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Sartoretti è quasi pronto per l'Itas Diatec

A sole 24 ore dalla sconfitta subita contro il Brasile il morale di Andrea Sartoretti non è affatto sotto i tacchi. Il braccio violento della nostra nazionale e i suoi compagni sanno di avere dato tutto e di avere raggiunto un grande risultato conquistando la medaglia d'argento e mettendosi alle spalle macchine da volley efficacissime come Russia e Serbia. SporTrentino.it ha raggiunto telefonicamente l'opposto dell'Itas Diatec appena giunto a casa e ha raccolto le sue considerazioni alla vigilia dell'unica settimana di vacanza di cui disporrà quest'anno. Il 9 settembre, infatti, lasciato il mare della Sardegna, sarà a disposizione di Silvano Prandi.

Cominciamo dalle sensazioni. A una giornata dalla finale prevale l'amarezza per l'ennesimo oro sfumato in extremis o la soddisfazione per essere arrivati sin lì, alle porte della leggenda?
«Più passa il tempo - racconta Andrea - più mi convinco che abbiamo disputato un'ottima Olimpiade e che ci siamo arresi solo di fronte ad una squadra fortissima. Tenderei a mettere in evidenza i meriti dei brasiliani più che i nostri demeriti, hanno giocato una finale strepitosa. Abbiamo preparato bene l'appuntamento e ci siamo presentati ad Atene consapevoli che non pesava sulle nostre spalle il ruolo di squadra da battere, che potevamo giocare sereni senza fare grandi progetti. Abbiamo compiuto un passo alla volta e alla fine, benché Montali si sforzasse di persuaderci che sognare era pericoloso, ci siamo convinti che ce l'avremmo potuta fare».
Il Brasile, però, aveva un marcia in più...
«Per batterlo avremmo dovuto giocare tutti al cento per cento. Difficile, ma non impossibile. Non siamo mai stato tanti distanti da loro, ma abbiamo pagato una ricezione che ha reso scontato il nostro gioco (e che lo ha costretto a fare gli straordinari ben oltre l'ordinario, aggiungiamo noi) e una serie di episodi più o meno fortunosi che hanno caricato il Brasile e hanno inciso profondamente sul quarto set. Basti pensare a quell'ace di Gustavo sul nastro, a quelle difese incredibili di Santos (sul mio muro) e di Giba (che è volato da una parte all'altra del campo). Mi tolgo tanto di cappello, ma non sono gesti che si possono allenare e programmare, sono frutto delle circostanze. Ve lo assicuro».
Man mano che il discorso entra nel vivo si capisce che qualche rimpianto sotto sotto c'è, ma anche che non avrebbe senso recitare un mea culpa. In fondo Andrea ha ricevuto il premio riservato al miglior battitore e al miglior realizzatore dei Giochi Olimpici, quanti italiani riusciranno ad arrivare fin lì?
Fisicamente come stai? Sei pronto per ripartire?
«Fino a ieri non mi sentivo stanco, ma adesso che ho l'opportunità di tirare il fiato sento che devo fermarmi. Nel girone di qualificazione ho dovuto fare i conti con una distorsione alla caviglia destra, la solita, ma ormai è solida come il granito e con qualche antiinfiammatorio sono arrivato in fondo senza problemi. All'inizio della preparazione vedrò di non esagerare».
Samuele Papi ha già dichiarato che a Pechino quasi sicuramente non ci sarà. Tu, che hai due anni più di lui, ti senti di asserire lo stesso?
«Non ci ho pensato, ma la conclusione è ovvia. Nel 2008 avrò 37 anni, troppi per pensare di essere ancora protagonista».
Le Olimpiadi hanno fornito segnali incoraggianti ai tifosi dell'Itas Diatec: tu, Vujevic e André Heller siete stati sempre fra i protagonisti. Che torneo vi attende?
«Lotteremo ancora per vincere, su questo non c'è alcun dubbio. Il gruppo è completo e se riusciremo a creare la giusta sintonia potremo fare grandi cose. Guardate la nazionale brasiliana: chi ha mai visto Giba, Dante e Gustavo giocare nel campionato italiano come giocano in nazionale? Il segreto sta nel gruppo, nell'entusiasmo e nei meccanismi che riesce a creare».
Prima di chiudere un passo indietro al volley mercato. Quanto sei stato vicino alla Rpa Perugia?«La società umbra mi ha cercato, ma quando
Mosna ha chiarito che la Trentino Volley voleva continuare a puntare in alto e contava sul mio apporto il discorso si è chiuso immediatamente».

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