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A2 Femminile

San Giovanni più solida dell'Itas, tanti problemi in posto 4

La finale di Coppa Italia della serie A2 femminile è arrivata in un momento perfetto per radiografare problemi e virtù dell’Itas Trentino giusto alla vigilia dell’avvio della fase determinante della stagione, quella in cui si assegna l’unica promozione diretta e i quattro biglietti per i playoff. Non c’era modo migliore che mettere di fronte alla squadra di Davide Mazzanti la regina dell’altro girone, che si presenterà al via della pool promozione nettamente davanti a tutte le altre, per tastarne la reale consistenza dopo mesi di alti e bassi.

Cominciamo con il dire che sul piano tecnico e agonistico, nonostante la sconfitta per 3-0, la squadra gialloblù la finale se l’è giocata senza risparmiarsi e che gli inquietanti vuoti di rendimento che hanno caratterizzato alcune delle prestazioni più negative di questa stagione, quando Trento ha gettato vantaggi enormi e punti in classifica smettendo di giocare, non sono stati il problema del match di domenica. E questa è nello stesso tempo una buona e una cattiva notizia, perché da una parte segna un passo in avanti, almeno sul piano mentale, dall’altra dimostra che anche con la massima concentrazione questa squadra non ce la può fare contro una big come l'Omag. A impedire all’Itas di conquistare qualche set e portare per le lunghe il match sono stati alcuni limiti strutturali del gioco, messi ancora più a nudo dda un avversario attrezzato come San Giovanni, ma anche una serie di ingenuità distribuite a pioggia nel corso dei 90 minuti di gioco, imprecisioni fatali, nelle quali le romagnole non sono invece quasi mai cadute.

La gestione delle code dei set

Il primo punto da analizzare attiene all’incapacità della squadra trentina, mostrata ieri, di giocare al massimo gli scambi che contano, ovvero quelli dopo il 20. Nel primo set l’Itas si era portata avanti per 15-17 e si era presentata al rush finale sul 19-19 con tutte le carte in regola per giocarsi la frazione fino alla fine, ma poi ha imbarcato un parziale di 6-1, subendo 5 break point in 7 scambi e soprattutto 3 muri sanguinosi. Nel secondo era riuscita a portarsi a -1 con un muro di Weske (21-20), ma poi due errori consecutivi in attacco hanno regalato il 24-20 a San Giovanni, che ha poi chiuso solo 25-23 grazie ad un servizio sbagliato. Il bellissimo braccio di ferro che ha animato il finale del terzo parziale, infine, si è chiuso con un 3-0 a favore di San Giovanni, dal 25-26 al 28-26, anche qui non senza la complicità di Trento. Tre indizi non sono una coincidenza.

Il grande divario in posto 4

Se guardiamo ai numeri di questo match, il dato più importante che ci offrono è senza dubbio quello che attiene al rendimento delle schiacciatrici. Non è certo una novità di questa stagione vedere la squadra di Mazzanti pagare un dazio elevato nel rendimento dei posti-4 in attacco, ma ieri è stato una costante dell’intero match. La coppia composta da Alice Nardo e Anna Piovesan si è letteralmente divorata quella composta da Dayana Kosareva e Dominika Giuliani: le prime due hanno chiuso con 28 palloni messi a terra su 60 assist, con una media del 47%, le seconde due con 14 su 51, con una media del 26%. La differenza è abissale, soprattutto in termini assoluti, dato che San Giovanni ha doppiato l’Itas con un 28-14. Con questi numeri è quasi impossibile vincere una partita e, in questo caso, persino un set. La debolezza del reparto è stata poi evidenziata dal fatto che la prima alternativa a Kosareva e Giuliani, ovvero Aneta Zojzi, non ha mai messo piede in campo. Mazzanti gli ha preferito anche stavolta Ristori, che può dare un contributo importante al servizio e in ricezione, ma non certo in attacco (1 su 6) e a muro. Qual è il motivo per il suo mancato utilizzo?

I numeri complessivi della prima fase certificano le difficoltà della coppia di schiacciatrici trentine e il gap che pagano a quella romagnola, dato che la media punti di Piovesan e Nardo è decisamente migliore di quella di Kosareva e Giuliani. Con delle differenze: se la prima un contributo di sostanza lo dà comunque anche in altri fondamentali (vedi battuta e ricezione), è la seconda per ora la grande delusione stagionale, dato che Giuliani, nei disegni societari, doveva essere non solo l’attaccante più forte del sestetto (insieme all’opposta), ma anche la giovane da lanciare nel panorama della massima serie in caso di promozione. Un calcolo per ora rivelatosi sbagliato.

