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Le prime dichiarazioni di Francois Salvagni da bolzanino

Francois Salvagni, nuovo allenatore del Neruda Volley Bolzano, come e quando è nata la possibilità di approdare in Alto Adige?
«Dopo aver archiviato una stagione molto positiva, sul piano tecnico ma anche su quello umano, stavo per rinnovare il mio contratto con Bucarest. Restare in Romania mi sembrava la scelta migliore, perché oltre ad aver vinto una coppa storica, il primo trofeo europeo per una squadra rumena, con la società e tutto l'ambiente mi trovavo benissimo. Poi però ho avuto l'occasione di parlare con il presidente Favretto ed il direttore sportivo Babbi, mi hanno illustrato quello che avevano in mente e mi sono entusiasmato. Abbiamo trovato un'affinità di pensieri, di vedute e di motivazioni: in poche ore abbiamo così formalizzato il tutto, da un lato non è stato facile lasciare un posto dove mi sono trovato molto bene e che ringrazio molto, ma dall'altra dopo alcuni anni nei quali ho girato il mondo e fatto esperienze importanti la possibilità di tornare a lavorare in Italia mi esalta».
Il primo impatto con il Neruda Volley e con Bolzano com'è stato?
«Mi ha dato subito un grande impressione di solidità e di serietà. In due occasioni ho visitato Bolzano, la prima questo inverno – prima ancora che pensassi alla possibilità di venire ad allenare in Alto Adige – dove con tutta la famiglia ho visitato i tradizionali Mercatini di Natale fra Bolzano, Merano e San Candido e li ho trovati bellissimi, un'atmosfera unica. E poi in questi giorni, quando ho rivisto la città in estate ed è davvero un posto stupendo dove poter lavorare, ho potuto visitare le strutture, il palasport... si figuri che dicendo ad alcuni amici che venivo ad allenare a Bolzano tutti si sono offerti di venirmi a trovare presto, proprio perché l'Alto Adige è davvero un posto splendido anche da visitare».
Sportivamente parlando c'è tanta voglia di fare della prossima stagione una annata nella quale ripartire.
«Credo che dovremo trovare un grande equilibrio fra il non essere vittime del passato, che poi solamente nell'ultima stagione non è stato felice, e la voglia di ripartire dagli errori commessi. Belle o brutte, le esperienze nella vita servono tutte, ma l'importante è non finire schiacciati sotto di esse. Noi dobbiamo costruire con energia positiva e valutare cosa lo scorso anno non ha funzionato e da lì ripartire, facendo vedere che il Neruda è vivo e pieno di entusiasmo».
Allestendo una squadra da zero servirà, ovviamente, un po' di tempo per costruire le proprie certezze e sicurezze.
«Assolutamente sì, servirà un po' di tempo e sarà molto importante che tutti e tutte noi impariamo a conoscerci subito. Nell'allestimento della squadra cercheremo caratteri e personalità affini alla nostra idea di pallavolo, quando poi inizieremo a lavorare in palestra la prima cosa da fare sarà costruire un gruppo che sia molto motivato e figlio del lavoro».
Sul campo quale obiettivo vorrà e potrà porsi il nuovo Neruda Volley Bolzano?
«L'errore più grande che possiamo fare in questo momento è darci degli obiettivi. Noi dobbiamo solo pensare ad iniziare questo nuovo cammino con grande umiltà e con tanta voglia di fare, perché siamo gli ultimi arrivati a livello cronologico in serie A1 e stiamo costruendo tutto solamente ora. Non dobbiamo porci obiettivi o limiti, ma pensare solamente a fare tutti il nostro massimo».
Che campionato italiano ritrova dopo alcuni anni all'estero?
«La serie A1 è sempre uno dei tornei più importanti del mondo, qualche anno fa aveva avuto una flessione a causa di una fuga di talenti ma ormai da tre, quattro, anni è tornato ai massimi livelli del mondo. Qui adesso giocano grandi giocatrici e come livello medio è superiore a tutti gli altri tornei, perché in paesi come Russia o Turchia ci sono i picchi verso l'alto rappresentati da alcune squadre molto, molto forti e che investono molto. Mentre in Italia grazie al lavoro delle società ed alla qualità degli allenatori si è creato un livello medio del campionato molto alta, le nostre squadre sanno giocare bene a pallavolo».

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