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Il personaggio

Gianmaria Rizzo, Trenta volley (B2 maschile)

Silenzio, parla Gianmaria. Il suo nome quest’estate è finito su giornali e siti internet più volte di quello dei ragazzi del "Grande Fratello". Per oltre un mese il passaggio di Gianmaria Rizzo dalla Metallsider Blue City alla Trenta Volley ha fatto discutere, parlare, anche polemizzare. Oggi però è lo stesso Gianmaria che parla, che racconta i perchè ed i per come della sua scelta. Mettendo da parte inutili polemiche, tutte le chiacchiere, adesso si parla solo di scelte di vita, di professionismo e professionalità, di rapporti e diritti di atleti e società. Insomma, a una decina di giorni dal via dei primi appuntamenti ufficiali della stagione chiudiamo quest'estate fatta di mercato, di tornei e di chiacchiere. E torniamo a parlare di pallavolo giocata, dei suoi protagonisti, delle sue bellezze e delle sue brutture. A Gianmaria Rizzo, questa settimana, il ruolo di "torchiato" come nostro "Personaggio della settimana". Buona lettura.

Allora Giamma, finalmente questa telenovela è finita e per il meglio per te...
«Veramente... finalmente è la parola giusta, non ce la facevo più nemmeno io a sopportare questa situazione ingarbugliata. E’ stata una cosa fastidiosa sotto alcuni punti di vista. Nessuno voleva si venisse a creare questa “telenovela”, nemmeno io lo assicuro, per fortuna adesso si è chiusa».
Come è nato questo tormentone? Cosa ti ha spinto a volere andare via dalla Blue City ed a volere così fortemente solo e soltanto la Trenta?
«Innanzitutto ci tengo a precisare una cosa: a me giocare in B1 non mi fa schifo di sicuro. Il concetto è uno solo, è chiaro che avrei giocato volentieri in B1, ma agli inizi di luglio mi è arrivata una seria offerta di lavoro a Predazzo, presso uno studio di consulenza. Ho già studiato sei anni di Università in management, proprio il campo nel quale ho sempre studiato, un’offerta precisa per il mio indirizzo di studi. Dopo uno stage che ho fatto tempo fa ormai erano tre anni che ero alla porta, che aspettavo di trovare un lavoro che mi desse stabilità. A luglio mi è arrivata questa offerta e ci ho pensato un giorno appena prima di fare la mia scelta. E’ stata una scelta di vita, questo e solo questo. Io un professionista nella pallavolo non lo sono mai stato, ho sempre messo davanti a tutto il lavoro e lo studio. Anche se, giustamente, in questi anni ho sempre dovuto rispettare alcuni termini con la società non ho mai fatto solamente la vita del professionista fino in fondo. Così quando mi è arrivata questa possibiltià ho optato per una scelta di vita e di lavoro. Per me era oggettivamente impossibile fare tutti i giorni Trento-Predazzo per allenarmi con la Blue City, per fortuna però c’è a Predazzo una squadra in una categoria dignitosa. Ma si è trattato di una scelta di vita in primis, voglio sottolinearlo, se dovevo scegliere solo in base al volley è ovvio che restavo a Trento. Giocavo in B1, a Trento sotto casa mia, cosa potevo chiedere di più? Ma ho fatto la mia scelta di vita, per crearmi un futuro stabile anche dopo la pallavolo. Per questo ho potuto dire soltanto a luglio alla Blue City che non potevo restare con loro, più volte gli ho detto anche che mi dispiaceva e mi dispiace andarmene. Non volevo e non voglio fare uno sgarbo, anzi auguro alla società ogni bene, gli auguro di venire promossi in A2, magari tornerò anche a giocare lì più avanti non lo so, ma in questo momento sistemarmi sotto il profilo del lavoro è la mia priorità. Adesso preferisco puntare tutto sul lavoro e non sulla pallavolo».
Tu come hai vissuto questi quasi due mesi di tira e molla?
«E’ stata una situazione complicata, avevo pensato anche di non giocare più se non riuscivo ad andare via. Un po’ mi infastidiva questa situazione, io ho sempre visto la pallavolo come uno sfogo per buttare fuori tutte le tensioni accumulate durante il giorno. E il rischio di non avere più questa mia valvola di sfogo sarebbe stato pesante».
Come si è sviluppata la cosa? Ovvero, la Trenta Volley ha sempre detto che tu hai cercato loro mentre la Metallsider Blue City ha ribattuto che tu già in giugno avevi dato la tua disponibilità per restare. Cos’è successo?
