padova. Nel 1999-2000 il trasferimento in B1 al San Carlo Cosmogas Padova, nel 2001-2002 quindi a Cavazzale sempre in B1 nella stagione chiusa con la vittoria del campionato e della Coppa Italia. Nel 2002-03 il trasferimento a Cecina, in B1, prima di una stagione a Rovigo in B2. Dalla stagione 2003-2004 poi l’approdo al Torrefranca. Dove al primo anno ha vinto la B2, giocando poi una stagione in B1 e la scorsa in B2.

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