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Il personaggio

«Quattro chiacchiere con...»: Aurora Bonafini

Questa settimana abbiamo incontrato una delle protagoniste del positivo inizio di stagione del Gpi Group Rovereto, che occupa meritatamente il sesto posto in classifica, a pari punti (13) con l'Argentario. Stiamo parlando della giovane palleggiatrice trentina Aurora Bonafini. Cresciuta nelle giovanili dell'Ata Volley, Aurora ha iniziato la propria carriera in serie C con il Marzola di mister Moretti, per poi passare al Campionato di B2 con l'Argentario. Dopo quell'esperienza, iniziano due stagioni nelle quali Aurora ricopre il ruolo di seconda palleggiatrice, ritagliandosi però spazi importanti, ma soprattutto ottenendo risultati prestigiosi: la giovane palleggiatrice ottiene infatti due promozioni consecutive. La prima nella stagione 2013/2014 con la Delta Informatica di mister Koja, mentre è ancora fresca la splendida conquista dell'A1 l'anno scorso, con il Neruda Volley del presidente Favretto. Ora, dopo queste esperienze, Aurora ha deciso di rimettersi in gioco, tornando a vestire il ruolo di palleggiatrice titolare del Gpi Grou Rovereto.

Aurora Bonafini al palleggio (foto di Riccardo Giuliani)
Aurora Bonafini al palleggio (foto di Riccardo Giuliani)

Ripensando alla gara di sabato, c'è ancora del rammarico per aver perso l'imbattibilità casalinga contro una squadra alla vostra portata?
«Certo, c'è tanto rammarico. Personalmente, tengo molto all'imbattibilità casalinga ed è un vero peccato averla persa. Ci dispiace aver perso tre punti, che sarebbero stati utili per la classifica e per il nostro umore. Siamo una squadra giovane ed è molto importante vincere perché ci carica e ci stimola a far meglio. Purtroppo, la nostra prestazione di sabato è stata troppo altalenante».
Peccato, perché sarebbe stato il terzo successo consecutivo. Come giudichi fin qui il vostro Campionato?
«Dispiace tanto non essere riuscite a chiudere il quarto set, soprattutto dopo aver disputato un terzo parziale quasi perfetto. Ciononostante, sono contenta del percorso che stiamo facendo. Quelli contro il Team Galliera, non sono stati i primi punti persi del Campionato, ma credo che anche le sconfitte siano necessarie per il nostro processo di crescita. L'importante è saperle affrontare nel modo giusto».
Dopo due stagioni, sei tornata a fare la titolare a Rovereto. Sei soddisfatta di quanto stai facendo fino a questo momento?
«Sono davvero felice di indossare la maglia del Lizzana. Dopo due stagioni passate in panchina, avevo bisogno di tornare a giocare. Quest'anno sono la palleggiatrice titolare di una formazione giovane, ma con un bel potenziale e credo molto nel futuro di questa squadra. Sono tra le più vecchie e sono consapevole delle maggiori responsabilità, ma siamo un bel gruppo coeso. Credere in noi stesse ed in un obiettivo condiviso, può essere la nostra arma vincente».
Due stagioni di panchina, condite però da due promozioni consecutive. Che ricordi hai di quelle annate?
«Ho ricordi meravigliosi. Sono state entrambe esperienze importanti per la mia crescita pallavolistica e umana. Sarò sempre grata a mister Fabio Bonafede e alla mia società di appartenenza, per avermi fatto assaporare l'aria della serie A. Aver potuto giocare insieme ad atlete che militano da anni in quella categoria, aver potuto dare il mio contributo condividendo con loro la gioia della Promozione, è qualcosa che non capita tutti i giorni ed è stato davvero importante per la mia crescita».
Chissà che dopo due promozioni non arrivi anche la terza. Ci avete pensato?
«Citando una celebre frase presa dal mondo del calcio, mi verrebbe da dire che "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". La società non ci ha mai posto quest'obiettivo, ma credo che non ci siano squadre nettamente più forti delle altre in questo girone. Se dimostriamo che possiamo giocarcela con tutte, non vedo perché non provare a fare il meglio per puntare in alto».
Oltre alla pallavolo studi?
«Sì, studio ingegneria edile-architettura, alla facoltà di Mesiano».
E come riesci a conciliare lo studio con il volley?
«Va detto che non è semplice, anche perché ho molte ore obbligatorie di laboratorio. La stagione scorsa è stata ancora più dura ed è anche per questo che ho dovuto rinunciare, a malincuore, alla possibilità di andare in A1 con il Neruda. Mister Bonafede mi voleva con sé, ma ho preferito proseguire gli studi e portare a termine il mio percorso formativo, oltre al fatto che avevo voglia di tornare a giocare titolare. Tuttavia, sono convinta che, con molta volontà e passione, sia possibile portare avanti entrambe le cose».
Nelle ultime stagioni, molte atlete cresciute nei vivai trentini si sono messe in luce in B2, spiccando poi il volo in serie A. Oltre a te, Teresa Paoloni, Laura Bortoli, Francesca Michieletto, Katerina Pucnik, ecc..). Pensi che quest'anno ci sia qualche giovane già pronta per la serie A?
«A mio modesto parere, credo che Alessia e Giorgia Mazzon possano arrivare a rivestire un ruolo importante nella nostra massima serie. Oltre a loro, credo che ci siano altre ragazze interessanti, ma solo il lavoro in palestra e la loro voglia, daranno le giuste risposte».

La schedina di Aurora Bonafini

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