«Io ci tengo a sottolineare una cosa, cioè che sono stato io a prendere contatti con la Trenta Volley e non loro a cercare me. Alla fine sono contento di come è finita, di poter giocare dove lavoro. Che si sia creata questa situazione ingarbugliata è chiaro, quando perdi un giocatore di cui detieni il cartellino ed è con te da tanti anni è ovvio che la prendi male. Anche a me se fossi io la società e perdessi un giocatore su cui puntare, per di più trentino, in maggio o giugno o luglio mi arrabbierei. Il problema più grosso, in luglio, è trovare un sostituto. Ma io a giugno ero convinto e tranquillo di restare alla Blue City, la situazione si è creata solo dopo l’offerta di lavoro».
Hai temuto o pensato di dover restare fermo se si andava per tribunali?
«Quella di smettere era un’ipotesi che avevo seriamente presa in considerazione. Pensavo “se va male mi fermo, mi prendo le mie responsabilità, voglio fare almeno un anno di lavoro serio e se non posso coniugare lavoro e sport allora non gioco”. Non potevo nemmeno restare alla Blue City e fare magari solo uno o due allenamenti a settimana e giocare da titolare, ma questo per rispetto ai compagni. Qualsiasi giocatore, credo, se ci fosse un compagno che si allena una volta sola a settimana e gioca sempre ne sarebbe ferito».
Scendere di categoria dopo aver “assaggiato” così bene la B1 non ti pesa?
«Ti dico, inizialmente un po’ sì. In B2 ci ho già giocato per cinque anni, in B1 invece ero arrivato da un anno soltanto e penso potevo dimostrare ancora qualcosa. Su a Predazzo però c’è tanta voglia di fare, c’è un bel progetto, magari non giocherò contro giocatori come Pasinato, Vecchi o Pignatti, ma comunque la B2 è sempre un campionato nazionale non certo il torneo dell’oratorio. Non troverò magari così tanti stimoli dall’avversario, ma dall’ambiente tutto intorno credo proprio di sì. A Predazzo c’è un bel pubblico, un ottimo allenatore e si sta creando un gruppo molto ben assortito».
Una mezza frase, almeno, la Trenta te l’aveva buttata lì anche l’estate scorsa comunque: ricordo bene quando Gabrielli comunicò a me ed ai miei colleghi della stampa (come dimostrano alcuni articoli pubblicati sui giornali dell’estate 2005) che eri un obiettivo di mercato già allora...
«Guarda, Davide ha giocato con me ed è anche un mio caro amico. Ovvio che su di me abbia fatto un pensiero appena arrivato in B2. Ma l’anno scorso sai qual’è stata la prima cosa che gli ho detto appena hanno comprato la B2? Di trovarsi un opposto, perchè io sarei rimasto comunque alla Blue City. Ti dirò di più, quest’anno a luglio la Trenta stava per chiudere con un altro opposto da fuori regione prima che io li chiamassi. Se loro prima della mia telefonata chiudevano con quest’altro giocatore io la prossima stagione stavo fermo».
Il fatto che sei stato nel Cda della Trenta Volley la stagione passata ha agevolato la cosa?
«Vedi, Davide (Gabrielli, ndr) lo conosco ormai da qualcosa come sette anni, Massimo (Depedri, ndr) anche. Sinceramente ti dico che quando ho ricevuto questa proposta di lavoro anche se non li conoscevo avrei voluto andare a giocare a Predazzo comunque. Proprio perchè la mia è stata una scelta di vita, ho deciso di mettere il lavoro sopra a tutto. Non dico certamente che fare il professionista sia brutto, anzi, ma farlo in serie A è un conto mentre ma farlo in serie B è diverso. Soprattutto davanti ad una offerta di lavoro che ti dà stabilità».
Di che genere di lavoro si tratta esattamente?
«Devo occuparmi di management in una azienda di Predazzo, principalmente si tratta di un lavoro da ufficio ma poi mi sposterò anche fuori sede. Ho studiato e studio tutt’ora Economia, mi mancano ancora quattro o cinque esami prima della tesi. Devo studiare, lavorare e giocare a volley, credo di avere già abbastanza cose da fare... Una persona, quando fa le sue scelte, deve sempre guardare a tante cose ed io ho deciso di guardare al futuro a lungo raggio».
Non capita spesso in ragazzi giovani di preferire il lavoro al volley, capita spesso di pensarci solo a fine carriera. Non ti senti un po’ un “erede” di Leo Morsut?
