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SuperLega

SuperFinals senza giornalisti, la Cev lascia fuori i media

Alla fine lo hanno fatto. Quella che sulle prime sembrava solo la boutade di qualche burocrate mosso da eccesso di zelo è invece diventata regola vigente. Per la prima volta nella storia della Cev Champions League le due finali che assegneranno i titoli continentali, in programma domani a Verona, non potranno essere seguite dal vivo da alcun giornalista, da alcun fotografo o da alcun operatore video al servizio di giornali, televisioni, radio o portali web. La decisione è stata giustificata con la necessità di salvaguardare la “bolla” antisettica nella quale si svolgeranno le due sfide.

Nel testo pubblicato sul sito della Cev a questo link si legge infatti che “Le misure adottate per contenere la diffusione del Coronavirus e la creazione di un’area "bio-sicura" istituita appositamente per questo evento impediscono agli organizzatori di attivare le consuete procedure di registrazione per l'accredito dei media. Benché questa decisione sia dolorosa (viene anche beffardamente aggiunto, ndr), dobbiamo riconoscere che circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali”.
Il problema è che dietro ad una misura di apparente buonsenso si cela anche, a nostro avviso, una nuova dimostrazione della scarsissima considerazione di cui gode ormai l’intera categoria dei giornalisti nella società contemporanea, ma anche lo scarso rispetto per gli appassionati di pallavolo, per i tifosi e per il loro diritto ad essere informati non solo dagli uffici stampa, che svolgono egregiamente il loro lavoro di promotori delle società per cui lavorano (quindi si tratta a tutti gli effetti di specialisti del marketing), ma anche da osservatori neutrali quali dovrebbero essere i professionisti accreditati.

Secondo la cabina di regia della Cev, quindi, nella “bolla” si possono ospitare quattro squadre con tutti i loro imponenti staff, ma non una ventina di giornalisti, che potrebbero essere facilmente distribuiti in un palazzetto da 5.300 posti, quale è l’Agsm Forum, le cui tribune saranno completamente vuote.
Poiché è immaginabile, che sarebbe stato comunque difficile (ma non impossibile, visto che le squadre e i loro staff lo hanno fatto) per i colleghi polacchi e turchi varcare i confini e raggiungere l’Italia nel contesto attuale, si sarebbe comunque potuto accogliere almeno quelli che qui ci vivono e lavorano, dato che due squadre su quattro sono del Belpaese e che lo stesso si è preso in carico l’organizzazione delle SuperFinals. Invece, per non fare torti a nessuno, ma soprattutto per evitare di dedicare tempo e risorse per affrontare e gestire il problema in maniera razionale, si è deciso di lasciare tutti a casa, forse confidando nel fatto che, garantita la diretta tv gratuita, si possa confidare sul fatto che una buona parte delle testate considera da tempo normale sia pubblicare quello che viene prodotto dagli uffici stampa, sia seguire sul piccolo schermo gli eventi sportivi di grande importanza, come questo, ai quali dedicano ampi spazi. Solo quattro cinque anni fa questa situazione sarebbe stata impensabile. Siamo i soli a considerarla una pagina molto triste per l’informazione sportiva?

Autore
Andrea Cobbe
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