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Dalfovo: «10 squadre fra A e B sono un fiore all'occhiello»

Nel bel mezzo di opinioni e punti di vista delle certezze ci sono e si chiamano numeri, dati, cifre. Il sottoscritto, Massimo Dalfovo, vorrebbe fornire qualche ulteriore spunto di riflessione e dare il proprio parere nel dibattito aperto di recente da alcuni organi di stampa sulla pallavolo trentina. Nello sport poi all'interno di queste certezze ci sono anche i risultati maturati sul campo. E la presenza all'interno del movimento pallavolistico nazionale di dieci formazioni regionali, otto delle quali trentine, eccezion fatta che per un caso (acquisto di titolo sportivo da parte dell'Avs Bolzano) rappresenta proprio una diretta conseguenza di quanto le società pallavolistiche della nostra provincia hanno avuto sul campo le capacità di fare nella passata stagione.
Le tre formazioni in serie A della nostra regione sono state un quadro completato dalla promozione, ottenuta sul campo, della Trentino Rosa. La presenza di ben due nuove realtà della val di Non, l'Agsat Molveno femminile che gioca a Coredo e l'Anaune Cles maschile, nei campionati nazionali è dovuta ad un doppio successo ottenuto nella passata annata di serie C. Ma questi risultati, solo gli ultimi presi in esame, non sono stati frutto del caso o di una "stagione spot". Nel caso dell'Anaune essa è reduce da due secondi posti consecutivi prima di vincere il campionato regionale di serie C, stessa cosa dicasi per l'Agsat Molveno, due stagioni consecutive concluse sul podio prima del successo finale. Si tratta di società che hanno un loro radicamento territoriale, hanno una storia, hanno un'organizzazione e che ora hanno, legittimamente, ottenuto le credenziali per prendere parte ai campionati nazionali. L'Ata Trento, per fare un altro esempio, in B1 ci è arrivata vincendo - ribadiamo, sul campo - i playoff della B2 due stagioni or sono. La Trentino Rosa, come accennato poche righe fa, in A2 ci è arrivata vincendo la B1 sul campo. Rovereto ed Argentario sono in B2 in quanto lo scorso anno si sono più che salvate sul campo.
Dieci squadre sono troppe? Rovesciando la domanda, sono troppe le persone che hanno voglia di fare, di investire, di impegnarsi? Tutte queste società, in modo differente fra loro e con le proprie specificità, hanno ottenuto di essere dove sono attraverso risultati sportivi, attraverso un impegno sul campo e sul territorio nel quale operano. Sono troppe? Nello sport è negativo raggiungere il proprio risultato? Centrare il proprio obiettivo? E non facendolo attraverso realtà che oggi esistono e domani chissà, ma attraverso società che hanno un settore giovanile, un'organizzazione, che sono ben inserite nel proprio territorio. Solamente una delle otto società trentine che affronteranno i campionati di serie B, ovvero l'Agsat Molveno, non ha direttamente un settore giovanile o non ha collaborato con altre società per il settore giovanile. L'esempio di questo genere di collaborazioni è la Trentino Rosa, impegnata fino a poche settimane fa a Pergine in accordo con l'Alta Valsugana per quel che riguarda il giovanile. Fare il massimo con le risorse che si riesce a recuperare è sbagliato? Poter contare su persone che, nonostante le difficoltà di questi anni in Italia, investono ancora nello sport, in questo sport è sbagliato? Personalmente credo di no. Non è sbagliato fare il massimo, che sia sotto forma di risultato sportivo da raggiungere o sotto forma di organizzazione societaria. Non è sbagliato cercare di dare sempre maggior solidità e qualità alle singole società e ad un intero movimento. La quantità certo non è sempre sinonimo di qualità, ma questa quantità permette a giocatori e giocatrici che abbiano dimostrato - sul campo - di avere le qualità per giocarci in queste categorie. Inoltre si permette ad alcuni giovani trentini di mettersi alla prova in campionati nazionali sicuramente formativi per la crescita di ragazzi e ragazze.