«Morsut è un grande, è il mio idolo. E’ una scelta anche giocare fino a 30 anni e pensare dopo al lavoro, ognuno è giusto che pensi e faccia le cose che sente più importanti per la propria vita. Ora come ora a me, invece, gli stimoli maggiori arrivano dal lavoro. Io a pallavolo giocherò fino a 30 anni circa, ma non vivo nell’oro e molto difficilmente mi manterrò tutta la vita con la pallavolo. Per me la pallavolo è una grande passione che deve scontrarsi con i tanti impegni di una B1. Un conto è giocare per divertirsi, un conto è raggiungere certi risultati. L’anno scorso ho visto da vicino cos’è il professionismo, quando i professionisti della nostra squadra arrivavano prima dell’allenamento e andavano via dopo tutti gli altri, se serviva facevano due esercizi in più anzichè in meno. Questo è vero professionismo».
Parlando in generale, comunque, forse la tua situazione è un esempio di come debbano essere meglio regolamentati i rapporti fra società e atleti. Un confine sempre molto labile quello fra diritti delle società e diritti dei giocatori...
«Purtroppo io mi sono dovuto scontrare con una realtà nella quale se non sei un professionista è dura. So di tanta gente che è dovuta stare ferma perchè ha litigato con un dirigente oppure con un presidente. Se hai la fortuna di trovare interlocutori con del buon senso, come è successo anche a me, che cercano di venirti incontro allora bene, altrimenti il rischio è che un atleta debba restare fermo. Anche se la nuova normativa che è entrata in vigore questa estate, quella insomma che permette agli over 34 di svincolarsi, sta cercando di mettere un po’ d’ordine in questo campo. Piano piano è un sistema che si sta cercando di correggere e sistemare».
Dopo tanti anni alla Ronda e alla Blue City che bilancio fai di que sta tua esperienza?
«Ho avuto sei anni davvero molto molto belli, con grandi allenatori come Dianti e Giuliani. Nicola mi ha davvero tirato su penando e lavorando con me tantissimo. La società poi ha sempre creduto in me e voglio ringraziarli davvero. Loro mi hanno dato tanto e penso anch’io di aver dato tanto a loro. Un po’ di malinconia ovviamente c’è nell’andare via dopo qualcosa come sei anni, nonostanti ci siano nuovi stimoli e tutto nuovo. In questi anni abbiamo raggiunto bei traguardi come la promozione in B1, i playoff di B1 quest’anno e la final four di Coppa Italia serie B. Io, infatti, ripeto che contro la società non ho assolutamente niente e li ringrazio per avermi permesso di andare via per la mia situazione lavorativa e per aver trovato l’accordo con la Trenta Volley».
Facciamo uno sforzo d’immaginazione: è già in programma in Coppa Italia le due partite fra Metallsider Blue City e Trenta Volley... Partite un po’ particolari per te...
«Molto probabilmente quella sera avrò un crampo al ginocchio... Scherzi a parte, ad essere sincero gli avversari in campo li ho sempre guardati poco. Pallavolisticamente parlando sono un po’ “stupido”, penso solo a mettere giù la palla sia che dall’altra parte della rete ci sia la Blue City, il Bolghera, il Villazzano o chiunque. Io non sono mai stato un ex di una squadra, di certo saluterò tutti e farò loro il mio in bocca al lupo. Sarà una partita un po’ speciale, quello sì».
Che differenze hai notato fra le due società ed il loro modo di lavorare nella pallavolo?
«A dire il vero ho iniziato da poco a Predazzo, questa settimana appena, non posso dirti precisamente. A Predazzo c’è un progetto ambizioso, si punta molto sull’organizzazione e sulla struttura societaria. A Predazzo ci sono sedici dirigenti, mentre la Blue City ne ha quattro o cinque, questa è una differenza. Dal punto di vista societario il salto non si nota, ci sono altri interessi, altre priorità, la Trenta punta a creare qualcosa su un territorio vergine mentre a Trento operano già tante realtà. Ma questa domanda rifammela fra un paio di mesi, quando saprò essere più preciso».
Kalc e Giuliani invece sono allenatori così diversi come sembra?
«Kalc è un allenatore molto preparato, che cura molto il fisico, per me è un buonissimo allenatore. Sotto alcuni aspetti sono due allenatori simili, per altri ancora non lo so dire. La voglia di pallavolo è uguale in tutti e due, entrambi hanno una grandissima passione che li accomuna. Allenamenti ne ho fatti ancora pochi, vedremo con calma, Kalc di sicuro ha fatto tante esperienze diverse, ha allenato A2 e Nazionali e si rapporta in modo professionale con i suoi giocatori. Nicola ha sempre lavorato molto bene ed aveva, in più, la tranquillità dell’amico, in sei anni insieme lui era diventato un mio amico oltre ad allenatore».
