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Il personaggio

Luca Moro, Metallsider Blue City (B1 maschile)

“Alì il chimico” non era certo una brava persona… Passava il suo tempo a lavorare nei laboratori di Saddam Hussein a creare armi di distruzione di massa. O, almeno, così dicevano tempo fa oltreoceano. Anche “Luca il chimico” passa il suo tempo in un laboratorio chiamato palestra, a cercare la formula giusta per rilanciare la Metallsider Blue City. Dopo la sconfitta nello storico derby con la Gm Noleggi Anaune i biancoblù fanno un grande affidamento al braccio pesante del martello laziale, per cercare di dare una svolta ad un difficile inizio di stagione.

Luca, prima di tutto come sta la tua schiena?
“Adesso meglio, la mia schiena sta bene. Ho fatto una risonanza pochi giorni fa e tutto tace, il non sentire più dolore è positivo. C’è solo un po’ di fastidio all’anca e al ginocchio, ma sono normali acciacchi, nulla di preoccupante”.
Non si può dire comunque che sia stato un inizio di stagione tranquillo per te, prima l’ipotesi che dovessi tornare a Castellana e ora questo problema alla schiena...
“Sì ma per fortuna la mia schiena per ora non mi sta pregiudicando nulla. Riesco ad allenarmi ed a giocare, per cui va bene così. La cosa di Castellana poi, per fortuna, si è risolta nel modo migliore. Io volevo restare a Trento, assolutamente. Qui sto bene e sono contento di essere rimasto”.
Luca, tornando con la mente al derby di sabato una partenza sprint per voi e poi cos’è successo?
“Poi noi siamo calati mentre loro hanno sbagliato molto meno di noi. Noi siamo in un periodo particolare dove sbagliamo anche le cose più semplici, in questo modo diventa difficile vincere contro qualsiasi squadra. Non solo con la Gm Noleggi, ma anche con squadre come Lugo o Verona, in un campionato così equilibrato e selettivo fai fatica a vincere contro ogni squadra. Adesso c’è da stringere i denti e lavorare, io sono fermamente convinto che prima o poi i risultati arriveranno, perché credo che il lavoro paga sempre per cui dobbiamo solo stare tranquilli e andare avanti a lavorare come stiamo facendo”.
Vi aspettavate che Ballarini, che voi conoscete bene per averlo avuto come compagno l’anno scorso, cambiasse così tanto volto alla partita?
“Diciamo che, come ti ho detto prima, a noi ora fare le cose semplici ci viene difficile. Nicola ha fatto le cose semplici e abbiamo visto che anche così si fanno cose buone. Noi abbiamo visto che le cose semplici non riusciamo a farle. Ballarini lo reputo un alzatore di categoria, parlando solamente di fattori tecnici se dovessi decidere io farei partire sempre Ballarini senza nulla togliere ovviamente a Fino. Nicola sabato credo ci ha insegnato che per vincere non serve strafare, ma fare bene le cose semplici”.
Da dove nascono tutti questi errori?
“Un po’ credo dipenda da una mancanza di forma di tutti quanti noi. Poi è un periodo negativo perché, perdendo, non si ha sempre lo spirito giusto per allenarsi nel modo giusto. Dobbiamo trovare dentro di noi lo sprint giusto per cambiare. Io credo che quando si vince la voglia di fare e di allenarsi bene la senti venire dall’esterno, quando si perde invece questa spinta a lavorare e questa voglia di fare deve venire da dentro. Quando sovraccarichi un settore finché si trovano le giornate giuste va tutto bene, ma alla prima giornata sbagliata allora piovono tanti errori. Ma quello in sé è il minimo, il problema vero è che per vincere dobbiamo giocare tutti quanti bene. Invece in questo momento siamo tutti molto altalenanti, uno alla volta ci capitano partite nelle quali facciamo molti errori, mentre noi sappiamo che se giochiamo tutti sugli stessi alti livelli possiamo fare bene”.
In tanti dicono che il vostro problema sia un opposto di non primissima fascia...