Come si diceva in apertura dati e riscontri oggettivi, non solo opinioni: la squadra di serie B1 della Trentino Volley sia lo scorso campionato ha contato e conterà anche in futuro su ragazzi trentini, l'Anaune ha vinto il campionato di C con una rosa interamente trentina e sempre con atleti locali farà la B2, l'Agsat Molveno anche ad eccezione di una ragazza veneta che risiede ormai da anni in Trentino per lavoro, l'Argentario ha centrato i playoff della B2 facendo giocare con regolarità almeno tre giocatrici trentine (palleggiatrice e due centrali) oltre ad un libero giovane sceso in campo in diverse gare, l'Ata Trento Volley ha chiuso al quinto posto la serie B1 schierando in campo solamente atlete trentine ad eccezione del secondo opposto, una ragazza veneta che studia a Trento, Rovereto ha chiuso una tranquilla salvezza in B2 avendo anch'essa sempre almeno un paio di giocatrici trentine (palleggiatrice e centrali) nel sestetto. Sempre guardando alla stagione scorsa, ma in campo maschile, Argentario Calisio ed Avs Mosca Bruno hanno messo in campo atleti trentini o comunque regionali in tanti ruoli come palleggio, centrali, liberi, schiacciatori. Una giocatrice trentina, roveretana per la precisione, è stata titolare nella storica promozione in A2 della Trentino Rosa. Ed anche nella prossima stagione il numero di atleti trentini che militeranno in queste formazioni resterà più o meno lo stesso di questa annata.
Tutti quanti, Fipav del Trentino in primis, vogliono solamente il bene della pallavolo trentina. Il che passa attraverso l'attività di queste società e la solidità dei settori giovanili. A tal proposito ci preme ricordare quelli che sono stati i risultati raggiunti in campo giovanile da formazioni trentine. Senza andare troppo indietro con la memoria, ma limitandoci agli ultimi anni: il quarto posto nazionale ottenuto dal Volano Volley maschile Under 15 nei mesi scorsi, il quarto posto nazionale ottenuto dall'Argentario Pallavolo femminile Under 14 a giugno, la vittoria nel Trofeo delle Regioni maschile 2012 a Padova, i due Trofeo delle Regioni di beach volley maschile vinti negli ultimi anni dalle coppie trentine. Oppure, andando un po' più indietro nella memoria fino a considerare l'ultimo decennio, i due secondi posti nazionali Under 17 conquistati dall'Ata Trento Volley. Il tutto senza citare o riassumere tutti i titoli giovanili vinti da Trentino Volley, che rappresenta una realtà a sè stante per obiettivi, budget, situazione eccetera, ma nelle cui squadre giovanili - soprattutto in questi ultimissimi anni - militano tantissimi ragazzi trentini. Che se poi non dovessero un giorno raggiungere la serie A possono essere comunque "riassorbiti" facilmente dalle altre squadre trentine del movimento maschile di casa nostra. A proposito di giocatori giunti in serie A, non è un caso che nelle ultime annate siano state diverse le giocatrici e gli atleti trentini giunti fino nel gotha del volley italiano. Sempre considerando a parte gli atleti di scuola Trentino Volley, non si può però non citare il caso di Matteo Burgsthaler: giocatore cresciuto nel volley trentino e non in un settore giovanile di A, bensì nelle nostre società del territorio, capace comunque di diventare per due anni di fila il miglior muratore della A2 prima di sbarcare davvero in Trentino Volley. Oppure i casi di Alessandro Paoli e Simone Lorenzi, giocatori anch'essi cresciuti nelle società del territorio e non in settori giovanili di serie A, ma capaci di arrivare a militare per più stagioni in serie A2. E il femminile? Anche qui esistono casi di questo genere, a partire dalla gardesana Valentina Rania, che dal C9 Arco Riva è giunta in serie A, o della conterranea Katja Luraschi, vincitrice a Bergamo anche di una Champions League. Per arrivare agli anni più recenti non si possono non ricordare i casi di Rossella Olivotto, vincitrice a Pesaro di una Supercoppa Italiana e tuttora militante in serie A1, oppure di Chiara Agostini e Stefania Pistolato impegnate fino a poche settimane or sono in A2. Stessa categoria condivisa negli ultimi anni anche da Ilaria Antonucci e Silvia Fondriest.