Fisicamente hai risolto i problemi dell’anno scorso?
«Tocchiamo ferro... I problemi dell’anno scorso li ho risolti con un plantare. Ovvio che in fase di preparazione bene non stai, in questo momento sono carico di pesi. Il fisico comunque tiene bene e questo mi fa ben sperare per tutta la stagione».
Tu, Zancarli, Daniele, a Predazzo siete una bella colonia di ex Blue City. L’obiettivo playoff è alla vostra portata?
«Questo giustifica la nostra bella stagione scorsa, il bel gruppo che c’era e quanto bene abbiamo fatto. L’intesa con Giovanni c’è già, con Zancarli mi trovo molto bene sia dentro che fuori dal campo, mi spiace per la Blue City che ha dovuto optare per altre scelte rispetto al gruppo dell’anno scorso. Non ho anciora visto tutti gli avversari che ci aspettano, certo siamo tutti ragazzi motivati e la squadra è buona. Il gruppo si sta formando bene, tutti vogliono lavorare ed è un bel mix fra giovani ed esperti. Per una B2 penso che si può puntare alla zona playoff, poi ovviamente sarà il campo a parlare. Con i nomi soltanto, ovviamente, non vinci le partite. Sarà il lavoro a pagare».
Che B2 ti aspetti il prossimo anno?
«Vedendo il livello della prossima B1 e tutti i giocatori che sono scesi in B2 forse la quarta serie sarà di un livello più alto rispetto alla stagione scorsa, anche se ancora non lo possiamo sapere. Ma ipotizzo che sarà un campionato equilibrato, con tante partite difficili questo sì, vedremo sul campo poi chi meriterà di più. Arco con Egon Lamprecht, Lutterotti e questo opposto che è arrivato penso possano arrivare ad una buona salvezza. I ragazzi dell’Itas poi hanno ottimi allenatori come Silvano Conci e Nicola Giuliani, poi loro giocano spregiudicati, senza pressioni, i giovani giocano sempre a mille. Penso si salveranno tranquillamente, anche senza Sbrolla ed è molto importante per loro che De Paola resti a giocare più partite possibili».
Invece di questa nuova Metallsider Blue City tutta nuova che ne pensi? Potranno ancora lottare per i playoff della B1?
«Nicola l’ho conosciuto alle Universiadi, è davvero molto, ma tutti e due i Daldello sono ottimi giocatori. Nicola è un palleggiatore difficile da stargli dietro, fa girare la palla molto velocemente. Poi mi hanno detto che Bosi è un giocatore molto bravo, soprattutto in seconda linea. Non sarà facile ripetere il campionato scorso contro corazzate che sono praticamente squadre di media classifica in A2, come Forlì o Bologna. Tutte le avversarie si sono rinforzate, gli auguro di ripetere la stagione passata, la squadra è molto buona e possono puntare alla zona playoff».
Conosci il tuo “erede” Valerio Savio? Che giocatore è?
«Sì, abbastanza. Faceva il secondo opposto ad Oderzo e adesso suo fratello Federico gioca con me a Predazzo. La stagione scorsa non ha avuto molto spazio, ma ha un braccio bello pesante e non è di certo un ripiego di seconda fascia. Basta dargli fiducia e sicurezza e penso potrà fare bene. Il fisico ce l’ha, penso che l’importante per lui sia avere tutta la fiducia dell’ambiente intorno e il poter giocare con tranquillità».

CHI E’ GIANMARIA RIZZO

Nato a Padova il 15 settembre del 1981, Gianmaria si è trasferito a Trento sin da piccolissimo. Ha iniziato a giocare a 13 anni facendo tutta la trafila minivolley, Under 14-16-18, serie D fino alla serie C con il Villazzano. Quindi il passaggio in serie C a Mezzolombardo con Silvano Conci allenatore per una stagione, prima di passare alla Ronda Atesina/Blue City in B2 dove è rimasto negli ultimi sei campionati. In carriera ha centrato una promozione dalla B2 alla B1 con la Blue City, i playoff della B1 la stagione scorsa e una volta anche i playoff dalla B2 alla B1, una final four di Coppa Italia e il premio «Lorenzi». Nel 2003 ha vestito la maglia della nazionale alle Universiadi disputate in Asia.

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