Questa è la classifica relativa ai punti per set realizzati nei due gironi di A2 nella prima fase: 1ª Enneking (Busto) 4,34, 2ª Piovesan (San Giovanni) 4,12, 3ª Esposito (Altafratte) e Siftar (Brescia) 3,96, 5ª Salinas (Castelfranco) 3,95, 6ª Ndoye (Altino) 3,80, 7ª Grigolo (Albese) 3,62, 8ª Kosareva (Itas) 3,59, 9ª Buffo (Costa Volpino) 3,58, 10ª Nardo (San Giovanni) 3,56, 11ª Battista (Macerata) 3,53, 12ª Tanase (Melendugno) 3,50, 13ª Tsitsigianni (Concorezzo) 3,48, 14ª Viscioni (Mondovì) 3,46, 15ª Amoruso (Lecco) 3,43, 16ª Pistolesi (Brescia) e Longobardi (Albese) 3,33, 18ª Nardelli (Offanengo) 3,21, 19ª Giuliani (Itas) 3,20.

Il confronto fra opposte

Più equilibrato, ma comunque anche in questo caso terminato a favore di San Giovanni, è stato anche il duello fra posti-2, nel quale si sono confrontate due atlete di due generazioni diverse, l’esperta Serena Ortolani, classe 1987, e la giovane Emilia Weske, classe 2001, alla sua prima stagione in un campionato vero. Se sul piano dei punti la contesa è finita praticamente in parità (18-17 per l’ex azzurra), con lo stesso numero di muri all’attivo (3), la prima vanta però un 44% in attacco contro il 34% della tedesca. Alla fine tutto fa brodo e quindi anche questo differenziale ha pesato, ma non è quello che ha condannato l’Itas.

Itas superata anche nei muri

Molto più importante è stata la differenza nel fondamentale del muro, che in assenza di servizi efficaci da entrambe le parti del campo (appena 1 ace per parte) ha deciso la fase break. Anche su questo fronte la superiorità di San Giovanni è stata nettissima con 16 block vincenti contro 9. Un altro dato abbastanza allarmante, perché almeno su questo fronte la Trentino Volley doveva vincere la contesa per avere qualche chance di successo. Se la coppia Weske - Marconato ha risposto ancora una volta presente, sono invece completamente mancate Molinaro e Giuliani, che hanno realizzato un solo muro in due. E anche qui, se si vuole inserire nuovamente il dito nella piaga, si può ricordare che i due posti 4 riminesi hanno chiuso con 6 block vincenti (3 a testa), quelli trentini con 1 soltanto (di Kosareva).

Ingenuità costate molto care

Si può infine focalizzare l’attenzione su un altro aspetto che ha penalizzato moltissimo l’Itas Trentino ieri ed è quello delle piccole - grandi leggerezze che sono costate care. Un’analisi di natura diametralmente diversa da quelle precedenti, perché guarda al particolare e non al generale, agli episodi piuttosto che agli aspetti strutturali. Anche qui San Giovanni ha saputo fare la differenza, dato che ha concesso poco o nulla a Trento.

Nel primo set la bella rimonta delle gialloblù da 10-7 a 15-17 (parziale di 10-5 per l’Itas) è stata interrotta da una maldestra battuta a mezza rete di Prandi, poi nel finale Trento ha pagato salate due pessime alzate di Kosareva e Prandi, che hanno mandato a schiantarsi sul muro dell’Omag prima Giuliani (20-19) e poi Weske (23-20).
Nel secondo set, sul 2-4, Prandi e Fiori si sono scontrate nella gestione di un facilissimo secondo tocco, sul 13-12 Batte ha alzato una palla a metà strada fra centrale e opposta, ingestibile per entrambe, sul 19-18 Prandi una per Weske sulle mani del muro avversario. Sul 22-20 l’Itas ha mandato fuori dal campo due attacchi consecutivi con Pizzolato e Giuliani (24-20) e dopo una miracolosa rimonta appoggiata su una incredibile difesa di Fiori, lasciata cadere sulla riga laterale dalle avversarie (24-23), Weske ha pensato bene di spedire il servizio a mezza rete, vanificando tutto in un amen.
Nella terza frazione sul 17-17 Ortolani ha fermato Giuliani a muro, ma la palla ha assunto una traiettoria difendibilissima se non fosse stato che Fiori se l'è lasciata cadere davanti senza muovere un passo. Infine sul 26-26 un comoda ricezione di Weske, che si è ritrovata il pallone davanti dopo che è rimbalzato sulla parte superiore del nastro, lo ha appoggiato quasi nell’altra metà campo e Prandi per rimediare ha commesso invasione con la schiena. Sarà una seconda fase durissima...

Autore
Andrea Cobbe
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