“Non sono per niente d’accordo. Dall’inizio anno si sapeva che non ci sarebbe stato più Giamma ma c’era Valerio Savio. Una volta che si sa questo si sa anche che non si può responsabilizzare troppo un ragazzo che si allena e lavora nel modo giusto, poi capitano a tutti dei sabati nei quali non si riesce sempre ad esprimersi al meglio. Io sono convinto che se giochiamo tutti quanti bene possiamo far bene, cosa questa che ci è mancata perché nessuno di noi finora può dire di aver fatto il suo dovere fino in fondo. Se giochiamo bene tutti questa mancanza sull’opposto non c’è. Valerio è uno che nelle condizioni giuste può fare il suo, abbiamo visto anche l’anno scorso con Gotsch che quando ha giocato al posto di Rizzo ha fatto bene. Il vero problema è che nessuno si aspettava una B1 di questo livello qui quest’anno, io sono rimasto sconcertato da questa cosa. Forse ci saranno appena un paio di squadre materasso e noi le abbiamo già incontrate. Ma dobbiamo avere fiducia nei nostri mezzi, possiamo fare bene”.
Adesso però arriva Oderzo, primo in classifica, un altro bell’osso duro. Per di più per tanti di voi (Savio, i due Daldello e Campagnaro) si tratta di una sfida contro la loro recente ex squadra…
“Anche con Oderzo penso che possiamo fare bene. Noi non abbiamo nulla da perdere, dobbiamo solo pensare a dare il massimo in campo ogni partita. Da un certo punto di vista può essere anche un vantaggio. Noi dobbiamo pensare solo dare il tutto per tutto, sono loro che dovranno dimostrare di essere i primi mentre noi dobbiamo fare il meglio che possiamo. Per una volta la pressione non ce l’abbiamo noi, e questo è merito anche della società che non è una di quelle che ti punta la pistola alle spalle se perdi un paio di partite di fila. E questo nemmeno l’anno scorso, quando eravamo in corsa per i playoff. Finora sta girando troppo male, forse è anche meglio vivere momenti difficili adesso che magari più avanti. Quando magari è troppo tardi per mettere a posto le cose, noi ora sappiamo bene su cosa dobbiamo lavorare. E su quello lavoreremo sodo per migliorare. Comunque, per la gara di Oderzo spero in un bel risultato per i tanti ex che abbiamo, per loro è la partita più sentita e ci tengono a fare bene”.
Il rischio così, però, è di arrivare a un gioco scontato molto sbilanciato sulle bande.
“Ti dico, a me se mi danno anche 300 palloni a partita sono solo contento. Noi per vincere non abbiamo bisogno di Moro e Bosi, bensì abbiamo bisogno di Moro, Bosi, Campagnaro, Daldello, Daldello, Savio, Peruzzo, Divan, Baratto, Hueller, Sabbadin, Capra. Io di mio preferisco vincere al giocare bene o attaccare tanto, anche fare 32 punti come contro Lugo e poi perdere non mi soddisfa di certo. Non deve trattarsi di un lavoro individuale, bensì di squadra”.
Rispetto alla scorsa stagione sei l’unico “superstite” del sestetto titolare, come mai così tanti cambiamenti quest’anno?
“Non lo so. A me francamente è spiaciuto che tante persone non siano rimaste, ma ognuno fa le sue scelte, tanto la società quanto i diversi giocatori. Ognuno aveva i suoi motivi buoni per fare delle determinate scelte, capita spesso nella pallavolo e in ogni sport che ha un suo mercato. E’ un peccato però, perché l’anno scorso avevamo fatto bene, potevamo cambiare poco e invece alla fine siamo cambiati in tante cose. Forse adesso stiamo pagando anche questo, ci conosciamo ancora poco fra noi e alcuni automatismi devono ancora nascere. Non è mai facile creare un gruppo all’interno di una squadra, soprattutto se poi ci sono tanti giocatori nuovi non è facile”.
Rispetto all’anno scorso poi quest’anno è cambiato molto anche il campionato: quest’anno ci sono tante squadre che puntano ai playoff e altre che sono pericolose “bucce di banana”...
“Ci saranno forse solo due squadre deboli. E, alla fine, neanche tanto materasso perché Monselice è riuscita anche ha fatto 3-2 con Bologna in casa. Tutte le squadre possono vincere con tutte. Per come erano le voci che giravano all’inizio dell’estate si sapeva di 2/3 squadre molto, ma molto competitive, ma anch’io sono rimasto stupito dall’equilibrio che c’è e da quanto sono cambiate molte delle squadre del girone. Ci sono tante squadre che possono dire la loro, compresi noi e l’Anaune. Ma per fortuna è ancora presto per parlare di cose importanti come salvezza o playoff o chi vince, siamo appena all’inizio”.
Vero, è prestissimo, quindi non posso farti la prossima domanda…
“Cioè?”