Risultati, dati, cifre, di giocatrici e giocatori cresciuti nell'alveo della pallavolo trentina. Nessuno vuole negare che, come in tutti gli sport di ogni latitudine, ci sono sempre dei problemi da risolvere o delle cose migliorabili. L'impegno del Comitato che presiedo è volto proprio a questo, ovvero a cercare di dare sempre maggior forza all'intero movimento trentino. Che sia attraverso la valorizzazione dell'operato delle società di casa nostra impegnate nei campionati nazionali o regionali, o attraverso un movimento giovanile da rendere sempre più saldo e consistente. Si può sempre fare di più, fare di meglio, ma demonizzare e "gettare la croce" addosso a persone e società che impegnano tempo, energie, sacrifici per cercare di costruire è, secondo me, sbagliato.
Un impegno costante sul giovanile è una priorità per questo Comitato. Così come – ad esempio – il sostenere e spingere tutte quelle società territorialmente affini che, pur mantenendo le proprie priorità ed i propri obiettivi, creano un progetto, una sinergia, che permetta a tutto il volley di una determinata zona di crescere. Se in una stessa valle o città ci sono due società, una che investe le proprie risorse sulla prima squadra ed una sul giovanile e sul reclutamento e riescono a collaborare, che male c'è? Creando così anche una struttura tecnica attraverso la quale giovani giocatori o giocatrici possono crescere. Anzi, può essere la soluzione a tanti di quei problemi di natura economica o organizzativa di cui, purtroppo, lo sport è pieno negli ultimi anni. Più che di mancanza di giovanili l'attenzione andrebbe spostata sulla "strozzatura", ovvero sul perché ad una certa età (18/19 anni i maschi, 16/17 le ragazze, circa) si registrano degli addii precoci. È qui che va concentrata soprattutto l'attenzione, ovvero sul passaggio dalle categorie giovanili alla prima squadra, in qualunque categoria questa militi. Bisogna cercare di dare risposte in questo senso ai settori giovanili di casa nostra e questo è possibile anche grazie ad una costante e proficua collaborazione fra società, in primis quelle territorialmente affini.
Ma, dicevo in apertura, parliamo di dati e cifre concrete. Ecco allora che per "tastare il polso" al movimento, possiamo prendere in esame alcuni dati concreti. Partiamo dal numero di tesserati, capace di crescere di quasi mille unità in un decennio. Nella stagione 2002/2003, infatti, erano 4.317 i tesserati alla Fipav del Trentino, mentre nell'annata 2012/2013 il dato è salito fino a quota 5.228. Dal 2009 al 2013 questo dato è stato sempre in crescita: 4.756 nel 2009/2010, 4.908 nel 2010/2011, 5.012 nel 2011/2012, 5.228 nel 2012/2013. Prima di un leggero calo nell'annata 2013/2014, quella scorsa, nella quale i tesserati sono stati 5.092. Prendiamo in esame altri dati, ovvero quello delle società attive in Trentino. Si registra un sostanziale pareggio fra le realtà sparite e le nuove nate nel corso dell'ultimo decennio: nel 2002/2003 erano 66 le società attive sul territorio, numero mai sceso sotto quota 60 fino al 2009, mentre nella scorsa stagione questo dato ha visto 58 società attive. Prendiamo ora in esame direttamente il settore giovanile nell'ultimo quinquennio. Nella stagione 2008/2009 sono state 33 le squadre iscritte ai campionati maschili fra l'Under 13 e l'Under 19, 115 quelle femminili. Numeri praticamente stabili da allora fino ad oggi, visto che nella scorsa annata le squadre maschili iscritte ai tornei giovanili sono state 35 e quelle femminili 118. Saldo più che positivo anche per quel che riguarda le squadre militanti nei campionati Regionali e Provinciali: nel 2008/2009 si avevano 25 sestetti maschili e 56 femminili, nella stagione passata si è arrivati a 27 nel maschile e 70 nel femminile.
Numeri che nel complesso fotografano la salute del piccolo, grande, mondo della pallavolo trentina. I problemi sono affrontati quotidianamente da tutte le componenti di questo piccolo, grande, mondo, per cercare di renderlo un ambiente sempre più in salute e sempre più ricco di occasioni per tutti quelli che si appassionano a questo sport meraviglioso.

Massimo Dalfovo
Presidente Fipav del Trentino

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