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Il nuovo ciclo della Trentino Volley, tante sfide da vincere

Non è mai stato facile sentirsi vecchi, come questa volta, il primo giorno di lavoro della Trentino Volley. Certo, Donald Suxho, 37 anni ben portati, e Jack Sintini, gli ultimi rimasti degli anni Settanta (l'anno scorso c'era anche Raphael), alzano un po' la media del gruppo, ma una combriccola così giovane in tante stagioni di serie A1 a Trento non l'avevamo mai vista. Fa impressione soprattutto la batteria dei posti-4, dato che in tre, Lanza, Fedrizzi e Ferreira, fanno appena 65 anni. Sono loro la vera scommessa e la vera architrave del nuovo progetto lanciato un po' per amore un po' per forza da Diego Mosna e dai suoi collaboratori dopo il cataclisma estivo, che ha smembrato la squadra più forte degli anni Duemila. Prima o poi questo ciclo doveva essere chiuso, fattori esterni hanno tolto il dente (e in parte il dolore) in maniera brutale, ma assai rapida. Il problema non sta nel ridimensionamento del budget o nella partenza di mostri sacri della pallavolo mondiale, accadimenti che appartengono all'evoluzione fisiologica di ogni club duraturo, come Kaziyski, Juantorena e Raphael. Sta, semmai, nel fatto che la società non ha potuto programmare questo passaggio, "prenotando" in anticipo i giocatori ideali per sostituire quelli che se ne sono andati. Forse l'organico non sarebbe stato molto diverso, o forse sì, in particolare per quanto riguarda la regia e almeno uno degli schiacciatori.

Alexandre Ferreira, classe 1991
Alexandre Ferreira, classe 1991

Fatto sta che adesso tocca a questi tre ragazzi, che giocano a pallavolo nel ruolo più delicato che esista, quello nel quale si è obbligati a fare bene tutto (dalla ricezione all'attacco, dal muro alla battuta), tracciare il destino della nuova Trentino Volley. Dalla loro parte hanno alcuni fattori positivi: uno staff di primordine che la maggiorparte dei colleghi, anche più titolati, si sogna; una coppia di registi di sicuro affidamento; un opposto di livello mondiale, che può sempre venire loro in soccorso per togliere le castagne dal fuoco; la relativa assenza di pressioni sulle loro spalle, in una stagione nella quale al gruppo nessuno chiede alcun trofeo. Non basterà per farne dei campioni, ma partono da condizioni favorevoli.
Tecnicamente possono e devono ancora crescere molto in tutti i fondamentali. Filippo Lanza è destinato a diventare il giocatore di equilibrio, quello che non presta il fianco in alcun fondamentale: per dare equilibrio alla squadra dovrà fare prima possibile il salto di qualità in ricezione, perché saranno lui e Colaci a tenere in piedi questo fondamentale per tutta la stagione. Poi verrà il resto, ovvero l'attacco (tanti mano-e-fuori), il muro e la battuta. L'estate in azzurro lo restituirà alla Trentino Volley stanco, ma migliorato e abituato a misurarsi con i top player. Non dimentichiamo che ai recenti Giochi del Mediterraneo ha trascinato gli azzurri al successo, realizzando ben 29 punti in finale contro la Turchia. Il fatto che Mauro Berruto lo consideri ormai la quarta banda dopo Savani, Parodi e Zaytsev è un aspetto molto importante in questo percorso, che tuttavia è ancora all'inizio. Nessuno, ad oggi, è in grado di dire dove potrà arrivare lo schiacciatore veronese.
Alexandre Ferreira e Michele Fedrizzi avranno invece il compito di picchiare forte in battuta e in attacco, per dare manforte a Sokolov. Questo non significa che negli altri fondamentali potranno permettersi di applicarsi fiaccamente, ma se faranno il loro in prima linea la squadra potrà giocare una pallavolo efficace ed equilibrata, se non ci riusciranno saranno dolori. Se alla fine della stagione anche uno solo di questi tre giocatori avrà dimostrato di poter diventare un atleta di prima fascia, questa squadra avrà un futuro anche senza aggrapparsi all'ipotesi, non si sa quanto realistica, di un ritorno di Kaziyski e/o Juantorena. Trento farà bene a cominciare a pensarsi senza questi giocatori e a considerare irripetibile il ciclo legato a loro, non solo per motivi anagrafici ma anche perché gli ultimi anni ad altissimo livello della loro carriera vorranno di certo spenderli in un team che li paga bene e che punta a vincere su ogni fronte. Quindi non qui.
L'obiettivo della Trentino Volley ora deve essere quello di far crescere e tenersi stretti talenti degli anni Novanta come Sokolov, Ferreira e il centrale Solè (ormai in arrivo), preparare il terreno ad un graduale futuribile inserimento di Giannelli in regia (con Suxho si è guadagnato un anno per pensarci, ma non basta) e scandagliare il mercato mondiale alla ricerca di un posto-4 di alto livello. L'altro, come abbiamo detto, potrebbe uscire dalla terna oggi in rosa.

Martin Pöder "costruirà" i muscoli dei nuovi virgulti
Martin Pöder "costruirà" i muscoli dei nuovi virgulti

L'ultima nota riguarda Djuric. Mitar è stata una delle scommesse solo parzialmente vinte dalla Trentino Volley: la sua forza fisica e la sua potenza in attacco sono impressionanti, ma negli altri due fondamentali nei quali si applica un centrale, ovvero la battuta e il muro, è risultato sempre troppo discontinuo. Vale la pena ricordare che se nel quarto set di gara-5 non fosse subentrato Burgsthaler al suo posto probabilmente l'Itas Diatec non avrebbe vinto il terzo scudetto. Il suo desiderio di giocare opposto forse si spiega anche con la volontà di svincolarsi dal rendimento di questo fondamentale per certi versi ripetitivo e ossessionante, ma è un fatto che la sua esperienza a Trento poteva considerarsi finita, così come quella di Andrea Bari, nel momento in cui si sono seduti su quella panchina dalla quale hanno seguito le fasi finali dell'ultima sfida scudetto. Per valutarlo come opposto, in altri lidi, attendiamo di capire se migliorerà sensibilmente in battuta. Di certo Sokolov è un'altra cosa e il fatto che la società sia riuscita a trattenerlo a Trento nonostante tutto è di una importanza capitale per le sorti del nuovo ciclo.

Autore
Andrea Cobbe
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