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Filippi torna in panchina: "Pronto a rimettermi in gioco"

Dopo un anno di riposo ai box l'allenatore trentino Matteo Filippi è pronto a tornare in panchina. L'ex tecnico di Olimpia Trento ed Anaune, dopo un anno sabbatico lontano dalle palestre, è pronto per tornare a guidare una squadra. Ne abbiamo approfittato per chiedergli un po' di cose.

Il coach Matteo Filippi
Il coach Matteo Filippi

Pronto a tornare in pista? Ti è mancato il volley in questi mesi?
Sono decisamente pronto per tornare in gioco... sai dopo 18 anni di palestra era il momento di prendere una pausa e alcuni problemi di lavoro che mi hanno tenuto lontano da Trento per un po' mi hanno permesso di prendere questa decisione. Sono stato contento di conludere la mia prima fase di allenatore con la stagione di Cles, lunga ed impegnativa, non terminata come si sperava, ma comunque importante. La pallavolo mi è mancata negli ultimi mesi infatti per nostalgia da marzo ho dato qualche volta una mano a Marco Mongera (che ringrazio per l'ospitalità) all'Ata per riassaporare la palestra e farmi aiutare nella scelta se tornare o meno. Prima invece mi sono proprio disintossicato non avendo nessun contatto con il volley e dedicandomi ad una vecchia passione: il biliardo.

Ti è stata utile questa pausa?
Sì mi è proprio servita. Arrivavo a fine stagione stanco e scarico e la parabola discendente iniziava sempre prima con grossi problemi di motivazione a stare in palestra, soprattutto perché il lavoro mi obbligava a dei ritmi molto difficili da sostenere per fare entrambe le cose. Avevo bisogno di staccare per ritrovare la motivazione e la voglia di dare qualcosa a questo sport che amo. E ora come dicevo mi sento carico e pronto ad iniziare, quindi alla ricerca di un buon progetto da seguire.

Come hai visto da fuori la serie C maschile di quest'anno?
Come ti ho detto nel primo periodo mi sono proprio isolato dalla pallavolo, non guardavo nemmeno i risultati. Ho ripreso a seguire la C dalle finali della Coppa Trentino. Mi dispiace vedere sempre meno squadre e sempre più “vecchietti” in campo. La formula di andata, ritorno e andata la trovavo “assurda” in Prima Divisione, immaginate in serie C che promuove una squadra ai campionati nazionali. Io avrei fatto dei play-off a più partite, ad esempio 3 su 5, per i primi 4 posti per evidenziare veramente i valori. Si sono viste le solite squadre (Anaune, Itas e C9) che dimostrano che lavorando seriamente e con una società solida si può far bene, quello che preoccupa al solito è il resto.... Vedo sempre meno voglia di lavorare e di impegnarsi sia di giocatori, che di allenatori, dirigenti e società. Non andiamo molto lontano così.

Contento per il successo finale dell'Anaune, tua ex squadra?
Certo che ne sono contento, la piazza ma soprattutto dirigenza e giocatori se lo meritavano. Mi dispiace che sia successo con un anno di ritardo e non aver potuto partecipare direttamente a questo, ma comunque un pezzettino piccolo di promozione lo sento anche mio abbiamo fatto una grande stagione l'anno scorso, quindi è giusto che abbiano vinto. Di certo aver perso la Coppa li ha aiutati a non sentirsi invincibili come tutti invece dicevano, si sono rimboccati le maniche e l'hanno portata a casa. Ora speriamo che proseguano con la determinazione e la voglia di crescere che hanno dimostrato in modo da creare una situazione stabile sia per la prima squadra che per i giovani, e anche per tutto il movimento che necessita di piazze nuove.

Ora che torni in pista con cosa ti piacerebbe rientrare? Maschile o femminile? Senior o giovanile?
Sono sincero dopo tanti anni mi piacerebbe tornare nel femminile, per ricominciare proprio qualcosa di nuovo, ma ovviamente anche il maschile non è un problema. Di sicuro senior in quanto il mio lavoro non mi permette di avere degli orari che siano compatibili con le esigenze dei settori giovanili. La cosa più importante comunque è che la mia scelta sarà sicuramente indirizzata, se possibile, su un progetto serio e costruttivo, mirato ad ottenere qualcosa e a farlo crescere nel tempo, non certo a qualcosa di spot che non produca nulla nel futuro.

Da allenatore, quali sono secondo te le maggiori differenze nell'allenare nel maschile piuttosto che nel femminile?
Una volta a questa domanda ho risposto così: “Gli uomini li metti in campo e gli spieghi come giocare, le donne prima le devi accompagnare in campo” intendendo che il lavoro che si fa fuori dalla partita (allenamenti, rapporti, comunicazione, motivazione, eccetera) è molto più importante ed impegnativo con la femminile che con il maschile. Di certo tecnicamente è molto più motivante il lavoro che si fa nel femminile mentre nel maschile è più la forza al servizio della tecnica. E poi sono convinto che il rapporto allenatore-atleta nel femminile sia molto più appagante per l'allenatore che quello del maschile. Comunque vediamo, se trovo una squadra femmile che mi voglia, se alla fine dell'anno ti confermo questa cosa.

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