Michele Marconi dopo il derby di sabato ha detto che adesso bisogna pensare ad una salvezza tranquilla e basta, vi ponete questo obiettivo?
“Per scaramanzia io dico sempre che si parte con il solo obiettivo di salvarsi, sono molto scaramantico. Lo dicevo anche l’anno scorso, anche dopo una partenza a razzo. Poi, ovviamente, si deve cercare di sfruttare il momento in cui ti trovi se le cose vanno bene. Adesso puntiamo ad una salvezza tranquilla, a lottare su ogni campo. Dobbiamo solo abbassare la testa e pensare a lavorare, andando avanti passo dopo passo”.
Michele Marconi e Nicola Giuliani, sono due allenatori simili oppure diversi?
“Sono due allenatori diversi sì, ma non tantissimo. Sono molto bravi e molto preparati entrambi, con Nicola per diverse cose mi sono trovato bene, per altre un po’ meno ma sono due allenatori con una grande passione e che di pallavolo ne capiscono molto. Sono contento per la buona occasione capitata a Nicola a Trentino Volley, a lui piace molto lavorare coi giovani e penso farà molto bene. Con Michele c’è stato un buon impatto, lui si è adattato subito al nuovo gruppo che si è formato”.
Con l’Università come va?
“Ehm ehm…”
Da questi colpi di tosse immagino che la tua situazione sia identica alla mia…
“L’università l’ho un po’ accantonata per ora. Non è facile per me riuscire a fare tutto, ho fatto il primo anno scorso. E cominciare ingegneria a 25 anni vuol dire metterci per forza cinque anni per finire e, a questo ritmo, prima dei 32 anni non la finirei. Così preferisco dall’anno prossimo fare scelte diverse anche a livello lavorativo”.
Non starai pensando già al dopo volley?
“Sì, ci penso al dopo, anche perché il volley ai nostri livelli non ti garantisce a lungo dopo. Io sono un perito chimico, appena uscito da scuola ho lavorato nel campo e adesso volevo buttarmi nella chimica. Ma qui in Trentino è dura, è un ramo nel quale non c’è grande sviluppo industriale. Ho chiesto un po’ in giro per vedere e cercare un posto dove fare un po’ d’esperienza, ma non è facile, sotto il profilo chimico è un po’ scarna come regione”.
Ormai sono due anni che sei in Trentino, che impressione hai di questo ambiente?
“E’ un posto dove si vive bene e c’è una grandissima passione per il volley. Forse c’è un po’ meno passione per la Blue City ed è davvero un peccato. Mi piacerebbe vedere più vicinanza e interesse per questa squadra, anche nei playoff per la A2 dell’anno scorso mi sarei aspettato un palazzotto strapieno in fondo non è che tante regioni se lo possono permettere di giocare i playoff della B1. Peccato, perché c’è qualcuno che dedica i propri sforzi e la propria passione a questo sport, mi spiace non ci sia una grande risposta a livello di serie B. Forse l’Itas, che fa sempre il pienone, in città attira l’attenzione di tutti”.
Non deve essere facile cambiare città quasi ogni anno.
“Al contrario, ormai sono abituato. Io penso invece che sia molto stimolante cambiare spesso città. C’è il fascino di conoscere gente nuova, di scoprire posti nuovi, ogni anno quando so che devo cambiare è emozionante e lo faccio volentieri. Mi è capitato anche di farlo apposta a cambiare squadra, proprio per girare e conoscere gente e posti nuovi”.
Ti fermerai a Trento ancora un po’ spero…
“Ma questa è una domanda a trabocchetto… Scherzi a parte ho già parlato con la società per il futuro, loro sanno cosa voglio. Ma questi discorsi è incredibilmente prematuro per farli, pensiamo al presente, a girare le cose. Il futuro verrà poi”.

CHI E’ LUCA MORO

Nato a Terracina (Latina) l’8 novembre 1981, Luca Moro inizia a giocare a pallavolo da bambino nelle giovanili di San Donà. Nel 1995, a 14 anni, l’esordio in serie C con il Terracina prima e il Priverno poi, prima di trasferirsi alla corte della Sisley Treviso nel 1997 per disputare il campionato di serie B2. Quindi una stagione nel 1998 in B2 a San Donà prima di passare in B1 con la maglia dell’Igo Genova. Nel 2001 l’arrivo a Castellana Grotte, in B1, dove resterà per due stagioni. Quindi nella stagione 2004/2005 eccolo a Trieste, in B1, con l’Adriavolley che sfiora la promozione in A2. Dalla stagione scorsa è alla Metallsider Blue City.

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