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Diego Mosna conferma: «Lascio la presidenza di Trentino Volley»

Lo aveva detto a maggio, quando annunciò un taglio del budget e aprì la strada alla cessione di giocatori come Nimir Abdel-Aziz, Ricardo Lucarelli e soprattutto Simone Giannelli, oltre ai vari Dick Kooy e Salvatore Rossini, lo ha ribadito in questi giorni, fissando anche una scadenza approssimativa, quella del mese di ottobre. Diego Mosna fra qualche settimana passerà il testimone di presidente della Trentino Volley ad un successore, la cui identità è ancora ignota. Non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto aveva annunciato al consiglio dei soci di metà maggio, quando già aveva rimesso il proprio mandato nelle mani della compagine che detiene le quote di Trentino Volley, ma è chiaro che si tratta di un passaggio di consegne cruciale e di un salto nell’ignoto.

Diego Mosna, che oggi ha 73 anni, non è infatti stato solamente il presidente che ha acquistato i diritti di serie A1 nella primavera del 2000, che ha dato una spinta verso l’alto al club fra il 2002 e il 2004, portando per la prima volta a Trento campioni del calibro di Tofoli, Bernardi, Sartoretti e Kazakov, inaugurando un ventennio di pallavolo ad altissimi livelli, che ha poi aperto insieme a Beppe Cormio uno straordinario ciclo vincente con giocatori come Kaziyski, Winiarski, Juantorena, Grbic, Birarelli, Raphael, Vissotto, Stokr e Djuric, solo per citarne alcuni, cercando poi di tenere sempre ai vertici mondiali la propria creatura, anche quando il budget gialloblù è dovuto calare mentre quello di altri competitor, come Civitanova, Perugia e Modena, si alzava sempre più in maniera inesorabile, ma è stato anche il socio di maggioranza che ha sempre provveduto a ripianare i debiti quando a fine stagione qualche conto non tornava, oltre che una figura di prestigio internazionale nel mondo della pallavolo, che ha guidato la Lega di serie A per dieci anni, distribuiti dal 2004 al 2009, dal 2010 al 2014 e dal 2019 al 2020. Soprattutto per questo la sua uscita di scena crea un vuoto molto difficile da colmare.
In questo sport la figura del presidente è cruciale, perché coincide quasi sempre con quella del maggior azionista, di chi insomma risponde personalmente del bilancio. Se in molti (troppi) casi l’uscita di scena di un presidente o di un capo ha coinciso con la fine di un club, vedi gli esempi di Parma, Milano, Roma, Treviso e Cuneo, è proprio perché con la sua uscita di scena è venuto meno il budget necessario per continuare.
È questo il punto chiave che si sta affrontando dalla primavera scorsa e che viene molto prima della scelta di una figura per il ruolo di presidente, che ne è solo la conseguenza. Esistono anche casi, in verità, in cui in quel ruolo viene nominato un rappresentante di un gruppo di soci che intervengono allo stesso modo, ma sono abbastanza rari, soprattutto ad alti livelli.
Diego Mosna ha comunque chiarito che non farà mancare il proprio supporto economico e che affiancherà il successore per il tempo che sarà necessario, quindi almeno per il momento la sua uscita di scena non porterà alcuna rivoluzione. Quello che è certo è che in questa fase di transizione un ruolo chiave lo avrà il general manager Bruno Da Re, il quale da tempo coordina la struttura amministrativa e si occupa di costruire la squadra, ma è evidente che solo con un nuovo socio forte e autorevole, in grado di assumere la carica di presidente e catalizzare sponsor di peso, la Trentino Volley potrà programmare e magari costruirsi ancora un futuro ad alto livello.
Per consegnare a chi arriverà un club sano e proiettato nel futuro Mosna e Da Re hanno provveduto a tagliare le spese, riducendo il monte ingaggi dei giocatori, e a portare in gialloblù i migliori giovani italiani, che stanno disputando da titolari o da primattori il Campionato europeo con la maglia della nazionale, come Lavia, Pinali e Sbertoli, che si affiancano al talento di casa Alessandro Michieletto. Con tanti giocatori italiani di prospettiva si può contare su una squadra competitiva e su un gruppo nel quale, il giorno in cui dovessero arrivare nuove risorse, non sarebbe difficile innestare i fuoriclasse stranieri che proiettano in prima fascia. Da dire al fare, però, c’è di mezzo il mare o almeno la comparsa di volti nuovi disposti a fare un passo in avanti.

Autore
Andrea Cobbe
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